Shame – Recensione Songs of Praise

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Il trionfale ritorno del post-punk all’inglese.

Che il post-punk sia stato, negli ultimi quarant’anni, la spina dorsale della scena alternative rock, si sa. L’ultima generazione non si è dimostrata però particolarmente interessata al genere. Finora almeno. L’ultimo grande debutto in ambito post-punk è stato quello dei White Lies, nel 2008. Poi, per una decina di anni, niente di notevole.

Ma adesso, con i Londinesi Shame, il genere torna prepotentemente a farsi sentire. Il quintetto, fresco di esordio, ha appena pubblicato un primo album, dal titolo Songs of Praise.

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E fin da subito è chiaro che non si parla solo di post-punk revival, ossia di quella rivisitazione del post-punk classico proposta a metà anni ’00 da Bloc Party, Kaiser Chief, Editors e Franz Ferdinand.

Con Songs of Praise gli Shame mostrano, come da fiera tradizione inglese, di conoscere la storia della musica del proprio paese. Il disco è infatti una specie di dizionario del post-punk, nel quale si odono sì Editors e compagnia, ma si torna anche più indietro. Public Image Ltd., Gang of Four e Killing Joke sono alcuni dei nomi che vengono subito in mente.

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Ma compaiono anche i primi U2, i primi The Cure, qualcosina di Echo & the Bunnymen.
Come è tipico del post-punk, il disco è oscuro, grottesco, con la cupidità del gothic ma anche la rabbia del punk. Si indaga in ogni angolo del genere post-punk, cercando di riassumerlo e nel contempo rinnovarlo.

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Attenzione nostalgici: non ci sono tastiere qui. Niente ritmi dance, niente svarioni elettronici: solo buoni vecchi intrecci di chitarre distorte, e vocalità che ammiccano all’hardcore punk e al post-hardcore americano.

le tracce che spiccano sono Tasteless, Donk (che è praticamente hardcore punk), The Lick, Angie. Ma il disco è coerente e coeso: buon vecchio rock and roll degli anni andati, cinico e nichilista. Ogni canzone ha del potenziale, e di potenziale ne ha soprattutto la band, con un songwriting eccellente e un atteggiamento deciso. Gli Shame sono una delle grandi scoperte del 2018, un gruppo di tutto rispetto. Speriamo che questo disco sia solo l’inizio.