Gualtiero Cannarsi nell’occhio del ciclone: il suo doppiaggio non piace

Articolo a cura di Valerio Brandi.

cannarsi
Condividi l'articolo

Ormai è chiaro: l’acqua è traboccata fuori dal vaso, e si sta sempre più espandendo. Il nuovo adattamento Netflix di Neon Genesis Evangelion di Gualtiero Cannarsi, bocciato da tutti se non da pochissimi suoi estimatori (più fanatici dei soldati fantasma giapponesi a quanto pare), ha ottenuto un risultato storico: è stato rimosso dalla piattaforma di streaming a seguito delle tante proteste. 

Secondo alcuni addetti ai lavori, le opinioni dei fan di doppiaggio non contano nulla (e chi lo ha detto di solito ha usato termini più coloriti, diciamo…) ma evidentemente non è così: la decisione di Netflix è appunto un fatto storico, e ora che si è ottenuta questa importante vittoria, non è solo lecito chiedere anche la damnatio memoriae per gli adattamenti di Cannarsi per i film dello Studio Ghibli, ma è anche possibile sperare che ciò avvenga, e proprio per questo molti appassionati stanno intasando da giorni la pagina Facebook ufficiale della Lucky Red, con la richiesta di riadattare i film Ghibli da loro distribuiti.

Ma perché tutto questo è successo grazie a Neon Genesis Evangelion?
Il motivo è presto detto: l’aver toccato un mostro sacro.

Ci sono hater e snob che denigrano ogni giorno il doppiaggio italiano, con fake news del tipo “Si doppia solo in Italia” o “Per colpa del doppiaggio non impariamo le lingue straniere”, e che si vantano di guardare solo film in versione originale, ma sono una, seppur rumorosa, minoranza, dato che sono tantissimi coloro che continuano a guardare i prodotti internazionali in italiano (secondo gli ultimi dati di Netflix, oltre l’84%), e che, anche se non tutti lo ammettono, amano tantissimo il nostro doppiaggio: basta guardare i social ogni volta che vengono mandati in onda i ridoppiaggi di capolavori come Il Padrino o Indiana Jones e i predatori dell’arca perduta, pieni di post lamentosi nei confronti di queste più recenti versioni.

Perché anche se non sanno chi sono Giuseppe Rinaldi, o Paila Pavese, le loro voci sono ancor oggi impresse in maniera indelebile nella loro mente.
Il “caso Cannarsi” perdura dal 2005, anno in cui ha diretto e adattato i dialoghi de Il castello errante di Howl. Da quel momento non solo si è occupato di tutti i film dello Studio Ghibli distribuiti da Lucky Red, ma ha anche curato il ridoppiaggio di quelli usciti in passato.

LEGGI ANCHE:  I creatori de La prima tentazione di Cristo attaccati con le molotov

Cannarsi

Una caduta senza troppo rumore rispetto a Evangelion, probabilmente per alcuni semplici motivi: delle opere inedite in Italia non esisteva appunto un vecchio doppiaggio con cui fare il confronto, e di quelli doppiati in passato purtroppo molti hanno già perso, o mai avuto memoria. Spesso e volentieri i film Ghibli vengono trasmessi per pochi giorni nelle sale cinematografiche, e le edizioni Home Video con i primi e più adeguati doppiaggi sono da tempo fuori catalogo.

Ma il doppiaggio storico di Neon Genesis Evangelion (che aveva nel cast anche grandi attori oggi purtroppo scomparsi come Glauco Onorato, Danilo De Girolamo e Franco Chillemi) lo conoscevano invece in tantissimi, e ritoccare in maniera così pesante anche quello, con traduzioni troppo letterali, sostituzione di Angeli con Apostoli, termini aulici decisamente fuori contesto, e inserendo anche gli anglicismi tipici nella parlata comune giapponese… è stata appunto la goccia che ha fatto traboccare il vaso, soprattutto ai suoi colleghi che durante la lavorazione di questo anime sono stati davvero messi a disagio a tal punto di pensare di abbandonarla. 

