Tokyo Vampire Hotel – La Recensione

Tokyo Vampire Hotel - La Recensione - Il folle regista nipponico continua nel suo viaggio fra i generi in questo film tratto dalla serie prodotta per Amazon

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Tokyo Vampire Hotel – La Recensione

Sion Sono è ormai riconosciuto da anni come uno dei registi contemporanei più importanti del Giappone. Particolarmente apprezzato nei festival di tutto il mondo, l’autore nipponico ha saputo creare un suo immaginario tanto riconoscibile quanto folle. Nella sua continua ricerca e sperimentazione tra i generi, ha creato l’adattamento cinematografico di una miniserie horror creata per Amazon Japan. Tokyo Vampire Hotel, come suggerisce il titolo, è un film sui vampiri e un progetto che Sono ha ammesso di voler realizzare da tempo. Diretto tra Giappone e Romania, segna il ritorno di Sono dopo il successo di Antiporno dello scorso anno.

Il film è stato realizzato appositamente per girare i festival di cinema nel mondo. In Italia è arrivato al 35° Torino Film Festival.

Tokyo Vampire Hotel racconta la storia dell’antica rivalità fra due clan di vampiri, i Dracula ed i Corvin. Nel 16° secolo i Dracula sono stati imprigionati da questi ultimi in un sotterraneo, dove hanno atteso fino al 2021 l’arrivo di Manami, nata durante il perfetto allineamento dei pianeti del 1999. La ragazza, a poche ore dal suo 22esimo compleanno, viene rapita e contesa fra i due clan. Nel frattempo Yamada del clan Corvin, invita in un hotel degli esseri umani in vista dell’apocalisse, per renderli schiavi e donare loro il sangue necessario per la loro sopravvivenza.

Tokyo Vampire Hotel - La Recensione

Tokyo Vampire Hotel – La Recensione – La cifra stilistica di Sono non fatica di certo a palesarsi sullo schermo. Ci bastano poche inquadrature per capire che, ancora una volta, l’eclettico regista giapponese ha colto nel segno. La sua anarchia visiva ci sorprende da subito, come ha saputo fare in passato. Le crude scene in salsa splatter della pellicola sono magistralmente dirette con la solita eccessiva verve del regista; tanto da portare sullo schermo, in alcuni momenti, una naturale e grottesca comicità. Sono si permette di osare, trascinando lo spettatore nel suo mondo schizofrenico per 142 minuti. Cita persino il Tony Montana di Brian De Palma, nella famosa scena finale del film con Al Pacino.

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Gli accostamenti musicali spaziano da un Mozart ad un valzer fino ad arrivare al duro metal, riuscendo spesso, nella loro eccentricità, a sorprendere lo spettatore. Tutto il cast dimostra di essere all’altezza della situazione, con Sono che conferma la sua abilità nel dirigere gli attori. Gli accesi contrasti visivi e la cura dei dettagli rendono la pellicola un vero piacere per gli occhi, facendo della fotografia uno dei suoi punti di forza.

Sion Sono, parlando del progetto, ha dichiarato:

“Desideravo da sempre girare un film con dei vampiri: la loro natura misteriosa mi ha affascinato sin da piccolo. Avevo intenzione di realizzare un film, ma poi ho pensato di trasformarlo in una serie televisiva, per avere più tempo per sviscerare al meglio tutte le sottotrame.”

Tokyo Vampire Hotel - La Recensione

Eppure, nonostante tecnicamente non ci sia nulla da recriminare, “Tokyo Vampire Hotel” è un film riuscito a metà.

Proprio per la sua natura seriale, la trama risulta a tratti confusionaria. Le varie sottotrame, che Sono non ha di certo mancato di sviscerare nella serie, qui risultano piuttosto accennate ed a volte paiono perdersi per poi ritrovarsi di colpo. Nonostante il regista nipponico ci abbia abituati a storie convulse, la narrazione risulta decisamente troppo schizofrenica e dispersiva in questo caso. A causa della necessità di tagliare parecchie ore dall’opera originale, ci si trova di fronte ad una concentrazione dei momenti d’azione molto alta. Se in Why don’t You Play in Hell, lo splatter e la violenza folle sono reclusi nell’ultima parte di pellicola, qui il ritmo è subito forsennato. Un film che fatica a trovare un equilibrio e che può risultare a momenti ripetitivo.

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Tokyo Vampire Hotel – La Recensione – In conclusione, Tokyo Vampire Hotel è un film che soffre eccessivamente nel ritmo della sua messa in scena. Nonostante il progetto molto ambizioso di Sono, i tagli operati per rendere la miniserie un lungometraggio di meno di 2 ore e mezza sono fin troppo evidenti e minano alla base l’esperienza che il regista aveva pensato. È tuttavia ben lontano dall’essere un brutto film. Riesce infatti a catturare l’occhio dello spettatore per tutta la sua durata ed a intrattenerlo in puro stile Sion Sono. Un film per certi versi vicino alla follia di Tokyo Tribe ma che risente troppo della sua natura non cinematografica. Resta comunque una visione consigliata a tutti i fan del regista, che sapranno ritrovarci tutti gli elementi per cui è da anni apprezzato fra gli amanti del cinema asiatico.