Sausage Party: tutto quello che vi siete persi se lo avete visto in italiano

In Sausage Party i doppi sensi abbondando. In lingua originale però raddoppiano. Ed è quasi tutta un'altra cosa...

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Il 31 ottobre del 2016 è uscito nelle sale italiane il film d’animazione Sausage Party, per la regia di Greg Tiernan e Conrad Vernon.

Il film si pone come una caustica riflessione sulle convenzioni e le contraddizioni delle diverse religioni e sul potere che esse esercitano sulle masse, ed allo stesso tempo come parodia dei tipici film d’animazione made in Usa. Il tutto tramite l’inconfondibile stile irriverente e iconoclasta che caratterizza gli autori della pellicola (tra i quali spiccano Seth Rogen ed Evan Goldberg).

Grande successo critico e commerciale in patria, ha tuttavia ricevuto una tiepida accoglienza in Italia. E non c’è da stupirsi. Poiché i precedenti titoli del gruppo comico in questione (il cosiddetto Team Apatow) potevano contare sulla presenza fisica degli attori (spesso accompagnata da un valido doppiaggio) e su gag dalla valenza universale. Sausage Party è invece un film che vive a stretto contatto con la cultura popolare americana, inclusi gli aspetti con cui non abbiamo familiarità. Si tratta di un umorismo praticamente impossibile da trasporre in un contesto diverso da quello per il quale il film è stato concepito; tradotto in qualunque altra lingua, a prescindere dalla bravura degli adattatori, andrà sempre a perdere un’enorme percentuale di efficacia.

Sausage Party

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Andiamo a dare un’occhiata da vicino a tutti, o quasi, gli aspetti del film che si sono andati a perdere nella versione italiana, a causa di giochi verbali intraducibili o aspetti della cultura americana a noi sconosciuti.

Già nel titolo stesso è presente un doppio senso che molti italiani potrebbero stentare ad afferrare: in America, gergalmente, per “sausage party” (festa di salsicce) si intende una festa in cui gli uomini sono in sovrannumero rispetto le donne. In pratica, l’equivalente del nostro “campo di fave”.

Nella cifra umoristica del film viene innanzitutto a mancare una componente importantissima, per non dire fondamentale: il contributo vocale degli attori attorno ai quali ogni personaggio è stato creato e appositamente caratterizzato. Al doppiaggio del film collabora la quasi totalità dei membri del Team Apatow: Seth Rogen, Jonah Hill, James Franco, Kristen Wiig, Bill Hader, Paul Rudd, Michael Cera, Nick Kroll, Danny McBride, Craig Robinson ecc. (con la partecipazione speciale di un attore del calibro di Edward Norton che si diletta con un’esilarante parlata da ebreo nevrotico alla Woody Allen), e gran parte del divertimento per il pubblico americano consiste proprio nell’identificare le celebrità a loro care che si celano dietro le pietanze. Mentre ai personaggi di Rogen e Hill nella versione italiana sono stati assegnati i loro doppiatori italiani abituali, Simone Mori e Simone Crisari, quasi tutti gli altri attori coinvolti, nei film in cui sono apparsi non hanno mai avuto doppiatori particolarmente ricorrenti, ed è così che nella versione italiana del film nessuno di loro è riconoscibile.

Sausage Party
Il cast di attori che presta la voce ai personaggi del film.

Sausage Party

Il personaggio che risente maggiormente della difficoltà di adattamento è senz’altro l’antagonista del film: Douche, doppiato in originale da Nick Kroll (famoso per aver ideato la recente serie animata Big Mouth nella quale doppia un gran numero di personaggi).

