R+R=NOW – Recensione Collagically Speaking

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Il collettivo R+R=NOW crea una musica senza confini o paratie.

R+R=NOW è il nome del nuovo progetto di Robert Glasper. Chi è Robert Glasper? Solo uno dei più importanti pianisti jazz e fusion degli ultimi dieci anni. Nella sua carriera, Glasper ha unito uno stile jazz pianistico di stampo classico ad influenze soul, R&B e fusion. Nei suoi lavori, e specie con l’album Black Radio (2012), Glasper cerca di creare una unione di tutti gli stili di musica “nera”, compreso l’hip-hop.

Un’operazione un pò simile a quella attuata da Flying Lotus nel suo disco You’re Dead (2014), o da Kendrick Lamar in To Pimp a Butterfly (2015, nel quale Glasper tra l’altro suona). L’approccio di Robert Glasper è tuttavia molto più strumentale che lirico. Anche in questo nuovo album, sono le improvvisazioni e le derive strumentali a farla da padrone: basti sentire una canzone come Resting Warrior, a metà disco.

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Come parlare di questo album? Cominciamo a sciorinare un pò di nomi: Christian Scott, Derrick Hodge, Justin Tyson, Taylor McFerrin e Terrace Martin sono i cinque strumentisti che fanno parte del collettivo. Chi conosce un minimo la musica jazz contemporanea, non può non essersi imbattuto in questi nomi. Ad essi si associano altri collaboratori, ed il lavoro complessivo non può così che risultare completo e imponente.

Nella sua interezza, Collagically Speaking non è solo un disco per gli amanti del jazz, o della musica nera; è un disco per gli amanti della musica, punto. La gamma di influenze toccate è talmente ampia che cercare di descriverle tutte è una vera sfida. Da Stevie Wonder al smooth jazz, dall’hard bop al soul/R&B contemporaneo. Tracce di hip-hop poetico e discreti synths contornano il tutto. Come atmosfere, l’album si configura come leggero, sofisticato, apparentemente easy listening.

Ma con qualcosa, anzi molto, in più.

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Collagically Speaking degli R+R=NOW vuole essere infatti un album attuale, che prende il meglio della scena musicale contemporanea e lo fonde in un lavoro profondo, sensuale ma anche forte e reattivo. E c’è davvero l’imbarazzo della scelta, tra Change of Tone, Colors in the Dark, HER=NOW. Tutte canzoni che, con il resto del disco, cercano di creare la musica “nera” del futuro. Un complesso di influenze e stili mescolati tra loro, senza più confini e paratie. Una musica davvero “libera”.

Se c’è qualcosa che potrebbe essere osservato a sfavore di Collagically Speaking, però, questa sarebbe una certa mancanza di originalità. Per meglio dire, la musica che si ascolta in questo album non è nulla di nuovo: tutto già sentito, qua e là, in giro, negli ultimi cinquant’anni. Questo è il genere di critica che viene mossa anche a capolavori mastodontici come The Epic di Kamasi Washington (2015): lo sfruttamento di clichè che vengono in qualche modo ringiovaniti e aggiornati.

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Ma noi crediamo che nella scena jazz attuale ci siano due direzioni: gli artisti che intendono sperimentare, come Colin Stetson o i BADBADNOTGOOD, vanno verso una. Gli altri, pianisti, sassofonisti, trombettisti, batteristi, vanno verso l’altra. Questi ultimi, tra cui Robert Glasper, tendono costantemente, un pò è vero, a voler rifare “il punto”, a riassumere quanto già detto e già visto in forme però nuove. Le critiche in questo senso a Collagically Speaking non sarebbero del tutto ingiustificate.

C’è sempre però una tendenza unificante nella scena nera contemporanea: la fusione dei generi. Queste critiche decadono nel momento in cui gli artisti, non importa se alla vecchia o alla nuova maniera, spingono costantemente non tanto per un’innovazione, quanto per un abbattimento dei confini. Questo ci sembra ben più importante in questo momento storico e culturale, in musica come altrove.

E Robert Glasper, questo album lo dimostra, si trova in prima linea.

https://open.spotify.com/album/4odXFRfbmTNdyjiidyDgDb

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Anno: 2018
Genere: Jazz, Fusion