Con le sue 157.7 milioni di copie vendute in tutto il mondo, la Playstation 2 è la console col maggior successo della storia del gaming. Un hardware immortale che ha rappresentato una vera e propria rivoluzione dando una spinta in avanti a tutto il movimento videoludico mondiale.
Oggi vi vogliamo parlare di ciò che, più di ogni altra cosa, ha contribuito al successo di questa console. Parliamo ovviamente dei giochi. In particolare oggi ci siamo voluti soffermare su quelli che, a nostro avviso, sono i titoli che maggiormente hanno influenza sulla storia del gaming che da quel momento in poi si sarebbe succeduta (qui la classifica dei giochi della prima Playstation).
I Giochi più influenti per Playstation 2, I Criteri
L’influenza che un determinato titolo ha sul mercato è sicuramente un fattore che può essere valutato da parametri oggettivi, quale il numero di sequel avuti, le copie vendute o gli eventuali cloni ispirati nel corso degli anni. Tuttavia vi ricordiamo sempre che queste classifiche nascono dall’esperienza personale dei redattori che lavorano agli articoli. Per quanto ognuno di questi progetti sia basato su fattori quanto il più possibile oggettivi, il gusto personale e l’attaccamento di ognuno ai giochi, specialmente per una console storica come la Playstation 2 ha un enorme peso sulle scelte.
Dunque vi invitiamo, come sempre, a dirci la vostra indicandoci quali altri titoli avreste inserito o come avreste stilato la classifica e le motivazioni che vi avrebbero spinto a farlo.
Detto questo, iniziamo.
10) Final Fantasy X, Square, 2001
La saga di Final Fantasy accompagna i gamer da molto prima dell’arrivo della Playstation 2 e continua a farlo anche oggi che siamo arrivati alla quinta edizione della console Sony. Tuttavia il marchio che ha lasciato il decimo capitolo del franchise di casa Square sulla storia del gaming moderno è difficilmente eguagliabile. Basti pensare al fatto che sia l’unico gioco della saga ad aver avuto un sequel ad hoc. Ed anzi, addirittura, potrebbe avere anche un terzo capitolo a distanza di moltissimi anni (qui i dettagli).
Le avventure di Tidus, Rikku e Yuna, le partite a Blitzball e il mondo di Spira sono oramai così consolidate nella cultura popolare mondiale da essere divenuti imperituri. Non ovviamente esente da difetti, questo Final Fantasy X è riuscito tuttavia a soddisfare in pieno i fan della saga che, dopo i 3 meravigliosi capitoli precedenti, avevano aspettative altissime.
Non avremmo potuto aprire la nostra classifica in nessun altro modo in quanto per esemplificare il concetto di gioco influente in una determinata generazione di gaming, nulla o quasi è comparabile a quanto fatto da Final Fantasy X. Giocare per credere.
9) Devil May Cry, Capcom, 2001
Quando nel 1999 Capcom, al lavoro su Resident Evil 4, creò quasi per sbaglio un altro personaggio, cambiò per sempre il mondo del gaming e del genere hack-and-slash (qui la storia). Dalla costola del celeberrimo gioco horror nacque infatti un personaggio sbruffone, fortissimo, spocchioso e incredibilmente potente. Parliamo ovviamente del metà uomo, metà demone, Dante. Figlio di Sparda, capelli bianchi, giacca rossa. Uno dei protagonisti più iconici mai visti nella storia del gaming (qui la nostra classifica) al quale è stato applicato un gameplay tra i più divertenti mai proposti.
Frenetico, veloce, composto da decine di attacchi diversi con altrettante armi. Da taglio, da fuoco, demoniache. Poco interessa a Dante, l’importante è uccidere i demoni. Una colonna sonora hard rock ed una storia davvero intensa e commovente. Il rapporto con il fratello Vergil, la lotta interiore con la sua metà demoniaca e la continua ricerca del modo per liberarsi dai pesi che attanagliano la sua anima. Dante è questo e molto altro. Fin dai suoi esordi su Playstation 2 fin ad oggi, Devil May Cry resta infatti uno dei brand con l’anima più inimitabile del gaming. Semplicemente leggendario.
