“Povere Creature” uscirà nelle sale italiane il 25 gennaio 2024. Una vera ventata di aria fresca, per l’estetica cinematografica, la tecnica e il contenuto.
Povere Creature, la Trama
Bella Baxter (una formidabile Emma Stone) è la bellissima creatura del Dott. Godwin Baxter (Willem Dafoe) tornata alla vita grazie agli esperimenti del tormentato medico chirurgo. Una rinascita di anima e di pensiero resa possibile grazie al trapianto di cervello di un figlio mai nato. Inevitabile il riferimento a Tim Burton, anche se il regista greco lo asciuga delle componenti dark iniettandoci un mondo a colori, così come è apprezzabile il riferimento a un classico come “Il Dott. Frankenstein”.
Bella però non presenta un aspetto ripugnante, tutt’altro: è intelligente e perspicace e rappresenta la purezza di chi, tornando alla vita con assoluta ingenuità, dovrà scontrarsi con la mostruosità degli uomini e del mondo. Con il passare del tempo la protagonista cresce, conosce, sperimenta, comprende e ritrova sé stessa, attraverso gli altri. Fondamentale sarà l’incontro con l’avvocato casanova Duncan Wedderburn (uno straordinario e inaspettato Mark Ruffalo), un arrogante borghese che permetterà a Bella di viaggiare e conoscere le bellezze e le disgrazie del mondo.
Povere Creature, la Recensione
Una ventata di aria fresca. Per l’innovazione cinematografica, l’estetica, per il contenuto. Yorgos Lanthimos dirige e scrive questo film con Tony McNamara, offrendo numerosi momenti di divertimento ma anche spunti di riflessione. Liberandosi completamente dalle costrizioni sociali, la volontà è quella di tornare al senso primordiale di meraviglia nello scoprire il mondo, tipico dell’infanzia. “È un’affascinante attrazione nei confronti della purezza, di qualcosa che non è ancora stato rovinato. Un desiderio di possedere qualcosa che forse ci ricorda chi eravamo in passato e ci spinge a voler ritrovare quell’innocenza in noi stessi”. Commenta sul film Emma Stone.
Non solo. Questa è una storia coraggiosa, perché parla di cosa significhi essere una donna determinata e libera. Una donna che non si chiede mai cosa pensino gli altri di lei, semplicemente non crede di essere di loro proprietà. Rifiuta le rigidità del patrigno, le preoccupazioni del futuro marito (Ramy Youssef nel ruolo di Max McCandless) le gelosie ossessive del narcisista dandy Wedderburn e il cinismo dell’avventuriero Harry Astley (Jerrod Carmichael). E lo fa grazie a una presa di consapevolezza progressiva, attraverso lo studio e l’emancipazione del corpo femminile. In “Povere Creature” la rappresentazione della sessualità femminile è estremamente moderna, perché è in grado di esplorare il sesso senza tabù e soprattutto sensi di colpa.
I personaggi maschili
Accanto ai temi della sessualità e delle costrizioni sociali, il film indaga proprio questo, il bisogno di controllo e possesso dell’uomo sulla donna, tipico di una certa mentalità maschilista e retrograda. McNamara descrive il film come una feroce satira sugli uomini: “Povere Creature esplora in profondità il modo in cui gli uomini vedono le donne, la pressione a cui le sottopongono e la loro convinzione che le donne siano lì per servirli”, spiega. “Eravamo estremamente coscienti delle politiche sociali di questa storia e del loro legame con il mondo di oggi”. Ai personaggi maschili – che gli attori riescono a rendere più umani e fragili grazie ad un’interpretazione mai banale, intensa ed espressiva – fanno da contraltare le figure femminili di Bella e Martha Von Kurtzroc (la leggendaria Hanna Schygulla). Donne che rimangono fedeli alla propria identità e umanità, manifestando l’entusiasmo per la vita e per i rapporti interumani sani.
L’ estetica del film
Impossibile non soffermarsi anche sull’estetica del film. Lanthimos ha posto molta attenzione alla scenografia, alla scelta delle luci e alla fotografia. I due scenografi (James Price, Shona Heath) hanno lasciato tutti a bocca aperta per il modo di rielaborare le città in modo peculiare e fantasioso, con elementi tipici dello stile steampunk. La sensazione è quella di trovarsi costantemente in un’atmosfera surreale, collocata talvolta nel passato, talvolta in un futuro distopico. Degno di nota anche il senso dell’umorismo di Lanthimos, già conosciuto ne Il sacrificio del cervo sacro e The Lobster, che grazie alla scenografia si avvale della ricostruzione fantastica di una metaforica Isola del dottor Moreau in cui sono presenti simpatici animali dagli incroci bizzarri. Una visione distorta dell’opera, che con l’utilizzo e il gioco dell’obiettivo quadrangolare, vuole mettere in scena la visione distorta degli uomini sulla società e sulla vita.
La fotografia fa la sua parte tra tinte impressionistiche, l’ombrosità del bianco e nero e la vitalità dei colori, che accompagnano le vicende dei protagonisti in una progressiva esplosione di verità e consapevolezze. “Povere Creature” è un film tutto da gustare perché atipico, ironico, capace di mettere in discussione i pensieri più reconditi e privati. Riprendendo le parole di Mark Ruffalo, George Bernard Shaw diceva che, per far sì che gli spettatori mandino giù la medicina, bisogna prima farli ridere. E questa è sicuramente l’arma migliore affinché gli uomini mettano mano alla loro coscienza e al loro destino.