Per correttezza e completezza ricordiamo che Gualtiero Cannarsi aveva lavorato a Evangelion anche nel 2001, ma essendo entrato in corso d’opera, subentrando a Fabrizio Mazzotta dall’undicesimo episodio, dato che il risultato finale era decisamente migliore rispetto al 2019, possiamo dedurre che si sia dovuto per forza basare sul lavoro di una persona davvero competente in fatto di doppiaggio come lo è da decenni la nostra voce di Krusty il Clown, e non solo. 

Nel 2018, durante l’evento doppiaggio curato da Davide Pigliacelli a Sentieri Tolkeniani, Alex Polidori e gli altri doppiatori presenti senza troppi problemi dissero al pubblico «Spettatore, protesta per un doppiaggio migliore: tu fai la differenza!» 

Un invito a non fermarsi di fronte a discorsi di benaltrismo (“Ci sono problemi più importanti a cui pensare: perché non vi incavolate di fronte alle cose più gravi con la stessa veemenza?”) e simili: le proteste (non violente naturalmente) sono dunque più che legittime, e servono come il pane in questo momento più difficoltoso rispetto al passato per il doppiaggio italiano. 

Cannarsi

Tanti talent scelti puramente per questioni di marketing, i tempi stretti di lavorazione richiesti da colossi come Netflix e Sky che riducono di molto la qualità del lavoro finale, e personaggi come Cannarsi che non sono mai riusciti ad assolvere i veri obiettivi del doppiaggio: non solo replicare le emozioni originali nella nostra lingua, ma anche insegnare al meglio quest’ultima, e localizzare quando è decisamente necessario. 

LEGGI ANCHE:  Ratched: il trailer del prequel di Qualcuno volò sul nido del cuculo [VIDEO]

Per fare un esempio pratico, la recente uscita al cinema di Dragon Ball Super: Broly ha evidenziato tutti i limiti dell’adattamento romano nei confronti di quello milanese della Merak Film, molto più conosciuto in passato grazie alle trasmissioni Mediaset. Nel primo abbiamo dunque i nomi originali, alcuni di loro decisamente impronunziabili per noi italiani, così come gli anglicismi presenti anche negli adattamenti di Cannarsi. 

Uno dei pochi casi isolati comunque, visto che nella capitale abbiamo visto in passato localizzazioni eccellenti, come la scelta di cambiare il dottor Huxtable di Bill Cosby in Robinson, o prima ancora i leggendari adattamenti Disney del comandante Roberto De Leonardis (come in Alice nel paese delle meraviglie, dove la gatta Dinah è diventato Oreste in Italiano per adattare un particolare gioco di parole nella scena del the del cappellaio matto). Difendere dunque il miglior adattamento possibile, e quindi anche la localizzazione, oggi è più che mai importante, per non ridurci in futuro a dover sentire (come ha affermato Matteo Amandola, dialoghista de Il Trono di Spade, in una passata intervista con il sottoscritto) “piovono cani e gatti” invece di “piove a catinelle”.

Nessuno si augura più di vedere adattamenti troppo liberi, come quello de La Tata (da ebrei a Italiani), o utilizzare termini come pesce al posto di sushi, lira al posto di yen, o frittelle al posto di plumcake, perché oggi, grazie ad internet ma anche a una maggiore possibilità di viaggi internazionali, questi nomi non sono più a noi sconosciuti, ma gli adattamenti e direzioni di doppiaggio di Cannarsi sono esattamente l’esatto opposto.

Come dicevamo sopra, soprattutto nelle ultime settimane un’enorme numero di persone ha chiesto il ridoppiaggio dei vecchi film Ghibli senza più la direzione e l’adattamento di Gualtiero Cannarsi. Netflix questo l’ha sentito e molto umilmente accettato: lo farà anche la Lucky Red? 

Va detto che ridoppiare vecchi film, o rieditare in home video film con doppiaggi storici è un procedimento molto costoso, quindi dubitiamo che possa mai accadere, ma al tempo stesso supponiamo che il pubblico gradirebbe almeno non veder più Cannarsi occuparsi di doppiaggio, e quest’ultima cosa è apparentemente più fattibile ed economica. 

Valerio Brandi