Smetto Quando Voglio – Ad Honorem – La recensione in anteprima

Smetto Quando Voglio - Ad Honorem - La recensione in anteprima - Il capitolo conclusivo della saga creata da Sydney Sibilia.

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Dopo essersi distinto come uno dei migliori prodotti cinematografici degli ultimi anni in Italia, Sydney Sibilia torna sul grande schermo con il capitolo conclusivo della saga “Smetto Quando Voglio“.

Con il ritorno dell’intero cast e continuità con i precedenti capitoli, si chiude una serie di successo che deve far riflettere il cinema italiano. “Smetto Quando Voglio – Ad Honorem” uscirà nei cinema il 30 novembre 2017, a pochi mesi di distanza dal precedente “Masterclass“.

Smetto Quando Voglio – Ad Honorem – La recensione in anteprima – È evidente che non siamo di fronte ad una improvvisazione per cavalcare l’onda del successo dei primi due capitoli. “Ad Honorem” è un film pensato e ben ragionato da Sibilia, che si incastra perfettamente nella trilogia che va a concludere. Dopo essere stati imprigionati nuovamente ed accusati di aver prodotto la smart drug, Sopox, Pietro Zinni (Edoardo Leo) e banda, devono fuggire dal carcere per porre fine al malvagio piano ordito dal misterioso uomo responsabile della produzione di gas nervino. Ritenuto pazzo, Zinni riesce a farsi spostare a Rebibbia per incontrare il Murena, che gli racconterà la storia di Walter Mercurio, l’uomo dietro a Sopox.

La cifra stilistica è ben riconoscibile fin da subito. Veniamo immediatamente sparati nell’universo della saga e al centro dell’azione, ripartendo proprio dalla nuova minaccia palesatasi nel finale dello scorso capitolo. La Banda dei Ricercatori, riunita nel carcere di Rebibbia, continua a funzionare alla perfezione. I vari Valerio Aprea, Stefano Fresi, Paolo Calabresi, Libero De Rienzo, Lorenzo Lavia, Pietro Sermonti e Marco Bonini sono nuovamente il motore della pellicola. Il numero di gag si riduce per necessità di narrazione e forse potrebbe lasciare un leggero vuoto per una fetta di pubblico. Un vuoto che però è stato colmato sapientemente da Sibilia con elementi da thriller frenetico ed heist movie.

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Ma è dal villain che si nota la differenza rispetto agli altri capitoli

Soltanto abbozzato nel primo capitolo, il Murena (Neri Marcorè) torna in scena diventando un personaggio ben caratterizzato e determinante. Allo stesso modo, Mercurio (Luigi Lo Cascio) va ben oltre la macchietta. Il flashback usato per raccontare il suo passato è vitale nel creare un cattivo credibile e temibile. Un cattivo, anch’esso proveniente dal mondo accademico, che saprà dare del filo da torcere alla Banda.

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Visivamente invece ci troviamo in perfetta continuità con il passato. La fotografia satura e la regia di Sibilia non si possono confondere, dandoci l’impressione di non aver mai staccato gli occhi dal capitolo precedente. Anche le scelte musicali sono coerenti, con i brani usati principalmente a commento delle scene più intense.

Il film, nel complesso, risulta quindi perfettamente calato nell’universo che il regista ha saputo creare, distinguendosi in maniera netta dalla produzione italiana contemporanea. Va dunque a concludere una delle saghe più amate dal pubblico degli ultimi anni nel migliore dei modi, continuando nel solco già ben segnato ma senza sprofondarci. Una saga che più di tutte ha saputo guardare alla serialità ed alla verve tipicamente americana per declinarla all’italiana, miscelando sapientemente comicità e satira sociale.

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Sul suo futuro, Sibilia ha intanto dichiarato:

il mio prossimo film non avrà “smetto” nel titolo, potete scriverlo perché questa è la notizia! Sono il primo a non sapere dove andrò adesso e a essere curioso su quello che farò, ma di sicuro non renderò seriale l’universo della banda, anche se all’inizio mi avevano proposto dei prequel. Dopo la forza di una banda vorrei raccontare la forza di un singolo, però, questo posso dirvelo».

Un successo che deve far riflettere il mondo cinematografico italiano e che insieme a prodotti come Lo Chiamavano Jeeg Robot di Gabriele Mainetti, rappresentano la prova che non solo un nuovo di vedere il cinema è possibile, ma che ha già un riscontro positivo ed una generazione pronta a supportarlo. Ora che la trilogia è stata completata, è il momento per Sibilia di confermare quanto di buono fatto con la saga degli “Smetto”. Un compito non semplicissimo per il regista salernitano, che di certo non mancherà di far parlare nuovamente di sé.

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