Il Cinema riparte da Dune: fra record di incassi e speranze per il futuro

Dune sbanca i botteghini e ci dà speranza: la rinascita dei cinema riparte da qui? Parliamone.

Dune, box office, incassi
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Se tre indizi fanno una prova, l’eventuale e a questo punto probabile successo commerciale di Dune dovrebbe segnare l’ufficiale ritorno allo status quo del cinema – come se nulla (o quasi) fosse cambiato in quest’ultimo anno e mezzo.

Ed già è strano da dire; se la scorsa estate si erano date collettivamente per morte le sale cinematografiche in favore dell’ormai inevitabile trasmigrazione al digitale, pochi mesi dopo già lo streaming sembra non volerlo più nessuno – e dopo F9 e Shang-Chi, un trionfo di Dune potrebbe rappresentare una rivincita non da poco dell’immortale medium.

Il film di Denis Villeneuve passerà dunque per un’ennesima modalità distributiva; theatrical in Europa e nel mondo per un mese, poi USA e Cina con il famigerato day and date release (apertura contemporanea in sala e in streaming) per un altro mese – prima di scomparire tra algoritmi e pirateria alla velocità della luce, come è ormai sorte fissa dei contenuti affidati al tritacarne dell’on demand. Tanto gli dovrà bastare.

Per chi abbia seguito lo stentato recupero di quota del settore cinematografico, l’uscita di Dune arriva al termine di un periodo complicato anche al di là del Covid.

Un anno fa, il film di Villeneuve fu il primo a dichiararsi sconfitto, assieme a Bond, annullando l’attesissima uscita. Il relativo successo estivo di Tenet non bastò a tranquillizzare i contabili del settore, e la manifesta impossibilità di tornare in sala (almeno in USA) bloccò tutto.

Da allora, il cinema americano le ha tentate tutte: abbiamo assistito alla bandiera bianca della Disney e dei suoi tentpole mestamente relegati all’on demand (Mulan, Wonder Woman); i primi ritorni in sala a fine inverno (King Kong vs Godzilla, ma anche Snyder); la querelle infinita del day and date, che aspirava a farsi sintesi definitiva tra mercato theatrical e streaming finendo per danneggiarli entrambi (Jungle Cruise, The Suicide Squad); e infine, sul traino di Shang-Chi e F9, il ritorno del cinema vero e proprio, con i suoi biglietti e i posti a sedere.

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Dune

E’ sul terreno di questi ultimi film che Dune dovrà giocarsela, abbattendo le giustificate perplessità riguardanti i diversi ostacoli (l’IP non esattamente fresca, il famigerato “tono adulto”, una certa ritrosia del grande pubblico all’estetica-Villeneuve).

Rispetto al gemello Tenet, che un anno fa provò inutilmente a scardinare da solo la riapertura del settore, Dune si confronterà però con uno scenario assai migliore. Un eventuale successo potrebbe chiudere ufficialmente la “fase della ripartenza”, riaprendo quella della normalità.

Al momento, le analisi di Dune possono contare esclusivamente sui dati di 24 mercati europei.

Da questi, il weekend di apertura ha saputo mettere assieme 37 milioni di dollari (di cui oltre 2 in Italia); un dato che ha di fatti stracciato ogni altro esordio del 2021. Certo, i gusti americani restano ben diversi da quelli francesi o tedeschi; se non facile da prevedere, era sicuramente possibile supporre che l’adattamento “d’autore” di Frank Herbert sarebbe stato accolto in Europa da curiosità maggiore rispetto a Black Widow (superato del +33%) o Shang-Chi (+58).

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Se in America l’offerta Dinsey-Marvel è ancora culturalmente totalizzante, nel resto del mondo la noia da supereroi post-Endgame sembra ora un fatto. L’attenzione posta su Dune sembra indicare l’ormai aperta ricerca di una nuova frontiera del cinema commerciale – un’evoluzione di qualunque tipo, che apra finalmente il decennio 2020 dopo il fatidico anno perduto del Covid.

Sul film si sta puntando tanto: bandiera eletta del nuovo blockbuster adulto e maturo, sempre legato a crossmedialità e IP condivise (ci mancherebbe), ma capace di proporre un aggiornamento all’ormai statico modello Disney. Il puntuale plebiscito mediatico lo conferma: ci sperano un po’ tutti.

Il banco di prova più complesso per valutare Dune e il suo potenziale sarà però quello americano – con la variabile Cina a fare da imprevedibile quanto gradito plus finale.

Vero che la separazione tra domestic e overseas sembra ormai superata, e che i mercati UE sono ormai economicamente (e fiscalmente) speculari a quelli USA; eppure, l’andamento casalingo resta il metro di paragone principale di Hollywood, e Hollywood resta il traino dell’intrattenimento cinematografico mondiale.

Dunque, volenti o nolenti, le sorti del film saranno decise in USA, dove Dune subirà ufficialmente il trattamento del day and date; è la linea scelta dalla Warner per tutto il suo catalogo 2021, e i malumori del cast non sono bastati a far ritrattare la major.

