La Hollywood Classica – La finestra sul cortile: Hitchcock e il Voyeurismo

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La finestra sul cortile (Rear Window) è un film del 1954. Ispirato all’omonimo racconto di Cornell Woolrich, Alfred Hitchcock ne modificò il soggetto.

Jeff (James Stewart) è un fotografo, a causa di un infortunio alla gamba è impossibilitato a muoversi perciò inganna il tempo a spiare i vicini dalla finestra con la sua macchina fotografica dotata di teleobiettivo. A destare la sua particolare attenzione è l’appartamento dei Thorwald: ad incuriosirlo sarà l’improvvisa sparizione di uno dei due coniugi, la moglie. La sua “partner” Lisa (Grace Kelly) e Stella, la sua domestica, dapprima scettiche ed in pensiero per l’eccessiva indiscrezione di Jeff, si convinceranno anch’esse che qualcosa di strano stia realmente accadendo in quell’appartamento e lo aiuteranno con l’indagine.

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Alfred Hitchcock crea una perfetta struttura a due livelli per quanto riguarda l’organizzazione del testo filmico: da una parte la descrizione dell’intrigo e tutti i suoi sviluppi diegetici e meccanismi spettatoriali legati alla celebre impronta hitchcockiana della suspance; dall’altra un approfondimento del linguaggio cinematografico riguardo il comparto tecnico: mette in risalto materiale ed attrezzature.

Non è di certo un caso che Jeff sia un fotoreporter costretto a letto: l’immobilità di Jeff metaforicamente è quella dello spettatore.

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Inoltre la connessione interno/esterno è la stessa dello spettatore/schermo. Le finestre e le persone osservate da Jeff attraverso l’obbiettivo saranno quindi schermo nello schermo. Ciò che viene ripetutamente propinato dalla pellicola sono quindi gli elementi profilmici (binolocolo, attrezzatura fotografica, obbiettivi).

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Un altro aspetto fondamentale è la rappresentazione del voyeurismo. Un voyeur è colui che prova piacere nell’atto dell’osservazione, Jeff si differenzia dallo spettatore cinematografico – il voyeur per antonomasia – poichè appartiene allo stesso universo dell’oggetto di sguardo, mentre il Cinema si compone di assenza reale dei personaggi in quanto fisicità: la rottura della condizione di spettatore di Jeff all’interno della narrazione filmica avverrà quando il personaggio di Lisa, che vestirà così il doppio ruolo di personaggio/spettatrice, s’introdurrà nell’appartamento dei Thorwald facendo così scoprire anche Jeff dall’assassino che gli lancerà uno sguardo diretto.

A New York la pena prevista per i guardoni è di sei mesi in una casa di lavoro e là non ci sono davvero finestre, in passato invece gli cavavano gli occhi con un ferro arroventato, quelle Giunoni in bikini che lei guarda con tanto interesse valgono una simile penitenza?Oh, Signore, siamo diventati una razza di guardoni!

-Stella

Questo passaggio dall’essere soggetto di sguardo ad oggetto di sguardo può aprire un’altra questione sulla percezione dello sguardo del protagonista. Lisa, fin dall’inizio, prova più volte a sedurre Jeff che risulta però sempre restio: nel momento in cui la donna si troverà nella condizione di essere oggetto di sguardo (ovvero quando supererà lo spazio tra la finestra e l’appartamento) anche l’interesse di Jeff nei suoi confronti subira una mutazione: attuando una vera e propria seduzione cinematografica.

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Paradossalmente è Thorwald che alla fine entra bruscamente nell’appartamento di Jeff, aggredendolo. E nello stesso modo in cui il Cinema a volte entra in quello spazio intimo e personale mescolandosi con la vita vera, ora Jeff non osserva più: vittima della sua stessa colpa e perversione.

Grazie ad uno sviluppo magistrale della diegesi ed un’accurata costruzione dello scenario (per alcune inquadrature di balconi e finestre Hitchcock s’ispirò alle opere del pittore Edward Hopper) il Maestro della Suspance riesce a creare un gioco in cui Filmico e Profilmico collaborano insieme mostrando tutta la loro essenza. 

Niente avrebbe potuto impedirmi di girare questo film perché il mio amore per il cinema è più forte di qualsiasi morale.
A. Hitchcock