Repulsion (1965) – Recensione dell’incubo claustrofobico di Polański

Repulsion
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“Ma c’è da impazzire a stare sempre tra quattro mura! Devi uscire, vedere gente, andare al cinema!”

La protagonista di Repulsion, la bella Carol (Catherine Deneuve), vive in un universo apparentemente dominato dalle donne, abita assieme alla sorella Helen (Yvonne Furneaux), lavora in un salone di bellezza a Londra e ha contatti solo con colleghe o clienti anziane che sembrano mummie. Tuttavia gli uomini sono dappertutto, al lavoro, nei racconti remissivi delle donne che la circondano, nelle lamentele sul fatto che l’uomo vuole sempre e solo una cosa, e persino a casa, sotto le sembianze di Michael (Ian Hendry), un uomo sposato che tuttavia l’amante di sua sorella.

Quando i due amanti fanno l’amore nella stanza accanto, Carol si rigira nel sonno. Gli uomini per la protagonista sono una minaccia persistente, perciò,  incapace di fidarsi di qualcuno, sprofonda sempre di più nel suo universo fatto di sogni a occhi aperti. Una sera trova lo spazzolino da denti di Michael nel suo bicchiere, la mattina lo trova in bagno a radersi, poi c’è Colin (John Fraser), il quale fa una corte asfissiante alla giovane e fragile donna silenziosa.

A poco a poco, il mondo che circonda Carol inizia a trasformarsi. Il suo viso riflesso nella caffettiera appare deformato, il coniglio scuoiato sul piatto sembra uno strano feto malforme, le crepe nell’asfalto e nei muri riportano sembrano le gambe aperte di una donna, la normale quotidianità diviene un riflesso dei tormenti diabolici che la protagonista subisce a prima vista senza alcuna logica. Fuori dalla finestra vede un gruppo di suore, attraverso loro scorge un altro stile di vita, un’esistenza pura, priva di uomini, dalla quale però Carol è costretta a rimanere fuori. La sua anima difatti è da tempo posseduta dagli uomini.

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Dopo un inizio inquietante, quasi privo di avvenimenti, Polanski ci spaventa facendo apparire l’immagine riflessa di un uomo nello specchio della stanza di Carol. Subito dopo questo avvenimento, il mondo della donna comincia a vacillare. Smette di andare al lavoro e, lasciata sola dalla sorella per alcuni giorni, cade sempre più a fondo nell’abisso delle sue paure, Nella notte viene violentata da esseri demoniaci, mentre la facciata borghese dell’appartamento dal quale presto non uscirà più mostra chiare crepe, continuando inesorabilmente a deteriorarsi. Quando, infine, prima Colin e poi il padrone della casa le bussano alla porta, la ragazza non è più in grado di distinguere realtà e allucinazioni.

Repulsion

La sceneggiatura di Repulsion venne scritta in 17 giorni da Polanski e Gèrard Brach. Nonostante il successo del primo lungometraggio del regista, Il coltello nell’acqua (1962), per il quale, tra l’altro, Polanski aveva ottenuto una nomination all’Oscar, il regista dovette aspettare a lungo prima che gli venisse offerta l’oppurtunità di girare un altro film. Quando giunse il momento, il regista decise di concretizzare in questo film le sue ambizioni artistiche superando del doppio il busget previsto. “Volevo mostrare le allucinazioni di Carol per mezzo della macchina da presa e potenziarne l’effetto minaccioso mediante l’impiego di obiettivi grandangolari sempre più estremi“, spiegò parlando del film che riteneva inadeguato a livello tecnico.

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Nonostante le critiche che Polanski in seguito ha dichiarato sul film, il regista assieme a Gilbert Taylor, il suo direttore della fotografia preferito, hanno creato un angosciante paesaggio dell’anima, immobilizzato in un inquietante bianco e nero, che in un’epoca ormai dominata dal colore raggiunge un significato preciso, giocando con le ombre e con l’inconscio, non sfigurando nel confronto con i suoi grandi modelli, da HitchcockBuñuel (limpido il rimando all’occhio tagliato dalla scritta dei titoli di testa).

Repulsion

Dopo essersi espressa in uno spazio simbolico (la barca de Il coltello nell’acqua), la claustrofobia polanskiana in Repulsion ha quindi come destinazione lo spazio quotidiano e quello psichico, un primo capitolo che prenderà il nome di trilogia dell’appartamento (seguito da Rosemary’s Baby & The Tenant). Un film splendido, efficace come pochi nella creazione di suspense e angoscia. Superba e bellissima la Deneuve seguita ossessivamente dalla camera assieme ai suoi silenzi e alle sue paure, splendida anche la colonna sonora firmata dal valoroso batterista jazz Chico Hamilton.

Polanski così cattura lo spettatore facendolo precipitare, insieme alla sua protagonista, nel baratro della follia umana. Il lento e circolare disgregarsi della vita di una ragazza che nasconde i frutti della violenza nella propria mente verso un declino inarrestabile. Repulsion è un vero Horror. Imperdibile.

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