Perché una “reunion” dei Nirvana è una cosa senza senso

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Una reunion dei Nirvana senza Kurt Cobain non è una reunion dei Nirvana. Tutto qui.

Bene, eccoci qui. Eravamo indecisi se scrivere o no un articolo come questo, ed in effetti fino ad ora non ci era sembrato il caso. Ma dopo le recenti indiscrezioni, da noi riportate, che vorrebbero una reunion in via definitiva dei rimanenti membri dei Nirvana, abbiamo deciso di muoverci. Perché, una cosa sono vecchi membri di un famoso gruppo che si riuniscono ad un festival e suonano i loro pezzi storici per nostalgia. Un’altra cosa è invece una reunion a tempo pieno, indirizzata forse (o forse no, speriamo) ad una ripresa di un’attività musicale di quella band, con quel nome. I Nirvana.

Sappiamo già cosa dobbiamo dire, e quindi diciamolo: i Nirvana erano Kurt Cobain. E Kurt Cobain è morto. Punto. Di nuovo, ci può stare cantare le sue vecchie canzoni con l’aiuto di qualche ospite (che per quanto bravo le interpreterà ovviamente male), a livello di omaggio occasionale. Ma riformare un band che senza il suo fondatore non ha ragione di esistere, per un’attività dal vivo continuativa oppure (orrore!) anche per un ritorno discografico… insomma, non è proprio il caso. Non proviamo neppure ad immaginare come, o con l’aiuto di chi, tali cose si potrebbero tentare.

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Perché questo non è neppure un caso come quello dei Queen, che una decina di anni fa si riunirono con Paul Rodgers: caso anche questo scandaloso, ma c’è da dire che perlomeno Brian May e Roger Taylor potevano considerarsi membri attivi ed essenziali per i Queen, avendo scritto molti successi per la band ed avendone deciso in parte il suono. Per quanto riguarda i Nirvana, invece, non si può dire lo stesso di Grohl e Novoselic, per non parlare poi di Pat Smear. Certo, i due sono stati parte integrante del suono dei Nirvana, ma senza le canzoni, quelle canzoni, sappiamo che il gruppo non sarebbe stato niente. E diciamocelo, niente e nessuno può oggi sopperire ad una brillantezza compositiva come quella di Kurt Cobain.

Nemmeno lo zio Dave Grohl (al quale vogliamo molto bene ovviamente), potrebbe mai sognarsi di scrivere qualcosa di pari livello. Senza offesa, si intende, ci piacciono i Foo Fighters, come dimostra anche la nostra recensione del loro ultimo album. Ma è anche questo il punto: caro Dave Grohl, sei il cantante e leader di una delle band più popolari del pianeta. Perché rispolverare questa faccenda dei Nirvana, vecchia di 25 anni? Voglia di successo, di fama, di soldi? Be’ se fosse così ci sarebbe decisamente qualcosa che non torna, perché Dave è sulla cresta dell’onda oggi come ieri, e queste cose certo non gli mancano.

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Per fortuna, per il momento si tratta ancora di indicazioni non definitive, e non ci sono indizi chiari sul fatto che i “Nirvana” possano tornare ad andare in tour con un nuovo cantante, o tornare addirittura in studio. La cosa migliore che possiamo augurarci, a parte l’annullamento di questa cosiddetta “reunion”, è magari semmai una bella rispolverata del materiale d’archivio del gruppo, demo, inediti e altro, come hanno fatto i Beatles con la loro Anthology. Anche se si sa che gran parte del materiale ancora inedito dei Nirvana è stato pubblicato già nel box-set With the Lights Out (2004) e nell’album “da solista” di Kurt Cobain, Montage of Heck (2015). Comunque, se spuntasse fuori ancora qualcosa, sarebbe bello. Questo sì. Ma per favore, Dave Grohl, Krist Novoselic, Pat Smear, non riunitevi. Non fatelo. Non ce n’è bisogno, non avrebbe senso.

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