The Last of Us Remastered | [RECENSIONE]

The Last of Us
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Un gioco che ha fatto storia e ha riscritto tutte le regole, dell’horror e non: The Last of Us

The Last of Us è il primo capitolo di una saga (per ora) divisa in due parti ad opera Naughty Dog. Uscito nel 2013, il gioco rappresenta un enorme passo avanti per il genere survival horror: un passo che comprende realismo, attenzione nella scrittura, temi intriganti, personaggi credibili ma senza scordare un gameplay all’avanguardia.

I protagonisti sono Joel ed Ellie, un uomo e una ragazzina che devono farsi largo in uno dei più classici mondi post-apocalittici da epidemia zombie (anche se qui tecnicamente si parla di “infetti”, persone corrotte e rese pericolose dal fungo cordyceps). Il risultato tuttavia non cambia: chi viene morso “muta” fino a perdere ogni tratto di umanità, divenendo un essere senza ragione e letale.

Ci sono possono ritrovare diversi scenari: da The Omega Man (1971) e il remake con Will Smith, Io Sono Leggenda (2007) alla recente serie The Walking Dead (2010 – ); dai più classici lavori di George Romero, a partire da La Notte dei Morti Viventi (1968) ai più recenti cult del genere horror come 28 Giorni Dopo di Danny Boyle (2002, scritto da Alex Garland).

Lo scenario non è quindi esattamente originale e in fondo non è proprio quello che importa. Al di là dell’ampia gamma di infetti che ci si ritrova ad affrontare (compresi i famigerati, ciechi ma terrificanti clicker), il gioco si focalizza proprio sul rapporto tra i due protagonisti. E non a caso: Joel ha infatti perso la figlia, Sarah, all’inizio dell’epidemia.

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Passati vent’anni, quando si ritrova a dover far da scorta ad Ellie in cambio di un favore, non passa molto perché finisca nel rivedere in lei la bambina perduta. Ma in ballo c’è molto più di quel che lui pensa: infatti Ellie è stata morsa da un infetto in passato, ma per qualche motivo sconosciuto è sopravvissuta. In lei quindi potrebbe celarsi la speranza di una cura per l’infezione.

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Joel si fa carico allora di portare Ellie fino a Salt Lake City (partendo da Boston), dove un gruppo noto come Le Lucciole potrebbe studiarla per ricavare un vaccino a partire dallo stato “congelato” del fungo nel suo corpo. Ma la missione non è semplice e porta i due a navigare in un mondo pieno di pericoli e a dover sopravvivere ad un trauma dopo l’altro.

Oltre ad affrontare tutti i pericolosissimi e sempre più grotteschi infetti (che nel primo gioco si presentano anche sotto forma dei terribili shambler), i due infatti si ritrovano ad aver a che fare con tutto il peggio che l’umanità ha da offrire in una realtà apocalittica di questa sorta. Tutti temi in qualche modo sviluppati e navigati in The Walking Dead, ma qui comunque considerati in maniera originale.

Una storia complessa in un mondo sfaccettato e terribile

Joel ed Ellie devono infatti vedersela con una banda di ladri predoni senza scrupoli; con un vero e proprio insediamento di cannibali privi di morale e pietà; con singoli individui completamente ammattiti ma letali. Incontrano anche il fratello di Joel, Tommy, e c’è poi il momento particolarmente tremendo del sacrificio di un’altra coppia di fratelli, che li aiutano ma devono infine anteporre obbligo morale alle loro stesse vite.

Il tutto per giungere ad un finale spettacolare ed altrettanto traumatico: portata Ellie a Salt Lake City, Joel scopre che per trovare il vaccino contro il fungo l’indagine scientifica dovrà necessariamente essere oltremodo invasiva; come risutato, Ellie perderà la vita. A quel punto il legame di Joel con lei è troppo forte: non può permettere che accada.

Facendo un strage, Joel salva Ellie e la porta via mentre lei è incosciente. Una volta in auto verso la salvezza, lei domanda cosa sia successo e Joel le mente spudoratamente: la cura non si è potuta trovare. Un uomo solo ha quindi sacrificato una possibile speranza per l’intera umanità in virtù di un affetto che riguarda lui soltanto. Puro egoismo? O chiunque di noi avrebbe fatto lo stesso?

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E non è finita qui perché questi eventi metteranno in moto quelli di The Last of Us 2, dove vedremo fino a che punto condurranno le conseguenze delle azioni di Joel e quanto davvero Ellie potrà bilanciare il risentimento per ciò che lui ha fatto con la forza del legame che effettivamente la unisce a lui.

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Al di là comunque della trama straordinaria, The Last of Us offre possibiità di gameplay di altissimo livello; dai grandi momenti di stealth al crafting articolato dei vari oggetti e armi, vero punto di forza tutto rivolto all’iniziativa del player nello sfruttare ogni possibilità e strategia per sopravvivere.

Di momenti puramente horror ce ne sono a bizzeffe (quello nell’hotel buio e abbandonato è forse il più intenso), ma TLOU è principalmente un gioco drammatico. Le atmosfere sono sempre presentate benissimo per assecondare il carattere di ogni istante, lasciando anche spazio a momenti quasi “spiritosi” e ad attimi di inatteso relax ma anche, naturalmente, a passaggi carichi di tensione.

In conclusione, The Last of Us è il perfetto survival horror moderno, bilanciato tra momenti di dramma e paura e aperto in questo senso a tutti i giocatori senza per ciò rinunciare a tratti puramente orrifici e terrificanti. La storia di Joel e Ellie è e rimane (specie con il secondo capitolo), in tutte le sue sfaccettature, una delle più acclamate nel panorama videoludico moderno.

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The Last of Us Remastered | Testato su PlayStation 4

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RECENSIONE
VOTO
9.7
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Andrea Campana
Scrivo di musica, cultura, arte, spettacolo e cinema. Ho pubblicato su SentireAscoltare, OndaRock, Cinergie, Digressioni, Radio Càos, Rock and Metal in My Blood.
the-last-of-us-recensioneThe Last of Us fu un vero fulmine a ciel sereno. La nuova IP di Naughty Dog si è decisamente allontanata dalla spensieratezza delle gesta di Nathan Drake per affrontare temi più filosofici e profondi. Fu il canto del cigno della generazione PlayStation 3 riuscendo a portare a schermo una grafica incredibile e una sceneggiatura da brividi.