Twitch: ban definitivo per il nudo, anche solo suggerito

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La clamorosa svolta a u di Twitch, che qualche settimana fa aveva aperto al nudo sulla piattaforma nel nome della libertà di espressione

Alla fine hanno cambiato idea. Ricorderete come a dicembre su Twitch fosse scoppiato il caso Morgpie: una modella era apparsa in streaming nuda, e pur non inquadrando le parti interessanti aveva suscitato un’ondata di polemiche ed era stata bannata. Di conseguenza la piattaforma per il gaming aveva agito in maniera imprevista.

Ossia, introducendo tutta una serie di nuove regole che consentivano il nudo, purché esplicitamente indicato come tale tramite apposita “etichetta” da applicare ai video e purché esprimesse qualcosa di carattere artistico e performativo; non esplicitamente pornografico, sarebbe a dire.

Risultato: un’invasione di nudi e di content creator che hanno cercato di aggirare le regole in tutti i modi, specie con l’intento di guadagnarsi nuovi follower per i propri profili su OnlyFans. Così Twitch si è trasformata quasi in una piattaforma a contenuto più che altro osé, e la comunità dei gamer è rimasta scornata e indignata di fronte al cambiamento.

Ora, però, siamo di fronte a una nuova svolta. Twitch ha cambiato di nuovo le regole: un nuovo aggiornamento condiviso anche su X ieri afferma infatti che “Non permettiamo agli streamer di essere completamente o parzialmente nudi, includendo l’esposizione di genitali o natiche”.

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“Neppure permettiamo agli streamer di implicare o suggerire che sono completamente o parzialmente nudi [come nel caso di Morgpie], includendo ma non limitatamente la copertura di seni o genitali con oggetti o barre di censura [le famose bande nere usate anche in televisione]”.

“Per coloro che si presentano come donne, vi chiediamo di coprire i vostri capezzoli e di non esporvi sotto il busto. Le scollature non incontrano restrizioni fin tanto che queste richieste di copertura sono rispettate ed è chiaro che la streamer sta indossando vestiti“. Insomma: da una permissività quasi hippie stile anni ’70 a una inedita censura semi-vittoriana.

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