#CinemaAsiatico – Da Derek Yee a Yasujiro Ozu

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In questa nuova puntata, prenderemo in considerazione, come al solito, cinque titoli. Ricordiamo che l’intento è quello di farvi scoprire le numerose perle, che si nascondono, all’interno del cinema asiatico. Se non conoscete registi come Takeshi Kitano, Shinya Tsukamoto, Kim Ki-duk e Tetsuya Nakashima, questa rubrica può diventare un ottimo punto di partenza.

One Nite In Mongkok di Derek Yee (2004)

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Proveniente dalla Cina, la pellicola diretta da Derek Yee è un noir sorprendente. Non per la sua originalità, ma per come il regista riesce a narrare l’intera storia, avvalendosi di un buon montaggio e una sceneggiatura dal ritmo frenetico e mai noiosa. La storia narra le vicende di un killer professionista, ingaggiato da un mafioso per uccidere un potente boss. Dopo aver conosciuto una prostituta, interpretata dalla bellissima Cecilia Cheung, l’uomo tenterà di nascondersi dalla polizia, che sembra avere qualche strana connessione con il mafioso che l’ha assoldato. La pellicola è uscita anche in Italia, in una versione home video. Un’autentica chicca per gli amanti del genere.

In The Mood For Love di Wong Kar-Wai (2000)

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Esistono molti modi per definire questa pellicola. Intensa, poetica, romantica, sublime. Una storia fatta di sguardi, di pregiudizi, parole non dette. La trama ruota attorno a due vicini di casa. Lui scrittore e giornalista, lei moglie di un importante dirigente. Entrambi fragili, traditi dal proprio partner, spaventati, ma al tempo stesso affascinati. Wong Kar-Wai tratta il tema della solitudine in maniera delicata, facendolo diventare impalpabile e ipnotico. Un tema musicale ipnotico e che diventa parte integrante della pellicola. Uno dei migliori film della storia del cinema.

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Sonatine di Takeshi Kitano (1993)

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Dopo aver affrontato, sempre in questa rubrica, il suo primo film da regista Violent Cop, torniamo a parlare di un autore a cui bastano pochi elementi per sorprendere lo spettatore. Dettagli come il silenzio, caratteristica essenziale del suo cinema, che ricorre anche in questa pellicola per mostrare un’esistenza fallita, dominata dalla paura e spezzata da una violenza improvvisa e mai forzata. Un criminale stanco, che attraverso il mare dimentica la sua vera responsabilità, riscoprendo il piacere della compagnia. Una rivisitazione del genere semplice ed incredibilmente originale, che trova la sua massima espressione grazie a un finale potente e riflessivo.

Father and Son di Hirokazu Koreeda (2013)

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Un film sullo scambio di bambini, sulle conseguenze di un gesto che cambierà per sempre le vite di due famiglie completamente diverse tra loro, ma anche una riflessione sull’infanzia. Hirokazu Koreeda, un regista che potrebbe tornare presto in questa rubrica, dirige il tutto con estrema delicatezza, regalandoci momenti davvero intensi e intimi. Una storia emozionante, che racconta il tema della paternità in maniera coinvolgente e mai banale, centrando il cuore dello spettatore al primo colpo. Una rappresentazione pura della vita in cui ognuno di può imparare moltissime cose.

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Tarda Primavera di Yasujiro Ozu (1949)

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Yasujiro Ozu è un regista che ogni cinefilo che si rispetti dovrebbe conoscere. I suoi film, diretti con uno stile raffinato ed elegante, hanno quasi sempre a che fare con la nostalgia, la speranza, caratteristiche che il regista conosce bene e riesce a caratterizzare nel migliore dei modi. Tarda Primavera è la storia di un padre e una figlia. Una donna che non può fare a meno di pensare al suo futuro, alla sua vita matrimoniale, ma che desidera anche a rimanere accanto a suo padre, ormai vedovo e anziano. Una pellicola malinconica, sorretta da immagini poetiche e dialoghi meravigliosi. Una storia che ci insegna, grazie anche a una delle frasi più belle di questo film, come la felicità non sia un dono, ma qualcosa che bisogno creare. Incantevole come pochi.