I migliori 10 home invasion di sempre

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Cane di paglia di Sam Peckinpah (1971)

Un matematico si trasferisce con la moglie nel paesino della Cornovaglia dove lei è cresciuta. La comunità maschile del villaggio si rivelerà una minaccia per il loro benessere, già messo in discussione dalle difficoltà dell’uomo a conciliare lo studio col proprio rapporto di coppia e dagli incauti atteggiamenti provocatori della donna nei confronti dei muratori che lavorano presso di loro. La violenza è lì lì per esplodere, e coinvolgerà tutti.
Frainteso alla sua uscita, tacciato di misoginia e di elogio alla difesa armata della proprietà privata, Cane di paglia è in realtà un dolente saggio visivo sull’irreprimibile natura animalesca dell’uomo, quella che si manifesta, non a caso, nella strenua difesa del proprio territorio e nell’affermazione della propria autorità a discapito del sesso debole (preda anch’esso qui, nella stessa misura in cui lo è il maschio, dei suoi istinti primitivi ed infantili).
Sam Peckinpah (Il mucchio selvaggio, Pat Garrett & Billy the kid), lontano dal western (nelle ambientazioni ma non nello spirito) per la prima volta nella sua carriera, firma qui un altro dei suoi capolavori: limita all’essenziale i rallenty caratteristici della propria cifra stilistica (atti ad enfatizzare le esplosioni di violenza dei suoi personaggi), lavora come meglio non si potrebbe sul montaggio concettuale (da ricordate tra tutte la sequenza che lega parallelamente lo stupro ed il tiro al piccione) e ci regala le più pungenti stilettate della sua solita e beffarda ironia (il girotondo dei bambini tra le lapidi del cimitero che accompagna i titoli di testa). Imprescindibile.

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