Hachiko, la straziante Storia Vera dietro il film

Ecco la vera storia di Hachiko, il cane che attese per anni il ritorno del suo padrone e che divenne il protagonista di un film di Lasse Hallstrom

Hachiko, la vera storia
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Se c’è una storia che possa provare la veridicità del motto il cane è il miglior amico dell’uomo, questa è la storia di Hachiko (il film stasera alle 21.27 su Rete 4).

Resa nota grazie al film di Lasse Hallstrom, la storia di Hachiko è di quelle in grado di spezzare il cuore e di commuovere anche a distanza di anni.

Hachiko – Il tuo migliore amico

Uscito nel 2009 e presentato all’allora noto Festival del Cinema di Roma, il film di Lasse Hallstrom raccontava la storia di Parker Wilson (Richard Gere), professore universitario di musica, e Hachiko, un cucciolo di akita. Di razza estremamente fedele, Hachi dimostra subito un legame fortissimo con Parker, tanto da sconfiggere anche la ritrosia della moglie dell’uomo (Laura Boccanera), che non sembra incline ad accettare l’entrata in scena di un cane nella sua quotidianità domestica.

La particolarità della storia di questa amicizia è data dal fatto che Hachi aspettava ogni giorno alla stazione del treno il ritorno del suo padrone: Parker, infatti, era costretto a fare da pendolare per svolgere le sue mansioni accademiche. Ed è lì che Hachiko ha continuato ad aspettare Parker anche quando la tragedia si è abbattuta sulla famiglia Wilson.

La vera storia di Hachiko

Attenzione: il racconto della vera storia di Hachi può rappresentare uno spoiler per chi non ha mai visto il film.

La storia da cui Lasse Hallstrom ha tratto il suo film straziante è tratta da avvenimenti realmente accaduti. La storia di Hachi, infatti, è avvenuta a cavallo tra gli anni ’20 e ’30 del Novecento, in Giappone.

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Originario di Odate,  nella Prefettura di Akita, Hachi – a cui venne aggiunta la particella KO, che in giapponese ha valore vezzeggiativo – venne adottato dal professore Hidesaburo Ueno, agronomo dell’Università di Tokyo. Ueno portò il cucciolo con sé nella sua abitazione a Shibuya, e lo rese parte integrande e imprescindibile della sua famiglia.

Hachi – che significa otto, come sanno bene tutti i fan dell’anime Nana – prese l’abitudine di accompagnare ogni giorno il suo padrone alla stazione di Shibuya, dove Uedo prendeva il treno per andare a lavoro. Alle 17, orario in cui l’uomo rientrava a casa, Hachi era sempre fuori dalla stazione, paziente e fedele, ad attenderlo.

Il punto di svolta avvenne il 21 Maggio 1925, quando l’allora cinquantatreenne Ueno morì a seguito di un ictus mentre si trovava in università. Quel giorno Hachi era, come sempre, fermo in stazione ad attendere l’arrivo del suo padrone. Hachi e Ueno erano stati insieme meno di due anni, ma il rapporto che si era instaurato tra i due era così forte da spingere Hachi a tornare alla stazione di Shibuya, giorno dopo giorno, ad attendere invano il rientro del suo padrone.

Ogni giorno, puntuale come il proverbiale orologio svizzero, Hachi appariva a Shibuya intorno alle cinque, ma non incontrò mai più il suo padrone. Questo, però, non fece perdere determinazione e speranza al cane, che continuò a tornare alla stazione per tutti i successivi dieci anni.

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Ben presto Hachi divenne una presenza fissa a Shibuya: il capostazione così come i molti negozianti del luogo presero a cuore questo cane che non riusciva ad accettare la scomparsa del suo padrone. Gli portarono cibo, carezze e attenzioni e ben presto Hachi divenne così famoso che molte persone arrivavano dagli angoli più disparati del Giappone per poterlo vedere, per regalargli una coccola, per testimoniare come la sua lealtà non fosse stata minimamente intaccata dal tempo trascorso e dall’invecchiamento che rendeva i gesti del cane più lenti, ma sempre determinati.

Così, quando l’8 Marzo 1935 Hachi morì, al Giappone sembrò di aver perso un eroe nazionale. La notizia della sua dipartita campeggiò nelle prime pagine dei giornali e furono in molti a rendere omaggio alla statua che, l’anno precedente, Teru Endo aveva realizzato e posto all’entrata della stazione di Shibuya. Hachiko venne successivamente seppellito nel cimitero di Aoyama, proprio al fianco di quel padrone che non aveva mai smesso di aspettare e, col quale, sperava di potersi riunire un giorno.

Da allora, ogni 8 Marzo a Tokyo viene organizzata una cerimonia destinata agli amanti dei cani, che si ritagliano un po’ di tempo per rendere omaggio alla fedeltà dimostrata da Hachiko e all’affetto imperituro che ha dimostrato nei confronti del suo padrone. Inoltre una delle cinque uscite della stazione di Shibuya si chiama Hachiko – Guchi, letteralmente ingresso Hachiko, proprio in onore di questo cagnolino Akita.

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