Kidding, la serie con Jim Carrey è un’opera sovversiva

Kidding - il fantastico mondo di Mr. Pickles è la nuova serie che riunisce due talenti puri: Jim Carrey e Michel Gondry. Ecco la nostra recensione.

KIDDING
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L’universo, spesso lo dimentichiamo, non è stato creato una volta per sempre. Si rigenera continuamente ogni singolo giorno, in ciascuno di noi, perciò, ogni giorno dobbiamo svegliarci e accendere il grande fuoco della creazione che è dentro di noi. Dobbiamo essere grati anche dell’esistenza dell’oscurità,  perché senza di essa la scintilla rimarebbe invisibile. La luce, la luce ha un rapporto d’amore con l’oscurità e l’oscurità non può non inseguire la luce e poiché Dio ha creato un mondo in cui regna l’armonia, ha fatto sì che il bene e il male non possano, ne ora ne mai, distruggersi l’uno con l’altro.

Kidding, recensione della serie con Jim Carrey

Guardare Kidding – il fantastico mondo di Mr. Pickels è come stare seduti tra il proprio Io bambino e il proprio Io adulto, e ci si sta anche stretti, quasi stritolati. Kidding è uno scontro epico tra realtà e fantasia, tra incanto e disincanto; crea un mondo realistico con tinte pastello, che prima bacia e poi colpisce allo stomaco, e come in ogni scontro o guerra che si rispetti, nel mezzo, il caos regna sovrano. Bambini “adultizzati” e adulti “bambinizzati”; storie edificanti e storie marce; speranza e annientamento, e tutto ha un solo ed unico risultato: il disagio.

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“Anche quando le pagine si perdono, le storie procedono”

Kidding è una storia sulla perdita ma anche sull’acquisizione; è una storia sulla irresponsabilità ma soprattutto sulla responsabilità ed il tutto è perfettamente incarnato dall’enorme presenza scenica di Jim Carrey.

Jeff Piccirillo (Carrey) è Mr. Pickels, autorevole e amatissimo presentatore di uno storico programma per bambini, Il fantastico mondo di Mr. Pickels, appunto. Jeff è qualcosa di più di un semplice presentatore,  è a metà strada tra l’essere il primo bambino tra i bambini e un santone. Le sue lezioni di vita sono così potenti e intrise di un’etica così alta da farne le fondamenta di un possibile credo o raccolta di dogmi. Il successo e il consenso di Jeff sono talmente alti da portare ogni paese del mondo ad avere il proprio Mr.Pickels rigorosamente autoctono – tema ampiamente approfondito dalla serie – la cui attività deve sempre essere subordinata ai principi di base dettati da Jeff. Fede oltre che semplice televisone.

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L’idillio si spezza alla morte di uno dei figli. La perdita porterà Jeff a scontrarsi con se stesso,  il suo alter ego e il mondo. Tutto il lavoro portato avanti in lunghi anni di trasmissione viene scalfito da una terribile perdita, che ne mette a repentaglio la lucidità mentale. Kidding, però,  non è solo perdita ma anche acquisizione ed è qui che la serie si trasforma diventando lo show più scorretto dell’anno, estremamente scomodo, sboccato ed anarchico. Il mondo adulto entra a gambe tese suo mondo infantile, squarciando il “velo di Maya” e rivelando una realtà ben diversa. Da qui iniziano ad emergere lati del carattere di Jeff da tempo sopiti e in completo contrasto con il suo altere ego Mr. Pickles, la serie, così,  diviene un racconto sulla rabbia repressa – fil rouge –l’insoddisfazione e la tristezza.

Le numerose batoste ricevute da Jeff da parte della vita lo trasformeranno in un santone “sovversivo”, il cui unico scopo è salvare i bambini dal giogo dell’infanzia, resa totalmente distorta dai diktat della società e dal ruolo genitoriale, spesso, quest’ultimo,fin troppo impantanato tra i due mondi: quello della infanzia e quello adulto. Qui, Kidding diventa una serie scorretta, irriverente, destabilizzante, pronta a far cadere ogni tabù vivo nella nostra società. La scena del “vaffanculo” collettivo ne è un fulgido esempio.

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I temi che ci mostra Kidding non solo sono in linea con la natura artistica di Jim Carrey e Michel Gondry – regista di Eternal Sunshine of the Spotless Mind – ma va detto che i due sono riusciti a permeare con la loro visione anche gli altri artisti coinvolti, su tutti i registi Minkie Sapiro e Jake Shreier e lo scrittore Dave Holstein. Con questa azione artistica corale il mondo caleidoscopico di Kidding risulta estremamente realistico, tanto da lasciare allo spettatore un malessere latente. Vi renderete conto di ciò sia durante la serie che nei sconcertanti colpi di scena finali.

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Lo scopo di Kidding non è esclusivamente perseguito per vie concettuali ma, come ovvio che sia, trova casa anche nella messa in scena. Il colorato mondo di Mr. Pickles viene accompagnato da una colonna sonora disturbante – che ricorda Stranger Things – da scene di sesso grottesche e violente, da “sermoni” agghiaccianti e veri (discorso sul cecchino). Per rendere l’idea di ciò che stiamo dicendo basti pensare alla scena che alterna spezzoni del programma per bambini a una scabrosa scena di sesso animale tra due tossici strafatti di cocaina. Un pugno nell’occhio e due nello stomaco.

La rottura è guarigione ama ripetere la serie, citando la cultura giapponese, nelle sue ultime battute, eppure non troviamo affinità tra questa filosofia e ciò che vediamo sullo schermo.

Kidding serie tv Jim Carrey Catherine Keener

Inutile negare che la grandezza di Kidding trova in Jim Carrey il suo primo fautore. Il noto attore canadese sembra quasi interpretare se stesso e riesce a rinunciare alla sua formidabile mimica facciale ottenendo una interpretazione più autentica e verace. Sicuramente una delle sue migliori performance. Da elogiare anche tutti gli altri attori, compreso il piccolo Cole Allen. Una specifica menzione va fatta a Frank Langella che dona un personaggio ricco di chiaroscuri, complesso e punto di congiunzione tra la follia anarchica di Jeff e la rozzezza del mondo che ci circonda.

Pertanto,  non sottovalutate Kidding, non perdetelo, è un chiaro esempio di come la televisone possa essere estremamente autoriale, critica e edificante. E poi c’è Jim Carrey, vi serve altro?

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