Un Bacio – Recensione del film

Dall' omonimo romanzo di Ivan Cotroneo, un crudo ritratto dell'adolescenza contemporanea

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E se arrivato a quarant’anni non hai amici… bé, datti da fare. Perché sono loro che ti salvano, loro e basta.

Torniamo con la mente ai nostri 16 anni.

A quando, nel pieno della nostra adolescenza, cercavamo di trovare quella che sarebbe stata la nostra identità. Un percorso difficile, lastricato da pregiudizi, imposizioni ed etichette che facevano apparire la nostra vita come una dolorosa prigione. È con una situazione analoga a quella appena descritta che inizia Un Bacio, film del 2016 del regista italiano Ivan Cotroneo (autore dell’omonimo romanzo, da cui è tratto il film e ispirato a un fatto di cronaca, l’omicidio di Larry King). La voce di Blu, una dei protagonisti, ci accompagnerà per tutta la visione del film, scandendo le scene con alcuni estratti dal suo diario privato, in cui dialoga con la se stessa del futuro.

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Veniamo quindi trasportati in una fredda cittadina di provincia del nord Italia, e conosciamo i personaggi principali attorno ai quali ruoterà tutta la storia: Blu, Lorenzo e Antonio. Blu è una ragazza molto abile nello scrivere che all’interno della scuola viene emarginata e considerata “facile” dalle sue compagne di classe. Lorenzo, orfano di entrambi i genitori e apertamente gay, viene preso subito di mira dai compagni di scuola e da alcuni insegnanti. Infine Antonio, asso della squadra di pallacanestro della scuola è un ragazzo molto introverso, al punto da essere considerato ritardato da tutti gli altri compagni di scuola.

Le vite dei tre ragazzi si intrecceranno, fino a creare un sodalizio così unito che li aiuterà ad alleviare le loro sofferenze dovute al loro status di emarginati.

Troveranno comprensione e complicità con la certezza di poter contare sempre l’uno sull’altro. L’idillio resterà tale fino a quando qualcosa incrinerà il loro rapporto e condurrà la loro storia ad un crescendo di emozioni e ad un finale tutt’altro che scontato. Un viaggio che ci farà immergere a poco a poco nelle vite dei protagonisti, toccando con realismo e maturità tematiche attualissime come, l’omofobia, l’emarginazione e il disagio giovanile.

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Da sinistra verso destra: Leonardo Pazzagli, Valentina Romani e Rimau Grillo Ritzberg, in una scena del film.

Anche il ruolo dei genitori dei tre ragazzi è fondamentale all’interno della storia, anche se è un’arma a doppio taglio. Se da una parte sono molto amorevoli, protettivi e presenti nella vita dei protagonisti, dall’altra sono i primi a boicottare il loro percorso di crescita, instillando nei ragazzi tutte le loro insicurezze, i loro dubbi e le proprie paure.

Ognuno dei protagonisti cerca , nel suo piccolo, un modo per evadere dalla realtà, ma è solo attraverso la loro amicizia che i tre raggiungono un ‘apparente e momentanea, condizione di serenità, imparando ad accettarsi e a farsi accettare per quello che sono.

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L’opera è stata al centro di un importante progetto, che ha coinvolto scuola e cinema, nella lotta contro il bullismo, ed è stata proiettata nei cinema di tutta Italia, richiamando migliaia di studenti.

Una menzione speciale va sicuramente alla colonna sonora che presenta molti artisti di spicco del panorama musicale internazionale. Troviamo artisti molto diversi, ma allo stesso tempo, molto simili tra loro come, i Placebo, Mika, i New Order e Lady Gaga. Artisti con un’ identità ben precisa, e con un messaggio molto in sintonia con le argomentazioni della pellicola. I Placebo, che con la loro Loud Like Love, che apre e chiude il film, si sono sempre definiti come “outsiders (emarginati) che fanno musica per outsiders”. E Mika, icona pop, che da sempre si batte contro ogni forma di intolleranza, ha rilasciato un video per il remix della sua canzone Hurts, contenente alcune scene tratte dal film.

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Un prodotto assolutamente da vedere e rivedere che spicca nel panorama italiano attuale e che si impone come manifesto per la libertà di espressione e per la lotta contro l’intolleranza nei confronti delle diversità. Le scene forti e i delicati temi affrontati faranno riflettere ogni tipologia di fruitore, grazie a una messa in scena molto discreta e mai volgare.

La narrazione scorre sempre in maniera fluida, senza mai essere noiosa, anche grazie ai personaggi principali che entrano nel cuore dello spettatore fin dal primo momento.

Un’ opera che non ha niente di scontato, nessuna rappresentazione stereotipata e che fa dell’originalità il suo punto di forza.
Il messaggio finale che Cotroneo vuole dare al pubblico è potente e chiaro, ed è rivolto a tutti gli adolescenti che affrontano il periodo più difficile della loro vita: non abbiate paura.
Perché come dice Blu nel finale, “bastava veramente poco”.