King Gizzard & the Lizard Wizard – Recensione Polygondwanaland

Condividi l'articolo

I King Gizzard & the Lizard Wizard scrivono un altro capitolo della loro storia

I King Gizzard & the Lizard Wizard hanno pubblicato quattro album (finora) nel 2017. Uno, Flying Microtonal Banana, è uno dei loro migliori nonché uno dei migliori dell’anno. Un altro, Sketches of Brunswick East, è un esperimento di jazz fusion, interessante ma non particolarmente entusiasmante.

Gli altri due, Murder of the Universe e Polygondwanaland (quest’ultimo qui recensito) cadono più o meno allo stesso livello.

Entrambi sono buoni album, ma non reggono il confronto con Flying Microtonal Banana o Nonagon Infinity (2016). Nel 2017 la band australiana ha programmato di pubblicare ben cinque album (ne manca uno), ma si sa, spesso la quantità è indirettamente proporzionale alla qualità.

King Gizzard 3

In questo senso anche Polygondwanaland mostra idee ripetitive, già ampiamente esplorate dal gruppo, e che non riescono a brillare perciò per originalità.

Anche questo album, come molti altri dei King Gizzard, è un unico flusso di canzoni in stile acid/prog tutte legate tra loro, tra passaggi psichedelici, scale orientali, cambi di tempo e occasionali incursioni di elettronica ed hard rock.

LEGGI ANCHE:  Mars for the Rich: il videogioco stile Doom dei King Gizzard

Insomma: godibile, ma nulla più.

Se si ascolta l’intera discografia del gruppo, si può ben cogliere come le musiche qui presenti siano già state ben distribuite in album precedenti, come in I’m in Your Mind Fuzz (2014). Si rimpiangono invece divagazioni verso atmosfere più psychedelic folk, come in Paper Mâché Dream Balloon (2015).

Intendiamoci, il disco è lungi dall’essere banale o scontato: le ultime tre canzoni per esempio paiono possedere un ottimo sprint. Semplicemente, manca qui quella carica e di quella convinzione che invece è ben presente in altri lavori del gruppo.

King Gizzard 4

Non possiamo ancora dire che i King Gizzard si stiano ripiegando su sé stessi (sono attivi solo dal 2010), ma sarebbe bello, dopo dodici album, vederli esplorare territori nuovi.

Una curiosità interessante riguardo all’album: le canzoni sono state messe online gratuitamente, e la band ha invitato i fan a masterizzarle, scambiarle e diffonderle liberamente.