Sciopero, Disney assume esperti di intelligenza artificiale

Disney risponde allo sciopero di attori e sceneggiatori assumendo un team per l'intelligenza artificiale: ecco perché ha perfettamente senso.

Bryan Cranston e Bob Iger (fonti: Youtube/New York Post e Youtube/CNBC Television)
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Al centro del dibattito degli ultimi mesi c’è stato lo sciopero degli sceneggiatori (prima) e degli attori (poi). Entrambe le categorie chiedono, fra le altre cose, migliori compensi, indennità e una ri-organizzazione degli orari di lavoro. Altro punto cruciale e non meno importante della trattativa fra sindacati e produttori, una regolamentazione chiara sull’uso dell’intelligenza artificiale in ambito cinematografico, negli anni a venire.

E fino a quando i sindacati non riceveranno garanzie dai produttori, questo sciopero continuerà a oltranza. Tutto ciò ha comportato notevoli ritardi per film e serie tv che avrebbero dovuto essere girati questa estate, in particolar modo in casa Disney. L’amministratore delegato Bob Iger ha espresso più volte la sua contrarietà allo sciopero. Accolto in precedenza come il salvatore della Walt Disney Company dopo la disastrosa gestione Bob Chapek, Bob Iger è diventato il nemico numero uno per coloro che lavorano a Hollywood, trasformandosi nel più classico dei cattivi Disney.

Di recente ha dichiarato che le richieste poste dagli scioperanti siano “irrealistiche”. È stato anche chiamato in causa da attori come Ron Perlman, Sean Gunn o Bryan Cranston, che in un infuocato discorso pronunciato a Times Square il 25 luglio scorso, ha detto: “Abbiamo un messaggio per il signor Iger: so che guardi le cose attraverso una lente diversa. Non ci aspettiamo che tu capisca chi siamo. Ma vi chiediamo di ascoltarci, soprattutto quando vi diciamo che non ci toglierete il lavoro per darlo ai robot”. Giù applausi.

La Disney non è affatto estranea a tali conflitti, ma è piuttosto interessante il modo in cui l’azienda sta rispondendo a questi scioperi. Sapete cosa ha deciso di fare Iger? Secondo quanto riportato da Hollywood Reporter, Disney (ma anche Netflix e numerose altre piattaforme) ha pubblicato degli annunci di lavoro incentrati proprio sull’intelligenza artificiale. Uno di questi recita: “Siamo alla ricerca di qualcuno che abbia l’ambizione di spingere i limiti di ciò che gli strumenti d’intelligenza artificiale possono creare e capire la differenza tra la voce dei dati e la voce di un designer, sceneggiatore o artista.” Volete sapere a quanto ammonta lo stipendio base per un lavoro del genere? 180mila dollari all’anno, con possibilità di bonus.

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Disney risponde allo sciopero assumendo un team per l’intelligenza artificiale

Tutto si può dire di Bob Iger, tranne che non sia coerente. La tempistica di questi annunci porterebbe a credere che Disney stia cercando di utilizzare l’intelligenza artificiale per sostituire i futuri attori e sceneggiatori. È un timore fondato, per carità, ma proviamo per un attimo ad analizzare la questione da un punto di vista più ampio.

In tutto abbiamo individuato una dozzina di annunci di lavoro di questo tipo, firmati Disney, ma l’azienda è tutt’altro che sola in questa nuova era “dell’esplorazione spaziale” dell’intrattenimento. Netflix, ad esempio, promette ben 900mila dollari per un ruolo da “AI Product Manager”. E la lista continua. Warner Bros. Discovery ha posizioni aperte nella divisione AI di videogiochi e gaming; Paramount cerca un ingegnere AI per CBS; e Comcast, proprietario di NBCUniversal, offre una serie di lavori incentrati su ricerca, servizio clienti e altre aree inerenti l’intelligenza artificiale.

Il punto è che queste assunzioni arrivano nel bel mezzo di un più ampio ridimensionamento di organico, in molte di queste aziende. La Disney ha appena finito di licenziare circa 7.000 dipendenti e Paramount, Warner Bros. Discovery, Amazon e altri hanno dovuto far fronte a considerevoli tagli negli ultimi mesi. Nonostante ciò, i lavori incentrati sull’intelligenza artificiale sembrano essere un’eccezione.

Se ci pensate, un investimento di questo tipo non dovrebbe sorprendere. La tecnologia ha preso d’assalto tutte le aziende d’America e i media non fanno di certo eccezione quando si tratta di andare a caccia di tendenze. “Niente fermerà il progresso tecnologico”, ha detto Iger, aggiungendo che la Disney è solita abbracciare le nuova tecnologie per raccontare storie migliori. “L’intelligenza artificiale generativa”, ha aggiunto Iger, è “qualcosa che ad un certo punto, in futuro, l’azienda abbraccerà”. È tutto qui il significato del suo ragionamento. Prima ci adatteremo all’avvento dell’AI, prima avremo gli strumenti giusti per fronteggiare il cambiamento in arrivo.

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Una scena del film “AI – Intelligenza artificiale”. Credit: Warner Bros.

Perché l’intelligenza artificiale non rovinerebbe la Disney

Gli attori temono che i robot prendano le loro sembianze o voci e le riutilizzino più e più volte per una paga minima o nulla e con poco preavviso. Gli autori, da parte loro, temono che gli studi sfrutteranno ChatGPT per scrivere o riscrivere sceneggiature, buttando al cesso il lavoro fatto finora. I produttori, dal canto loro, sostengono che l’uso dell’AI debba avere “un approccio equilibrato basato su un uso attento, e non sul divieto”.

Sebbene il futuro dell’intelligenza artificiale a Hollywood sia tutt’altro che chiaro, non c’è dubbio che i principali studi e servizi di streaming siano effettivamente incuriositi da questa tecnologia. E questi annunci di lavoro, in effetti, dimostrano che queste aziende cercano di capire come la tecnologia potrà cambiare il modo in cui si fa intrattenimento. Questa corsa agli “armamenti” potrebbe essere solo nella sua fase iniziale, è vero, ma non c’è dubbio che i giganti dell’intrattenimento ci sono dentro fino al collo. E indipendentemente dall’accordo che stringeranno con i sindacati, l’AI sembra pronta a diventare una parte importante di quel futuro. Il loro, ma pure il nostro.

Che ne pensate?

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