Avada Kedavra: cosa significano le parole della maledizione mortale in Harry Potter?

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Avada Kedavra è la maledizione che uccide nel mondo di Harry Potter: tutti conoscono le fatali parole, ma cosa significano di preciso e da dove è nata l’idea?

Avada Kedavra: la maledizione che uccide

Avada Kedavra sono due parole che chi conosce il mondo di Harry Potter ricorda bene: si tratta infatti della formula utilizzata per scagliare l’anatema che uccide, ossia la magia specifica per causare la morte di un altro essere umano o creatura. E non è di secondaria importanza: la stessa famosa cicatrice di Harry, per esempio, è stata causata proprio da questa maledizione.

Harry vi è sopravvissuto, come è noto, grazie alla protezione della madre morta per salvarlo; ma il suo è davvero un caso unico. Avada Kedavra di norma uccide senza ferire e lasciare traccia, ma inevitabilmente. Tra le vittime famose ci sono personaggi di primaria importanza come Albus Silente, ucciso (di concerto, in realtà) da Severus Piton.

Le maledizioni senza perdono

Avada Kedavra è una delle tre maledizioni senza perdono, il cui uso nel mondo dei maghi è illegale pena la carcerazione a vita ad Azkaban. Le altre due sono la maledizione Cruciatus, che infligge una terribile tortura, e la maledizione Imperius, che consente al mago o alla strega che la scaglia di controllare le menti e le azioni altrui.

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Queste maledizioni sono specialmente utilizzate dai mangiamorte e dai seguaci di Voldemort (oltre che da lui stesso) ma in molti casi altri ne hanno fatto uso. Per esempio Barty Crouch Sr. autorizzò gli Auror a usarle durante la prima guerra contro Voldemort. E in Hogwarts Legacy ne fa uso fatale il quindicenne Sebastian Sallow.

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Il protagonista scaglia Avada Kedavra contro un troll in Hogwarts Legacy

Il desiderio di fare del male

Quando Barty Crouch Jr. (travestito da Malocchio Moody) fa mostra delle tre maledizioni senza perdono durante la lezione di Difesa Contro le Arti Oscure per la classe di Harry, torturando e uccidendo dei ragni, specifica che per eseguirle occorre avere un grande potere magico; sostiene che scagliando l’anatema che uccide contro di lui anche tutti gli studenti presenti insieme non gli farebbero neanche “uscire il sangue dal naso”.

Parimenti, Bellatrix Lestrange canzona Harry quando cerca di colpirla con la maledizione Cruciatus, sostenendo che “Devi volerlo, Potter!”, cioè si deve davvero desiderare fare del male. Cosa che traccia tanto più un confine tra l’innocente e onesto Harry e il corrotto e malefico Voldemort, quando nello scontro finale tra i due Harry sceglie non un incantesimo offensivo ma l’Expelliarmus, l’incanto per disarmare, per difendersi contro l’Avada Kedavra del Mago Oscuro.

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“Perisci come la parola”

Ciò detto, da dove viene questa ormai celeberrima formula magica? Prima di tutto, c’è da notare un’istintiva somiglianza con un’altra formula famosa, spesso utilizzata quando si parla di maghi al di fuori di quelli del mondo di Harry Potter: Abracadabra. Una scelta effettuata con furbizia dalla Rowling: secondo l’autrice l’espressione viene dall’aramaico antico e significa: “Lascia che le cose vengano distrutte“.

In realtà secondo gli esperti centrerebbe piuttosto l’espressione dei Caldei: “Abbada ke dabra”, che significa: “Perisci come la parola” (una volta enunciata, una parola “muore”). Un’altra ipotesi richiama un’altra frase in aramaico: “Avra kehdabra”, che vuol dire “Creerò quando parlo“, cioè il contrario del primo significato preso in esame e, quindi, meno probabile come origine di Avada Kedavra. In ogni caso, ora lo sapete; e avete anche appreso qualche parolina di aramaico!

Fonte: CBR

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Voldemort scaglia Avada Kedavra in Harry Potter e i Doni della Morte Pt. 2