Il Re Leone, l’atteso live action della Disney tra un’ottima CGI e un realismo sfrenato

Il Re Leone uscirà al cinema dal 21 agosto.

Il Re Leone
Condividi l'articolo

L’attesa era tantissima per questo live action de Il Re Leone. Soprattutto dopo la mezza delusione (ma non al botteghino) di Aladdin ed Il Libro della Giungla, in attesa di Mulan. Alla regia, Jon Favreau che dopo aver recitato in Spider-Man: Far From Home, torna alla regia per un film iniziato nel 2017 e conclusosi da poco. Due lunghissimi anni per sviluppare al meglio quello che forse rappresenta il miglior cartone animato Disney. Oggi, nel 2019, dopo il 1994. Venticinque anni dopo, torna al cinema una delle migliori trasposizioni dell’Amleto di William Shakespeare. E che quasi di conseguenza lo rende uno dei migliori, se non il migliore, prodotto targato Disney. Giustamente, la scelta è stata quella di fare un remake shot-for-shot, inquadratura per inquadratura, per chi non mastica l’inglese. E la scelta si colloca in un limbo non del tutto definibile.

Inutile raccontare la trama de Il Re Leone giacché anche i muri la conoscono. Parliamo di Simba che dovrà lottare per prendersi il regno che gli spetta e che gli è stato tolto con l’inganno (ed un omicidio) dallo zio Scar. Il resto è storia. Sfortunatamente per la Disney, la politica legata ai remake in live action sta scatenando molte polemiche tra il pubblico. In parecchio storcono il naso di fronte a quelle che vengono additate, forse anche a ragione, come mere operazioni commerciali prive di senso alcuno a livello prettamente cinematografico. E probabilmente non gli si può dar torto. Far leva sulla nostalgia non è mai cosa buona, e nel cinema e in altri campi. Scarsità di idee e inventiva? È un’ipotesi su cui ci si può ragionare. Senza stare a divagare in elucubrazioni circa l’effettiva creatività della Disney parliamo de Il Re Leone.

LEGGI ANCHE:  Andor: la perfetta altra faccia di Star Wars [RECENSIONE]

lion king cover

Sarebbe da fare una suddivisione di quello che va e di quello che non va. Partiamo dai lati positivi. In una prima istanza, stiamo parlando de Il Re Leone. E tutto ciò che gira intorno all’orbita di Simba e Mufasa è cosa più che buona. Soprattutto se parliamo di una CGI curata come non mai, al punto che, come rivela Marco Mengoni, voce di Simba, Jon Favreau ha inserito due campi larghi ripresi realmente in Africa e non riprodotti in computer grafica. Impossibili da scovare tanto la CGI di cui sopra è accurata. Il lato tecnico è praticamente perfetto e lascerà a bocca aperta ogni spettatore.

Il tanto criticato doppiaggio, con Elisa e Marco Mengoni a dare la voce a Nala e Simba, non si è rivelato così catastrofico come si pensava. Anzi. Essendo due talent si sono comportati molto bene, seppur non ai livelli di Luca Ward (Mufasa) o Massimo Popolizio (Scar). Stupiscono e non poco la coppia di Smetto Quando Voglio, Salvatore Fresi e Edoardo Leo, rispettivamente le voci di Pumba e Timon, al loro primo doppiaggio. Un esordio col botto, sia perché parliamo de Il Re Leone, sia perché hanno interpretato il ruolo alla perfezione.

Terzo punto, ultimo ma non ultimo, la potenza de Il Re Leone come opera Disney. Anche i cuori più duri non possono emozionarsi di fronte alle scene cult come la morte di Mufasa o il combattimento finale tra Simba e Scar. Momenti che darebbero colpi al cuore anche con disegni stilizzati, tanto è la loro potenza assoluta.

LEGGI ANCHE:  Loki e Scarlet Witch: in arrivo le serie tv con gli attori dell'universo Marvel

Il Re Leone

Voltando pagina, si possono incontrare problemi legati proprio al concetto in sé di live action e di tutto quello che comporta il voler rendere realistica una storia che realistica non può essere per ovvi motivi di natura. Nel caso de Il Re Leone, sembra sempre che ci sia un freno a mano tirato. La perenne immagine patinata e profondamente realistica non riesce a dare il medesimo impatto che aveva il cartone animato. Manca il colore acceso durante “Voglio diventar presto un Re“, manca la potenza durante “Sarò Re” stavolta parlata e non cantata da Scar. E forse, ancora peggio, la fine di “The Circle Of Life“, che si chiude con Simba cucciolo alzato al cielo e poi la scritta Il Re Leone su fondo nero, accompagnata da un colpo di tamburo, non regala la medesima emozione del cartone animato.

Nonostante questo anonimato, Il Re Leone rimane comunque il miglior live action fatto fino ad ora. Vedremo se gli altri sapranno scalzare il film di Favreau ma ora come ora, ci sembra difficile. In conclusione, Il Re Leone è il tipico film di cui non se ne sentiva il bisogno ma che allo stesso tempo è sempre un piacere rivedere. Lunga vita al Re.