The Killers – Report Rock in Roma

Killers
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Con lo strepitoso concerto dei Killers, si è aperta ieri la decima edizione del Rock in Roma, tra gli eventi musicali più importanti dell’estate.

Il Rock in Roma rappresenta ormai un punto di riferimento per gli appassionati di tutta Italia, che nelle nove precedenti edizioni ha raccolto circa 1.630.000 persone. Le location dei concerti in programma sono diverse: l’Ippodromo delle Capannelle è il palco principale. Ad esso si aggiungono luoghi ancor più suggestivi: il Teatro Romano di Ostia Antica, il Circo Massimo e l’Auditorium Parco della Musica.

Vi raccontiamo le nostre impressioni sulla prima giornata del festival, con il concerto della celebre band di Las Vegas.

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La carica esplosiva dei Killers.

Sono le 21.40 circa: l’Ippodromo delle Capannelle è sferzato da qualche raffica di vento che accompagna gli ultimi spettatori, frettolosi di prendere posto. Le condizioni metereologiche non sembrano essere delle più favorevoli: le gocce di pioggia che cominciano a cadere costringono il service a prendere tutte le precauzioni necessarie per proteggere la strumentazione. Il timore è che possa rallentare l’inizio del concerto ma contrariamente ad ogni aspettativa, con soli 5 minuti in più rispetto a quanto fissato, ha inizio lo show.

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Il concerto comincia (letteralmente) col botto: un’esplosione di coriandoli rosa inonda il pubblico mentre il magnetico frontman Brandon Flowers intona i primi versi di The Man, il primo singolo estratto dall’ultima fatica Wonderful Wonderful. Il pubblico è in visibilio e canta a squarciagola il ritornello di uno dei brani che meglio esprime l’anima dei Killers; il testo del brano:

“Parla in gran parte di quando eravamo più giovani e ci sentivamo invincibili, di cosa significasse essere un “uomo” a 20 anni. Pompare il petto in fuori, sentirsi come se niente avrebbe potuto fermarci: in poche parole, invincibili. The Man spiega come questo non significhi essere un uomo. La realtà è che per essere “uomo” bisogna essere in grado di provare compassione ed empatia”.

E questo rispecchia in larga parte lo sprito della band di Las Vegas: i Killer restano gli eterni ragazzini i cui brani sono zeppi della grinta e, allo stesso tempo, della fragilità tipici dei teeneger.

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Il secondo brano è Somebody Told Me, la canzone che ha consacrato il successo dei Killers. Al solo suono del riff, il pubblico espolde in un boato: urla, fischi e cori così assordanti da coprire quasi la voce del cantante. E’ una mega festa: Brandon Flowers si muove da una parte all’altra del palcoscenico in un elegantissimo completo nero con pantaloni aderenti a zampa e giacca dai revers sbrilluccicanti, in pieno stile Las Vegas. La scenografia è piuttosto essenziale: i due segni del sesso femminile e maschile la fanno da padrona.

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Per tutta la durata del concerto, il frontman saltella, balla e conversa con il pubblico. Un animale da palcoscenico, con un carisma e una carica inaspettata. Partecipa attivamente alla “festa”, scambia qualche battuta con i suoi compagni e sembra divertirsi più di chi, sotto al palco, balla e canta a squarciagola insieme a lui. In tutto questo agitarsi, ogni tanto la voce lo tradisce: più che giustificabile, considerando che nelle pause ha preferito parlare con il pubblico, piuttosto che riprendere fiato. Per l’esecuzione di The Calling c’è addirittura un cambio d’abito: l’omaggio al king Elvis Presley ora è palese, Brandon Flowers ne imita anche la movenze, indossando un abito chiaro brillantinato e occhiali da sole scuri.

La band non si risparmia, portando i brani più famosi come All These Things That I’ve Done e Run For Cover ed eseguendo una versione piuttosto “electro” di Human.

Il concerto prosegue per quasi due ore ricchissime: è energia pure quella che si respira, il pubblico è felicissimo. Quando sembra esser tutto finito, i Killers rientrano sul palco per gli ultimi brani, seguiti da un’ondata di coriandoli tricolore. E’ il turno di Believe Me Natalie e della fantastica When You Were Young. Dopodichè, la musica si interrompe: Flowers impugna il microfono e spiega al pubblico che è arrivata per loro l’ora di andare, perchè il giorno dopo avrebbero dovuto suonare a Milano. Ai “buuuu” di risposta del pubblico, il cantante replica:

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“Purtoppo le cose brutte accadono, ma dobbiamo vedere il lato positivo”

…l’equivalente di Brightside in inglese.

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Uno spettacolo memorabile.

Chi pensava che i Killers fossero finiti, ha avuto da ricredersi. Di forze e grinta ne hanno ancora da vendere. Ciò che ha colpito di più, al di là della presenza scenica di Flowers, è il suono: impossibile non muoversi al ritmo di brani più classici, per chiunque.

A distanza di 14 anni dall’inizio della loro carriera, i Killers hanno portato a Roma anche e soprattutto i pezzi più datati, a dimostrazione del fatto che quando un pezzo è scritto col cuore, persiste nel tempo e diventa intramontabile.

Durante il concerto, i Las Vegas Boys fanno mea culpa, promettendo che non faranno più passare così tanto tempo – 5 anni – dalla loro prossima esibizione in Italia. E noi, dopo uno spettacolo del genere, non possiamo far altro che sperare che siano di parola.

Scaletta:

The Man
Somebody Told Me
Spaceman
The Way It Was (Long)
Shot at the Night
Run for Cover
Smile Like You Mean It
For Reasons Unknown
Human / Electro
Tyson vs. Douglas
A Dustland Fairytale
Runaways
Read My Mind
All These Things That I’ve Done

The Calling
Believe Me Natalie
When You Were Young
Mr. Brightside

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