I problemi sorgono sin dalla traduzione del suo nome e dall’identificazione della sua natura stessa: si tratta infatti di una lavanda vaginale, articolo per l’igiene intima composto da un bulbo di plastica volto ad irrorare tramite una cannula l’interno dell’organo femminile con del liquido antibatterico. Il suo nome deriva dal francese “douche” (doccia). Mentre in America è un oggetto di uso comune facente parte dell’immaginario collettivo, in Italia è pressoché sconosciuto, facendo mancare il senso stesso dell’esistenza del personaggio, la cui forma potrebbe essere confusa da numerosi spettatori con quella dello scopino per il water. Tale oggetto è stato scelto proprio in funzione della natura del personaggio, che viene ritratto come un pervertito sessuale, ed allo stesso tempo, in inglese “douche” significa anche “idiota”, “coglione”.

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In italiano il personaggio è stato rinominato semplicemente “Lavanda”, facendo sfumare un gran numero di doppi sensi. E sicuramente non ha aiutato l’averlo fatto doppiare con un marcato accento siculo dal doppiatore Pasquale Anselmo (l’inconfondibile voce di Nicolas Cage), con una caratterizzazione che alle orecchie di molti spettatori nostalgici degli anni ’90 potrebbe ricordare tremendamente quella che adottò 21 anni fa sul cameriere Antonio nel celebre film trash Panarea, e che non possiede assolutamente nulla in comune con quella originale di Kroll. Il ricorso ai dialetti regionali nel doppiaggio italiano era diffuso tra gli anni ’70 e ’90 (Tonino Accolla come direttore del doppiaggio era un grande fautore di questa pratica, come è riscontrabile ne I Simpson), mentre oggi è un espediente largamente caduto in disuso, che se inserito nei doppiaggi attuali risulta quasi sempre fastidiosamente fuori luogo.

Un altro scoglio enorme nel gradimento del film da parte del pubblico italiano è rappresentato da un passaggio fondamentale della trama: la scena all’inizio in cui il wurstel Frank e il panino Brenda si toccano le punte delle dita.

Sausage Party
“Just the tips?”

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Sarà proprio questo l’atto a cui attribuiranno la causa delle loro disavventure, considerandolo un segno di irrispetto verso gli “dei”, come ribadiscono più volte durante il film. Ma perché? Cosa c’è di così scandaloso nello sfiorarsi le punte delle dita? Ebbene, tale atto altro non è che la rappresentazione edulcorata di un altro decisamente più spinto. Nello slang anglofono infatti, l’espressione “just the tips” (solo le punte) viene usata nelle situazioni in cui adolescenti sessualmente inesperti, per superare il timore iniziale del primo rapporto si promettono a vicenda di iniziare “solo con le punte”. Ovvero, di avere un rapporto usando solo il glande, per limitare il dolore nella partner. Per uno spettatore italiano all’oscuro di questo modo di dire, la ridondanza dell’argomento attraverso il film potrà apparire solo petulante ed insensata, priva di una qualsivoglia componente comica.

Sausage Party

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Proseguendo con gli aspetti culturali del film poco noti in italia, non si può non menzionare la rivalità tra i personaggi di Sammy Bagel Jr. (Edward Norton) e Kareem Abdul Lavash (David Krumholtz). Il bagel è una ciambella salata tipicamente ebraica, mentre il lavash è pane schiacciato non lievitato originario di Armenia, Azerbaigian, Iran e Turchia. Essi rappresentano infatti il conflitto tra i rispettivi popoli di provenienza. Verso la fine del film, i due iniziano ad appacificarsi a causa della loro conoscenza comune di Hummus: si tratta di una salsa a base di ceci che può essere consumata con entrambi i tipi di pane. Al pubblico italiano tutto ciò potrebbe apparire come una serie di farfugliamenti senza capo nè coda, essendo da noi tali pietanze poco diffuse, ed ancor meno la conoscenza della loro provenienza.

Nel film si vedono anche tre alimenti che si autodefiniscono Non Deperibili (Non-Perishables), ovvero immortali, dato che non possiedono data di scadenza, ed ancora una volta molti potrebbero avere difficoltà nell’identificarli.