8) Ratchet & Clank, Insomniac Games, 2002
A cura di Andrea Campana
A inizio millennio il futuro del (pseudo-) platform viene affidato fondamentalmente a due grandi saghe: Jak & Daxter (qui la nostra recensione) di Naughty Dog e Ratchet & Clank di Insomniac (qui la nostra recensione), la casa di Spyro the Dragon. Le avventure del Lombax e del robottino un po’ nerd rappresentano la via di mezzo nell’evoluzione di molti giochi al cambio di millennio. Non più i pixel, i colori e le facce buffe di Spyro, ma ancora nemmeno l’incubo distopico alla Neill Blomkamp della serie di Resistance.
Ratchet & Clank è una via di mezzo in questo senso e anche in molti altri. Non tanto un platform quanto un third person-shooter, non tanto un gioco d’avventura quanto un ideale film d’animazione sci-fi, con personaggi memorabili, giocabilità esemplare e un insospettabile sottotesto ambientalista. La lotta di Ratchet & Clank contro il presidente Drek e la razza industriale senza scrupoli dei Blarg crea un conflitto alla Avatar ante-litteram, che ricorda l’anti-capitalismo di Abe’s Oddyssee ma è allo stesso tempo più leggero e idealistico.
Motore importante della storia è il rapporto e la crescita dell’amicizia nella strana coppia, così come, per dirla con Mr. Spock, l’esigenza di molti contro quella del singolo. Azione, comicità e anche un po’ di cliché recuperati da cinema e serialità condiscono il risultato finale di un prodotto originale e intelligente. Un vero passo avanti per il videogioco con target più giovane e meno “serio”, nonché l’inizio di una saga sempreverde (con alti e bassi) che parte dalla Playstation 2 e prosegue tutt’oggi.
La saga di Resident Evil vive oramai di due schiere di fan ben precise: i molti che prediligono il gioco prettamente survival horror proprio dei primissimi titoli e quelli invece che si divertono con l’action più sfrenato, tipico invece degli ultimi. Tuttavia c’è un singolo che è riuscito a mettere d’accordo tutti: il quarto capitolo (qui l’esperimento sociale inserito nel gioco). In questo titolo infatti Capcom riuscì a bilanciare perfettamente la componente ansiogena tipica dei prequel con l’azione più pura che da lì in poi avrebbe preso il sopravvento sulla saga di Resident Evil.
Un titolo che tutti gli amanti del genere hanno nel cuore grazie alle sue ambientazioni cupe e scure, ai pericoli sempre presenti che avrebbero dovuti essere affrontati facendo economica di proiettili ma ai quali raramente non avremmo potuto porre rimedio a causa della penuria di armi. Una storia davvero affascinante e ricca di colpi di scena nella quale il protagonista assoluto Leon si ritrova a dover proteggere la giovane Ashley.
Immancabili i soliti puzzle classici di Resident Evil e i tipici nemici spaventosi che in ogni momento saranno pronti a farci la pelle. Probabilmente basta una singola parola per tirare fuori dai meandri più reconditi del vostro animo quell’ancestrale senso di ansia e paura che questo titolo ha così minuziosamente creato in noi: motosega. Non serve aggiungere altro.
6) ICO, Team ICO, 2001
A cura di Andrea Campana
Arte pensata come tale e videogioco non si incontrano troppo spesso, ma quando avviene, come nel caso di ICO (qui la nostra recensione), è quanto basta per mettere a tacere ogni detrattore del medium ludico per eccellenza. Basti la copertina, ispirata alle opere di Giorgio De Chirico, a dire tutto e anche di più. La tradizione giapponese, fatta di spiriti e demoni, luoghi incantati e misteriosi, è ciò che si respira tra le sale dell’immensa fortezza che il ragazzo protagonista e la principessa da salvare devono attraversare, in questo gioco, per sfuggire a un destino orribile.
Un complesso puzzle game che richiede ragionamento, prontezza di riflessi e in alcuni punti anche un po’ di coraggio. Un’avventura unica, in un luogo fuori dal tempo che sembra scaturito da un incubo ma è allo stesso tempo spaventosamente concreto. E impenetrabile. Forse la fortezza stessa, come il labirinto di Dedalo, è più protagonista del gioco degli stessi personaggi. Le strutture architettoniche, accuratamente studiate e disegnate, costituiscono il perno di un gioco che si potrebbe definire, pur essendo d’azione, anche “ambient”.
