Seven Sisters – La recensione

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Seven Sisters – Recensione

Il film ci trasporta in un futuro distopico dove il nostro Pianeta ha un grosso problema di sovrappopolazione. Per questo motivo viene istituita la legge del figlio unico: ogni famiglia ha il diritto di crescere un solo bambino, eventuali fratelli o sorelle verranno ibernati per essere risvegliati in un futuro migliore. La storia ha inizio quando una donna partorisce sette gemelle e non sopravvive. Il padre, nonno delle piccole, decide di educarle in modo da ingannare il sistema, non volendo rinunciare alle sue nipoti.  Sette ragazze chiamate con i nomi della settimana, che possono uscire di casa rispettivamente il proprio giorno della settimana. Iniziano sin da piccole a coltivare un’identità sociale e successivamente anche professionale, che non dà spazio alla loro individualità ma che racchiude un po’ quella di tutte e sette. Ma l’imprevisto è dietro l’angolo, Lunedì esce nel suo giorno per andare a lavoro, ma non fa ritorno a casa.

Seven sisters - Recensione

Seven Sisters – Recensione

Tommy Wirkola ci porta questo prodotto, uscito in anteprima su Netflix poi arrivato nelle sale italiane. In origine aveva un titolo molto diverso, che spingeva in una direzione più chiara: What Happened to Monday (Cosa è successo a Lunedì). La sceneggiatura non si può definire particolarmente brillante, e gli eventi nel film si susseguono uno dopo l’altro con frenesia, come per paura di perdere l’attenzione dello spettatore. Elemento che ci porta al problema principale del film: il conoscere e provare empatia per le protagoniste. Abbiamo davanti sette personaggi principali, esteticamente molto diversi grazie a capelli e trucco, ma che non conosciamo più profondamente. Ci vengono presentate diverse scene della loro infanzia, ma perlopiù funzionali per eventi pratici successivi. Si arriva alla metà del film senza aver conosciuto, e quindi simpatizzato, nemmeno una delle sette sorelle. Conseguentemente, non entrando in sintonia con i personaggi, gli avvenimenti non scatenano alcuna empatia.

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Seven Sisters – Recensione

Lo spazio alle scene di azione, inseguimento e lotta è ben distribuito invece, in alcuni punti anche in maniera superflua ed inverosimile. Appare chiaro che il film vuole dar spazio all’adrenalina e all’intrattenimento non alla sostanza. Inoltre anche il concetto di base del film non è del tutto originale, lo show Orphan Black ha portato già l’idea sugli schermi (parliamo di cloni invece che di sorelle gemelle). Nello show, a differenza del film, si ha il tempo di conoscere e comprendere le differenze tra le ragazze dello stesso aspetto; un punto fondamentale per appassionarsi alle vicende. Veniamo all’interpretazione dell’attrice centrale all’interno del film: Noomi Rapace. Sicuramente un lavoro enorme, dato che è presente per tutta la durata del film ma la Rapace è un po’ sopra le righe. Si ritrova inevitabilmente ad interpretare situazioni drammatiche ed appare troppo caricata. Per quanto riguarda gli altri attori abbiamo un Willem Defoe che interpreta il nonno delle ragazze, buttato lì in modo anonimo e Glenn Close nei panni di una senatrice che invece ci offre una buona performance.

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Seven Sisters - Recensione

Seven Sisters – Recensione

L’universo circostante creato da Wirkola appare piuttosto anonimo negli edifici, negli interni e nelle atmosfere; è presente un solo autoveicolo ‘futuristico’ che non rende l’idea di mondo moderno e tecnologico. Per quanto riguarda l’epilogo, il colpo di scena arriva ed è anche imprevedibile, ma non riesce a risollevare il tutto dopo quasi due ore di inseguimenti frenetici. Seven sisters non è un film pessimo, ma si poteva ottenere qualcosa di meglio da questa sceneggiatura? Decisamente sì.