Sausage Party

Sausage Party

Il loro leader, Firewater (genericamente tradotto in italiano con “Acquavite”) è un tipo di whiskey originariamente prodotto dai Nativi Americani, i quali danno le fattezze al personaggio. Poi c’è un Twinkie, la merendina nazionale americana per eccellenza citata in un numero impressionante di pellicole tra cui la più famosa resta senza dubbio Benvenuti a Zombieland, in cui il personaggio di Woody Harrelson bramava smodatamente di poter assaporare di nuovo il suo dolcetto preferito dopo l’apocalisse zombie. Secondo una popolare leggenda metropolitana, i Twinkie sarebbero così pieni di conservanti da non avere scadenza, e da essere l’unico alimento in grado di resistere ad una catastrofe nucleare.

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Il personaggio è ritratto come un espansivo omosessuale perché la merendina ha ispirato il termine appartenente al linguaggio gay “twink”, che sta ad indicare giovani attraenti o gay che tengono atteggiamenti adolescenziali. Questo perché la merendina è di un colore dorato che ricorda i capelli ossigenati, è di forma fallica ed è ripiena di una crema bianca. Inoltre, i Twinkie possiedono bassissimi valori nutrizionali, stando a simboleggiare l’attenzione all’aspetto estetico unita alla vacuità interiore che vengono stereotipatamente attribuite ai twink.

Sausage Party

Sausage Party

Mentre la scatola marrone, Mr. Grits, altro non è che il semolino, mais macinato da consumarsi bollito, alimento abbastanza conosciuto anche da noi ma piatto tipico negli Stati Uniti meridionali come il Texas e la Virginia. Sia Firewater che Mr. Grits serbano rancore verso i cracker, che li hanno “scacciati” dai loro scaffali: questo perché i primi due rappresentano rispettivamente un nativo americano e uno schiavo di colore in fuga, e gli ultimi gli uomini bianchi, che hanno storicamente perseguitato i due popoli sopra citati. Nel finale, Mr. Grits si prenderà la sua vendetta avendo un rapporto sessuale forzato con una scatola di cracker.

Per finire, è presente un altissimo numero di giochi di parole, tutti a tema alimentare, per i quali in fase di adattamento si può fare poco o niente.

Per citarne alcuni: Douche ad un certo punto si rivolge a Frank e Brenda dicendo “How do you like them apples?”, attirando involontariamente l’attenzione di un cesto di mele. Si tratta di un diffuso modo di dire americano nato durante la Prima Guerra Mondiale, che nella sua accezione gergale, con le mele non ha niente a che vedere: in pratica equivale al nostro “Come la mettiamo adesso?”. Nel doppiaggio italiano è stato tradotto con un semplice “Vi prendo a cazzotti, vi spappolo come mele cotte!”. Il detto è stato usato anche in una celebre scena del film Will Hunting – Genio ribelle.

giphy

Sausage Party

O tornando al tema dell’ebraismo, non è molto chiaro in italiano perché le salse tedesche ce l’abbiano con i succhi di frutta. La risposta altro non è che l’assonanza quasi totale tra le parole “Jews” (Ebrei) e “juice” (succo). Nella canzone iniziale, lo scambio di rime tra le olive greche e la salsa Hitler “We’ll shove pimentos up our ass, by Zeus / We’ll exterminate the Juice!” (Ci infileremo i peperoni nel culo, per Zeus! (esclamazione) / Noi stermineremo i Succhi! / gli Ebrei!) viene tradotto con un ben meno efficace “I peperoni in culo conficcati / I succhi in campo concentrati!”.

Questi erano solo degli esempi, ma il resto del film è intriso di espressioni e sfumature di ogni tipo che rese in un idioma diverso da quello originale non hanno semplicemente lo stesso effetto per i motivi più disparati. Sausage Party è una dissacrante satira religiosa ben più profonda di quello che potrebbe sembrare in superficie, ma purtroppo la reale entità della sua morale e la resa del suo umorismo sono usufruibili solo dal pubblico per cui è stato concepito. Se avete una buona padronanza dell’inglese, ora che conoscete i retroscena più importanti vi consigliamo caldamente di dargli una seconda occhiata in lingua originale: sarà un’esperienza totalmente diversa.