Achille Lauro: tra sperimentazione, flop e rinascita-un viaggio nella sua evoluzione artistica
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L’arte di Achille Lauro è una metamorfosi costante, un movimento perpetuo di generi, scenografie sonore e teatralità . La sua carriera non è lineare: è un danza tra eccesso e introspezione, tra underground e palcoscenico nazionale, dove ogni fase sembra dialogare con la precedente e anticipare la successiva. Addentriamoci nella Odissea artistica.
Gli esordi romani di Achille Lauro: Brancaleone e Piper
Tra il 2011 e il 2015, Achille Lauro muove i primi passi nel cuore della Roma alternativa. I live al Brancaleone e al Piper sono esperimenti di connessione diretta con il pubblico: tra trap, spoken word e suggestioni rock, ogni canzone diventa un piccolo atto performativo oltre un grido d’aiuto per un’intera generazione di ragazzi.
Le prime tracce oscillano tra beat elettronici minimali registrati in un garage con i suoi primi produttori e arrangiamenti chitarristici sporchi. Si intermezza all’arte qualche dissing che porta la prima notorietà , come quello celebre con la Dark Polo Gang chiuso con il brano “CCL”. Arrivando successivamente alle influenze francesi della “Samba Trap”, che Lauro portò in Italia, anticipando la sua necessità di sovvertire le categorie musicali preesistenti.
Pour l’amour: la sintesi della techno dance e il primo successo commerciale
Con Pour l’amour nel 2016, Achille Lauro trasforma l’energia live in un linguaggio da club. I brani si fondando su basi techno-dance, con sintetizzatori morbidi e bassi pulsanti che diventano veri protagonisti melodici. La voce diventa strumento oltre che mezzo espressivo, e il disco rappresenta il primo vero riconoscimento commerciale, segnando la capacità dell’artista di portare il mondo underground dentro la pista da ballo senza perdere autenticità . E’ il periodo in cui esce quello che diverrà uno dei brani più iconici della storia della musica commerciale contemporanea, tutt’oggi suonato in ogni club, Thoiry RMX prodotta da Boss Doms con Quentin40 e Gemitaiz.
Sanremo 2019: il debutto di Achille Lauro con Rolls Royce e l’esplorazione dei generi
Il 2019 segna il debutto sanremese, l’ingresso nel “mondo dei grandi”di Achille Lauro, con Rolls Royce. Un brano che miscela trap, pop e riferimenti glam, accompagnato da un’estetica visiva fortemente teatrale. Musicalmente è una sintesi tra ritmo sincopato, tipico della trap e melodie pop orecchiabili, con arrangiamenti elettronici che enfatizzano la profondità del testo. Leggendario il duetto con Morgan.
Ripeterà la stessa formula al Sanremo successivo, con la hit Me Ne Frego, sperimentando successivamente con Domenica fino ad arrivare all’ultimo Festival che analizzeremo dopo. Nel contesto dello stesso periodo, Achille Lauro intraprende il percorso più artisticamente stimolante della sua carriera: un viaggio nella storia della musica del 900′ nel suo stile. Parte da 1969, il suo capolavoro, album pop orchestrale e glam rock. Tra archi e chitarre elettriche crea un perfetto ponte tra nostalgia e modernità , riportando ottimamente il sound del pop anni 60′. Dopo esce con 1990, synth-pop e techno-dance, beat sincopati e vocalità parlata, tensione tra passato e presente in un’EP che fa tornare nei club della mondanità anni 90′.
E chiude questo percorso, purtroppo commercialmente fallimentare con 1920, EP di ballate teatrali tra jazz d’avanguardia e atmosfere cabaret, racconto scenico e introspezione poetica. Esperimenti che rivelano un artista affascinato dal tempo e dai generi, capace di attraversare epoche musicali diverse senza mai perdere coerenza poetica.
Il flop dell’album Lauro e la rifondazione musicale
L’album Lauro del 2021 (che al tempo fu annunciato come ultimo) segna un momento di crisi: le sperimentazioni dei generi, oscillanti tra rock, elettronica, jazz e ballad non incontrano il favore commerciale. Stessa cosa per i cenni fortemente biografici. Musicalmente l’album è un collage complesso, con testi poetici, strutture non convenzionali e arrangiamenti ricercarti. Questo gigantesco flop rappresenta una rottura creativa che spinge Achille Lauro verso un nuovo equilibrio nel quale abbandona la sperimentazione, focalizzandosi su un genere in particolare, delineando la fase successiva della sua carriera.
Il cambio radicale del 2024-25, da X Factor al Circo Massimo
Nel 2024, Achille Lauro ha intrapreso un percorso artistico che ha segnato una nuova fase della sua carriera, caratterizzata da una maggiore introspezione e una ricerca stilistica più raffinata, abbracciando totalmente le ballad d’amore stile C’Est la vie e varie altre. Si parte con l’X Factor nel 2024, in cui veste i panni del giudice tornando noto al grande pubblico, la sua figura di “senatore” diviene iconica aggiungendo un tocco di classe ed originalità alla trasmissione.
Il 20 settembre dello stesso anno, Lauro pubblica Amore Disperato un singolo che segna il definitivo cambiamento nel suo stile. Il brano, caratterizzato da sonorità più intime e personali, ha anticipato il suo settimo album Comuni Mortali. Ricevendo un’accoglienza positiva dal pubblico e contribuendo a consolidare la sua immagine di artista autentico e sensibile. Nel febbraio del 2025 partecipa per la quarta volta al Festival di Sanremo, con Incoscienti Giovani, classificandosi settimo. Il brano scritto da Lauro stesso con Davide Simonetta e Paolo Antonacci è un omaggio alla gioventù con cenni biografici. La sua performance evidenzia una nuova maturità artistica, lontana dalle provocazioni del passato e più orientata verso una musica di contenuto.
Il 18 aprile 2025 pubblica l’album Comuni Mortali, tutto nello stile ballad romantica con brani come Amor e i due citati in precedenza, che schizza in testa alle classifiche musicali più importanti segnandone la definitiva rinascita artistica. Rinascita testimoniata da due date sold out al Circo Massimo e l’annuncio dello Stadio Olimpico.
Conclusioni
Achille Lauro non è solo un artista, è un viaggiatore del tempo, un alchimista dei generi, un poeta che veste la musica di carne, scena e luce. Dalle prime sperimentazioni underground ai palcoscenici di Sanremo, dai club romani al Circo Massimo, ogni fase della sua carriera è un atto di coraggio, una sfida a se stesso e al mondo. Lauro ci insegna che l’arte non è mai statica: si trasforma, si rischia, si ama disperatamente. E in ogni nota, in ogni gesto scenico, in ogni parola, ci invita ad essere incoscienti giovani, pronti a vivere senza paura. Perché la vera grandezza sta proprio nelle capacità di reinventarsi senza mai tradire la propria essenza.