Brad Pitt ha avuto un 2019 davvero di altissimo livello. L’attore statunitense è infatti tra i possibili candidati all’oscar per ben due film, Ad Astra e C’era una volta a… Hollywood di Quentin Tarantino, una delle sue migliori prestazioni della carriera.
Negli ultimi anni l’attore protagonista di Seven di David Fincher ha recitato in molti film di alto livello, come Bastardi senza gloria, Fury o World War Z. La sua carriera non ha però avuto sempre questo livello di qualità. In una lunga intervista al New York Times, Brad Pitt si è confessato, definendo la partecipazione in Troy come il punto più basso della sua carriera.
Mi sono trovato obbligato a fare Troy perché avevo abbandonato un altro progetto e dovevo fare qualche altro film per lo studio. Così mi hanno trovato quel ruolo in Troy. Non è stata una tragedia, ma ho capito dal modo in cui parlavano del progetto che non era un film che avrei voluto fare. Ho sbagliato anche io, ovviamente, ma non riuscivo a fare di più e questo mi ha fatto impazzire.
L’attore, vincitore del Golden Globe nel 1996 per L’esercito delle dodici scimmie, ha poi proseguito parlando sia del rapporto col regista del film Wolfgang Petersen che dei motivi per i quali Troy è, secondo lui, un film non di qualità.
Lavorare con David Fincher mi ha viziato, ma non ho assolutamente nulla contro Wolfgang Petersen. Secondo me il suo Das Boot è uno dei migliori film di tutti i tempi. Ma Troy è diventato un progetto troppo commerciale, ogni inquadratura diceva “Arriva l’eroe!” Non c’era alcuna sorta di mistero. Così, in quel momento ho preso una decisione: mi sono ripromesso di utilizzare il mio tempo solo per storie di qualità. Da lì in poi la mia carriera è cambiata
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