Nellie Bly, recensione del graphic novel sulla prima giornalista investigativa

Nellie Bly è stata la prima giornalista donna investigativa: ora è la protagonista di un nuovo graphic novel edito da Tunué

Nellie Bly: particolare della copertina
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Forse non tutti conoscono il nome di Nellie Bly, oppure lo hanno sentito nominare da qualche parte senza riuscire ad afferrare il ricordo. Nellie Bly fu una donna nata nel 1864 che sancì l’ingresso del sesso femminile nel mondo del giornalismo e, nello specifico, del giornalismo investigativo.

Oggi Nellie Bly è ancora il soggetto e il cuore di un graphic novel edito da Tunué, scritto da Luciana Cimino e illustrato – interamente in digitale – da Sergio Algozzino.

Il volume, la cui prima edizione risale al settembre 2019, è arricchito dalla prefazione di David Randall, noto giornalista britannico, considerato come uno dei maggiori reporter al mondo della sua generazione. Ed è nella prefazione che, ai lettori, viene spiegato non solo chi fosse Nellie Bly, ma perché il suo ruolo è stato tanto importante per l’emancipazione femminile e la storia del giornalismo investigativo.

Nellie Bly, la trama

Il volume edito da Tunué si apre alla Columbia University, nel 1921, a pochi giorni dalle celebrazioni per il decennale dell’istituzione del corso di laurea in giornalismo. Per l’occasione la giovane Miriam, che non trova giuste le quote di donne iscritte all’università, decide di trattare l’inchiesta effettuata su un manicomio da parte di Nellie Bly.

Per questo la ragazza decide di andare a casa dell’ormai anziana giornalista e di intervistarla. Dopo un primo momento di sospetto e ritrosia, Nellie Bly accetta di parlare con la giovane Miriam della propria storia, avendo riconosciuto nella studentessa universitaria non solo un’anima affine, ma anche una di quelle ragazze che hanno in qualche modo goduto del lascito della vecchia giornalista.

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Nellie Bly, una storia vera

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La vera Nellie Bly, Wikipedia

Nellie Bly è quello che potremmo facilmente definire un graphic novel biografico. Il volume, infatti, ha lo scopo di presentare al mondo la figura emblematica di questa donna che cominciò la sua carriera scrivendo una lettera di protesta contro un articolo del Pittsburg Dispatch in cui aveva letto: Le donne rispettabili passano dalla casa del padre a quella del marito e hanno l’unico compito di accudire la famiglia. Le femministe sono esseri disgustosi che pretendo di strappare all’uomo la prerogativa che egli ha ricevuto dal cielo.

La risposta di Nellie Bly a un tale eccesso di misoginia che, tuttavia, era la norma a fine Ottocento la portò ad avere un posto fisso e a cominciare una carriera che la portò a indagare sullo stato disumano in cui venivano trattate le donne chiuse in manicomio, ma anche le operaie sotto pagate e via discorrendo.

Sempre dalla parte degli oppressi e di chi non aveva voce per richiedere i propri diritti, Nellie Bly è stata anche la donna passata alla storia per aver preso Il Giro del Mondo in Ottanta Giorni di Jules Verne e averlo accorciato di quasi otto giorni.

Una femminilità molto attuale

Ma quello che colpisce maggiormente di questo graphic novel, a parte l’aderenza alla storia incredibile di Nellie Bly, è il modo in cui la sua figura venga in qualche modo trasportata ai giorni nostri, dove riesce ad essere ancora spaventosamente attuale.

Mentre al giorno d’oggi si chiede di fare un passo indietro, o si continua a giudicare una donna dal suo aspetto fisico, Nellie Bly appare come una ragazza che non ha rinunciato alla sua idea di eleganza e femminilità, pur scegliendo di essere una donna costantemente sul campo, che alle convenzioni preferiva l’esperienza, i viaggi, l’intelligenza.

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E di certo il punto forte di questo graphic novel, che forse pecca un po’ di una spinta troppo educativa e poco empatica, è proprio la sua protagonista. Nellie Bly è quel tipo di personaggio – molto più visto che si tratta di una persona realmente esistita – che vuole spronare il lettore. Non un personaggio che vuole solo essere conosciuto, ma uno di quelli che appaiono pronti a chiamare all’azione, a tendere la mano all’insofferenza di questo preciso momento storico.

Un invito che viene sottolineato anche nelle ultime pagine del volume, quando vengono rappresentate le donne che hanno dato volto ad una certa idea di giornalismo e hanno sottolineato l’importanza di far sentire il timbro distintivo della propria voce.

A livello visivo, infine, la scelta del digitale si è mostrata senz’altro azzeccata soprattutto per la resa dei colori, che è davvero uno spettacolo continuo per gli occhi.

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