David Bowie: 10 canzoni alla scoperta del mito [ASCOLTA]

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Oggi vi proponiamo un percorso alla scoperta di quell’immenso artista che è stato David Bowie

David Bowie: per quelli di voi che non lo conoscono, che lo conoscono poco, o che anche lo hanno solo sentito nominare, qui vi proponiamo la nostra classifica delle sue dieci migliori canzoni. Un viaggio tra stili e influenze diverse, musicalità cangianti e rare epifanie catartiche. Qui per tutti gli appassionati, andiamo alla scoperta del suo immenso universo!.

10. Let’s Dance (1983)

David Bowie ha giustamente descritto la sua attività degli anni ’80 come il suo “periodo Phil Collins”. Ed in effetti Let’s Dance è una canzone che aderisce perfettamente a questa descrizione. Infatti in quel decennio Bowie si dedicò, come molti altri cantanti della sua generazione, (inglesi emersi negli anni ’60 e in quel momento attorno alla quarantina), al genere cosiddetto del blue-eyed soul, cioè il soul dei bianchi. Let’s Dance è così, molto soul, pur presentando inclinazioni synthpop, chitarre e basso funk, e piccole parentesi di fiati. Alla sua uscita il singolo ottenne un enorme successo.

9. Sound and Vision (1977)

Sound and Vision è una canzone dell’album Low (1977), il primo della famosa Trilogia Berlinese.Il pezzo ebbe un grande successo soprattutto in virtù dell’arrangiamento innovativo, che mescolava soul, pop, funk e sintetizzatori. Il tutto, in congiunzione con le armonizzazioni vocali ricercate, creò un elemento di novità notevole, che mise subito in chiaro quale direzione Bowie aveva intrapreso in quel momento.

8. Changes (1971)

Prima canzone del disco Hunky Dory (1971), Changes è un pezzo in perfetto stile glam rock, guidato da un pianoforte classicheggiante e notevole soprattutto nel refrain. Questo pezzo arriva all’inizio dell’era Ziggy Stardust, e segna il passaggio tra le prime due fasi della carriera di David Bowie: quella psychedelic folk di fine anni ’60 e quella, appunto, glam rock di inizio anni ’70.

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7. Fame (1975)

Fame venne scritta da David Bowie assieme a John Lennon (che compare anche nella canzone, con la voce mascherata), ed inclusa nel disco Young Americans (1975). L’intero pezzo si regge su un intreccio di chitarre in perfetto stile funk, ma pregno qui di una carica sarcastica e cinica inusuale per la produzione di Bowie dell’epoca.

6. Rebel Rebel (1974)

Il celebre riff di chitarra che regge questa canzone ha fatto storia. In Rebel Rebel si mescolano glam rock e hard rock, mentre David Bowie racconta una tipica storia di gioventù repressa dell’epoca. Pure, non secondaria è la tematica gender: “You’ve got your mother in a whirl, she’s not sure if you’re a boy or a girl”. Rebel Rebel divenne un inno per gli adolescenti, e contribuì alla fama di David Bowie come cantautore versatile e sensibile al tempo stesso.

5. Ashes to Ashes (1980)

Uno dei pezzi più profondi e sottovalutati mai scritti da David Bowie, Ashes to Ashes è un percorso di auto-ispezione e abiura, nel quale il cantante rivisita il proprio passato per capire quale sarà il suo futuro. Musicalmente, la canzone è un ottimo esempio della migliore new wave, quasi del tutto spoglia delle successive derive soul, ed invece disperata e quasi grottesca.

4. Life on Mars? (1971)

Altra canzone di Hunky Dory, ed altro gioiello del genere glam rock, Life on Mars? è una digressione sulla cultura popolare e su un recente passato scomparso, visitata con una sorta di malinconica nostalgia. Nel refrain Bowie esprime tutto sé stesso, aiutato dalle orchestrazioni e dal pianoforte, qui suonato da Rick Wakeman.

3. Starman (1972)

Una delle canzoni più famose e di successo di David Bowie, Starman è il pezzo che per eccellenza si lega alla figura di Ziggy Stardust (e all’album omonimo, 1972), l’alieno glam rock incline al travestitismo e interprete della decadenza post-68. Il ritornello è arcinoto: “There’s a starman waiting in the sky, he’d like to come and meet us, but he thinks he’d blow our mind”. In altre parole: sono ormai gli anni ’70, la possibilità di una conoscenza superiore è negata e dobbiamo arrangiarci da soli.

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2. Space Oddity (1969)

Ben diverso è il tono del primo grande successo di David Bowie, quella Space Oddity nella quale il personaggio del Major Tom (Maggiore Tom) viaggia nello spazio alla ricerca di nuovi mondi, e si perde senza far ritorno. Nella canzone si alternano dialoghi tra il Major Tom e il “Ground Control” (Controllo Terra), entrambi interpretati da Bowie con voci diverse.

Musicalmente la canzone è di stile psychedelic folk, molto in voga all’epoca. Space Oddity già porta i segni della mancata rivoluzione culturale degli anni ’60: quel “Can you hear me Major Tom?” è forse diretto, malinconicamente, a chi ha tentato di cambiare il mondo e non ci è riuscito. Poco male comunque, perché di lì a poco ci penserà lo stesso Bowie.

1. Heroes (1977)

Perché questa canzone d’amore è così celebre e importante, ve lo siete mai chiesto? Risposta: perché quando questo singolo uscì rappresentò una sintesi musicale completamente nuova, che tracciò il percorso per il futuro della musica inglese dell’epoca (e per certi versi dell’intera musica rock).

Con Heroes nasce infatti la new wave, uno stile che regnò almeno fino a metà anni ’80, influenzando anche le generazioni a venire. Ve l’abbiamo accennato prima con Sound and Vision, e ve ne abbiamo parlato qui: la Trilogia Berlinese, rappresentata da questa canzone, creò un momento unico ed irripetibile, portando David Bowie a divenire uno dei maggiori nomi della musica mondiale.

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