Nulla vieta infatti, nel peregrinare dei due fuggiaschi, di fermarsi ad osservare ed ammirare i luoghi silenziosi, tetri e vuoti che conoscono il suono dei loro passi. E, anzi, osservare è una delle principali cose da fare in questo grande castello, se si vuole proseguire. E sopravvivere. Un grande dipinto che prende vita, che vede la vita nascere dentro di sé e cerca anche di spegnerla, la fortezza di ICO contiene ed esprime ogni necessità di un trionfo artistico che, nei primi anni ’00, il mezzo videogioco cerca ed ottiene. Per questo ed altro, rimane un titolo leggendario non solo per la Playstation 2, ma per la storia del gaming.
5) Silent Hill 2, Konami, 2001
A cura di Andrea Campana
Dopo l’enorme riscontro ottenuto da Silent Hill, Konami non doveva far altro che alzare l’asticella. E lo fa, a dir poco, con il secondo titolo della saga, un balzo gigantesco in termini di qualità e impegno di progettazione. Una chiara mira artistica, un obiettivo raggiunto. Se Silent Hill si concentra principalmente sul sentimento della paura derivante da spaesamento e ignoranza (intesa come non-conoscenza e non-comprensione) di mondi e entità estranee, il secondo gioco e sequel fa ben di più.
Il miscuglio di citazioni, metafore, simbolismi e interpretazioni che vorticano nel gioco creano un lavoro ambizioso ed epocale, che guarda al futuro e alle infinite possibilità del videogioco come mezzo espressivo. La paura non è più al centro: ora c’è il trauma, e la psiche. La trama resuscita metaforicamente eventi segnanti di un passato oscuro per rappresentare tramite l’orrore la concretizzazione di sentimenti quali il senso di colpa e il rancore. La psicologia del gioco scava molto più a fondo rispetto al primo, sì da segnare il giocatore quanto i personaggi stessi. Se Silent Hill dà inizio alla saga con un exploit videoludico inaspettato e memorabile, questo secondo capitolo, che consolida il successo del brand su Playstation 2, è quello che la concretizza e le regala lo status di opera di culto. Tanto più che è questo il titolo in cui compare l’icona che più spesso si lega al gioco, il mostro Pyramid Head.
Dall’ambientazione nella provincia americana alle riprese stilistiche, spesso citate, dei lavori di Hitchcock, Lynch e Cronenberg, fino al ripensamento della trama di Delitto e Castigo, con un novello Raskolnikov che vaga in una nebbia fisica e mentale: Silent Hill 2 è una vera scossa all’anima.
4) Metal Gear Solid 2: Sons of Liberty, Konami, 2001
A cura di Andrea Campana
Anni e anni prima dei meme, dei social, delle fake news e della disinformazione della moderna era di Internet, c’era Metal Gear Solid 2. Come il precedente, un gioco stealth apparentemente incentrato sulla missione di un mercenario, Raiden, in un mondo complesso di spie e contro-spie. Apparentemente. In realtà, come usuale nell’opera di Kojima, c’è molto di più. Come già Solid Snake, ma in maniera infinitamente più complessa e stratificata, Raiden si troverà di fronte ad un mondo che mette lui e suoi comprimari di fronte ad infiniti (e avveniristici) dilemmi.
Dal dubbio Tolstojano sulla effettiva libertà d’azione dell’individuo agli intricati labirinti di significati ricreati dal controllo dell’informazione e dalla diffusione delle teorie della cospirazione, il “gioco”, si prefigura presto come un’immensa riflessione tecno-filosofica che supera persino sé stessa. La meta-testualità, già ben presente e apprezzabile in Metal Gear Solid, è qui solo l’inizio. In tempi di PlayStation 2, Kojima ha a disposizione molti più mezzi (tecnologici) e ha le idee immensamente più chiare e confuse, al tempo stesso, nel comporre quello che vorrà diventare il suo più grande capolavoro.
In confronto a Metal Gear Solid 2, Sons of Liberty, il primo titolo della saga sembra aver solo grattato una superficie ruvida e fatta di strati di paranoia. Un esempio di capolavoro, se mai ce n’è stato uno, che trascende ed enfatizza ogni possibilità del medium.
3) Kingdom Hearts, Square, 2002
A cura di Andrea Campana
A inizio anni ’00, a molti sembra un sogno di vedere Disney e Square Enix unire le forze per un nuovissimo videogioco che prenda il meglio delle due tradizioni rispettive. Kingdom Hearts, gioco di punta per PlayStation 2, rispetta da subito le aspettative. Personaggi in puro stile Final Fantasy (e personaggi di Final Fantasy) incontrano i familiari volti di Pippo, Paperino e Topolino in un’unione unica tra animazione e videogioco RPG 3D all’avanguardia. Grafiche cartoonistiche ma anche realistiche, gameplay scorrevole e fluido, storia essenziale e… magica.