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F9

L’idea di distribuire contemporaneamente in sala e in digitale, lasciando al pubblico la scelta del medium, è stato un po’ il grande tormentone di quest’estate.

Nelle intenzioni degli analisti, la proposta avrebbe conciliato in via provvisoria esercenti e produttori, facilitando il graduale ma inevitabile passaggio alla distribuzione digitale; nella pratica, si è rivelata una strategia capace al contempo di allontanare il poco convinto pubblico “casual” dalle sale (prese d’assalto al weekend d’apertura e subito disertate, come nel caso di Black Widow), e annullare il già scarso entusiasmo per i sempre più costosi (e piratabili) nuovi servizi OTT.

Un esperimento che nel corso dei mesi ha dato risultati tra l’accettabile (i 370 milioni della Vedova Nera, comunque doppiata da Fast and Furious 9) e l’allucinante (il tracollo ormai definitivo dell’operazione Suicide Squad).

Come non bastasse, lo scontento di autori e attori (non certo artistico, quanto legato alle ormai irrisorie percentuali sugli incassi theatrical) ha ormai sconfinato dalla polemica alla vera battaglia legale. Il caso Scarlett Johansonn è stato per molti la pietra tombale sulla questione: per i il film prodotti per la sala, la sala resta l’unico destino possibile.

In un simile scenario, a vantare risultati eccellenti sono stati invece i pochi coraggiosi ad aver interamente rinunciato all’opzione streaming; F9, e Shang Chi.

I due blockbuster hanno a modo loro ripreso in mano il percorso aperto da Tenet un anno fa e che, si spera, sarà a questo punto chiuso da Villeneuve; dimostrare come, per un certo tipo di cinema almeno, l’esclusiva in sala resti la scelta migliore.

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Il nuovo eroe Marvel sta in queste settimane dando battaglia al “collega” Black Widow, con circa 310 milioni incassati in tre weekend e un probabile pareggio in vista. Un film con attori sconosciuti, una minoranza come pubblico di riferimento (distinzione ancora fondamentale in USA, dove politiche identitarie e consumi pop restano intrinsecamente legati) e pressoché nessun legame con l’universo condiviso, capace di eguagliare il più atteso dei prodotti MCU del dopo-Endgame; qualcosa vorrà dire.

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Shang-Chi

Se gli americani restano visceralmente legati al mondo Marvel, il franchise beniamino delle folle internazionali, dall’Europa al Sudamerica, resta invece quello di Dom Toretto. Con 720 miilioni mondiali, il nuovo capitolo della saga ha saputo riprendere dove aveva lasciato – chiudendo in linea con il precedente Hobbs and Shaw pre-pandemia e sfondando perfino su un entusiasta pubblico cinese.

Anche qui, come per il distinto ma complementare Shang-Chi, il risultato sarebbe stato impensabile nel caso di una distribuzione simultanea on demand; lentamente ma con costanza, la sala cinematografica sta riconquistando la sua centralità nella filiera.

E Dune?

In tutto ciò, il film Warner tenterà una strada a metà. HBO Max è ancora poco diffuso, e per la maggior parte dei territori il film sarà esclusiva theatrical. Cina e USA attenderanno un mese, e da fine ottobre lanceranno il lungometraggio in day and date; scelta discussa che potrebbe minarne alla base le potenzialità, affidando le sorti del franchise al solo entusiasmo dello spettatore pagante.

Il paragone con Tenet diventa a questo punto non solo qualitativo, ma pragmaticamente numerico. Nel settembre 2020, Chris Nolan andò alla grande nel mondo (53 milioni al debutto, 240 totali; più di ogni altro film occidentale uscito nel 2021), impattando però nella stagnante situazione degli USA paralizzati dall’imminente cambio di governo.

Lì, al film toccò una imbarazzante distribuzione “itinerante”; in tour su schermi selezionati e città scelte, come l’ultimo dei doc musicali autoprodotti. Chiuse poco sotto i 60 milioni, e Hollywoood dichiarò prematuro il ritorno in sala, sospendendo per effetto domino tutte le altre uscite per i sei mesi successivi.

Il panorama che il film di Villeneuve si prepara ad affrontare è ora completamente cambiato.

Nonostante la spina nel fianco della doppia distribuzione, Dune troverà un box office americano in cui, pur a rallentatore, i dati vanno finalmente appianandosi a quelli di due anni fa. L’Europa ha già risposto presente, la Cina vola a pieno regime. Mancano all’appello solo alcuni mercati minori, e certamente la riduzione della finestra theatrical a 45 giorni non aiuterà. Ma un passo alla volta, ci avviciniamo.

I due grandi tentpole, Marvel e FF, hanno spianato la strada; il successo di Dune deve arrivare a chiudere il ciclo. Se il pubblico, come sembra, risponderà presente anche alla più complessa delle proposte cinematografiche mainstream, si potrà ricominciare a parlare di futuro. E sarebbe anche ora.