True Detective 3: la recensione della terza stagione, in onda su Sky Atlantic

La terza attesissima stagione di True Detective ripaga bene le aspettative.

True Detective 3
Condividi l'articolo

La sera del 24 Febbraio, mentre Mahershala Alì veniva premiato con l’Oscar come Miglior attore non protagonista per Green Book, andava in onda l’ottava e ultima puntata di True Detective 3. Si chiude così la terza stagione di una delle serie più seguite al mondo, che vede Mahersala Alì come protagonista assoluto nei panni del Detective Hayes. In realtà, ci sono 3 Wayne Hayes nella nuova stagione di True Detective. Anzitutto: un giovane reduce del Vietnam, alla sua prima grande prova da detective. Poi un poliziotto ostinato, diviso tra un matrimonio in crisi e l’ossessione per quel caso mai risolto. Infine, un vecchio vedovo, tormentato dall’Alzeimher e dai fantasmi del passato.

La mente disgregata di Hayes, la memoria che improvvisamente si arresta, confonde i piani del racconto, diventa così il centro nevralgico della nuova stagione di True detective. Una serie antologica, dove ogni stagione è totalmente indipendente, eppure sembra legata alle altre da un sottile filo rosso.

TD Hayes old

Sono almeno tre i grandi temi che legano in modo trasversale le stagioni di True Detective 3. Al primo posto c’è la corruzione e il potere. In ogni storia, infatti, i crimini coinvolgono figure di spicco dell’alta società: politici, magnati dell’industria, personaggi che possono deviare e insabbiare definitivamente le indagini. Da Rust Cohle (Matthew McConaughey) e Marty Hart (Woody Harrelson), passando per la coppia formata da Ray Velcore (Colin Farrell) e Ani Bezzerides (Rachel Mac Adams), per finire con Wayne Hayes (Mahershala Alì) e Roland West (Stephen Dorff), i poliziotti della serie di Nick Pizzolatto hanno un secondo, essenziale punto in comune: sono outcast, perdenti, reietti.

Uomini disposti a disobbedire agli ordini, e sfidare così le più alte autorità, pur conoscendo il prezzo di una simile condotta. Ovvero: la rovina della propria carriera, e probabilmente della loro intera esistenza.

LEGGI ANCHE:  L'ottava stagione di Game of Thrones potrebbe arrivare solo nel 2019

In comune, i protagonisti di True Detective hanno poi lo scenario: l’America profonda, composta da una miriade di piccole comunità di provincia. Qui la disperazione si consuma nei bar, tra fiumi di alcool e luci al neon, e la verità si perde tra boschi, deserti e grandi spazi: immensi cimiteri a cielo aperto, dove scomparire sembra questione di un attimo. La prima stagione di True Detective è ambientata in Lousiana. La seconda a Vinci, contea immaginaria ai margini di Los Angeles. Ora, con True Detective 3 siamo di nuovo a Sud, in Arkansas: stato dominato dall’altopiano di Ozark, sede di gigantesche riserve indiane, dove vennero confinate le tribù Cherokee del Missisipi.

True Detective 3

E’ il 1980 quando il giovane detective interpretato da Mahershala Alì scopre che l’orrore non si limita a quanto ha già sperimentato nel Vietnam. Due bambini, Julie Purcell e suo fratello, sono spariti nel nulla. Il caso verrà riaperto nel 1990, ma le risposte resteranno poco convincenti. Molti anni dopo, nel 2015, vedremo l’ex Detective Hayes intervistato da una documentarista, determinata a scoprire nuove verità sul caso. Sebbene esista una versione ufficiale, infatti, è evidente che la storia nasconda ben altre atrocità. E i pezzi mancanti di questa oscura vicenda si nascondono proprio nella memoria instabile di un vecchio malato.

La prima stagione di True Detective era fondata su una sceneggiatura folgorante, scandita dagli indimenticabili, deliranti monologhi di Rust Cohole / Matthew McConaughey. Al contrario, True Detective 3 è dominata dal silenzio, e dai primi piani di Mahershala Alì, mentre il tempo e il dolore trasformano la geografia del suo volto. Il Detective Hayes è un giovane di poche parole, poi un uomo con evidenti difficoltà di comunicazione. Per un crudele scherzo del destino, alla fine della sua vita, quando sembra possedere finalmente tutti i pezzi del puzzle, è la sua mente a interrompere parole e ragionamenti.

LEGGI ANCHE:  The Leftovers 3: un finale ad opera d'arte [Spoiler]

True Detective 3

Le 8 puntate e l’intera struttura di True Detective 3 riflettono la mente del protagonista. Fino all’ultimo episodio, le risposte restano sfuggenti, frammentate, contraddittorie. La frustrazione e l’ostinazione di Wayne Hayes diventano quelle dello spettatore. Il personaggio di Mahershala Alì sarà accompagnato da 2 preziosi compagni. Il Detective West, interpretato da Stephen Dorff, è tutto tranne un personaggio secondario: oltre che un partner, cercherà di essere un amico, condividere l’inquietudine di Hayes. Grazie all’indagine, Wayne conoscerà anche sua moglie Amelia (Carmen Ejogo). Grazie al caso Purcell, scriverà un romanzo e diventerà una scrittrice di grande successo. Eppure, la triste storia di Julie Purcell graverà sempre come un’ombra sul loro matrimonio.

A questo punto, se dovessimo fare un confronto con la prima, straordinaria stagione di True Detective, la risposta è no: non siamo agli stessi livelli. Ma parliamo di un’alchimia praticamente irripetibile, una serie in equilibrio perfetto tra noir, thriller e venature horror. Per non parlare della folle serie dei monologhi di Matthew McConaughey: compendio di Friedrich Nietzsche e del pensiero negativo nella filosofia contemporanea. Il Detective Rust Cohle, come per altro il Detective Cooper di Twin Peaks, sono icone che travalicano ampiamente il confine dell’umano. L’obiettivo di True Detective 3, invece, è di altra natura: raccontare semplicemente un uomo.

La terza stagione di True Detective resta comunque un solido esempio di thriller e mistery drama, capace di inchiodare lo spettatore fino all’ultima puntata: uno splendido episodio di oltre 70 minuti, dove tutte le linee narrative si dimostrano concrete e coerenti. Un’altra grande prova del neo premio Oscar Mahershala Alì, che si conferma uno dei più grandi interpreti del nostro tempo.