Prima di complicare tutto inutilmente con trame fittissime e cervellotiche perse tra spin-off inessenziali e sequel tanto chiassosi quanto ripetitivi, Kingdom Hearts si fa notare come un vero e proprio gioiello. C’è il viaggio dell’eroe, l’avventura del ragazzo che cresce e la scoperta dei mondi al di fuori del proprio. L’esplorazione di questi mondi (letteralmente, luoghi estranei) avviene in un grande scontro con delle forze oscure che costringono i protagonisti, come nelle migliori storie, a guardare anche dentro sé stessi. La maturazione di Sora, con a fianco i fedeli Paperino e Pippo, è il fulcro del gioco, ma non lo sovrasta.
In Kingdom Hearts si possono apprezzare le rivisitazioni dei migliori film Disney, riadattati come luoghi fisici (digitali, cioè) e con vicende piegate alla peculiarità della trama. I migliori (e peggiori) villain concorrono ad antagonizzare le peripezie dei protagonisti, e figurano anche tantissimi comprimari “storici”. L’equilibrio tra la componente Disney e la componente Square Enix è sempre perfettamente stabile, si che non ci si sbilancia da una parte o dall’altra, mantenendo un’esperienza di gioco fanciullesca, immacolata e profonda in un ambiente unico e irripetibile.
2) God of War, Santa Monica Studios, 2005
Uno di quei titoli che hanno segnato la storia del gaming in maniera talmente indelebile da aver consegnato un personaggio iconico alla storia. Stiamo parlando ovviamente di Kratos, il Fantasma di Sparta (qui tutta la sua storia), sterminatore di Dei. Il gioco ebbe il merito di rivoluzionare il mondo dei giochi action e dei combattimenti all’arma bianca inserendo elementi e meccaniche che da quel momento in poi sarebbero divenute lo standard per qualsiasi gioco futuro appartenente a quel genere.
Una storia intrigante e a tratti anche commovente radicata a pieno nella mitologia greca, un personaggio leggendario, un gameplay frenetico e soddisfacente oltre ogni misura. Questa la ricetta che ha permesso a God of War non solo di divenire uno dei migliori titolo mai apparsi su Playstation 2, ma di entrare di diritto nella storia del gaming.
Come se non bastasse i ragazzi dei Santa Monica Studios sono riusciti anche a reinventare il personaggio di Kratos e il Gameplay di God of War per dargli nuova vita nelle fredde terre nordiche molti anni dopo quanto visto in Grecia. Un gioco senza tempo che non poteva mancare in questa classifica.
1) GTA San Andreas, Rockstar, 2004
Quarto capitolo della storica saga di GTA, San Andreas aveva un compito davvero arduo: quello di proseguire sulla gloriosa strada tracciata dal suo predecessore, Vice City, uscito 2 anni prima. Ebbene questo titolo è divenuto col tempo uno dei più leggendari mai arrivati su Playstation 2, solidificando un successo che Rockstar non avrebbe mai più lasciato andare.
Le avventure di Carl “CJ” Johnson a Los Santos, San Andreas, versione alternativa di Los Angeles, California, sono tra quelle che maggiormente sono rimaste nel cuore dei migliaia di fan che questo immortale brand ha. Il gioco, rispetto ai predecessori, rivoluziona totalmente alcune meccaniche. Per la prima nela saga è infatti possibile personalizzare il proprio personaggio in tutto e per tutto. Dal vestiario al taglio di capelli passando per l’alimentazione. Dopo molte ore di gioco CJ diverrà a tutti gli effetti un nostro alter ego. Inoltre è possibile anche personalizzare auto, avere relazioni, acquistare case, nuotare (questo è il primo titolo nel quale compare l’esplorazione subacquea) e molto altro.
Insomma se, come detto, al primo posto di questa classifica avremmo dovuto inserire un titolo che, col senno di poi, è risultato essere un’autentica rivoluzione nel mondo del gaming, beh, non poteva che essere questo. Non per niente si tratta del gioco più venduto di sempre su Playstation 2 con le sue 17,33 milioni di copie. Imperituro.
S*hit, Here We Go Again.
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