I 10 Videogiochi più difficili di Sempre secondo la Scimmia [LISTA]

Abbiamo deciso di stilare la classifica di quelli che per noi sono i 10 Videogiochi più difficili di Sempre. Ecco il risultato

videogiochi difficili
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Una delle più annose discussioni riguardante il mondo dei videogiochi è senza dubbio quella riguardante la difficoltà. Quali titolo sono effettivamente impegnativi? Una volta erano tutti più complessi mentre ora si aiuta il videogiocatore? L’intelligenza artificiale moderna è superiore e dunque in grado di generare giochi più ostici?

La risposta a tutte queste domande, come spesso accade, è probabilmente “dipende”. Abbiamo deciso di creare le nostra personale lista dei videogiochi che maggiormente ci hanno messo in difficoltà e hanno messo seriamente a repentaglio la vita dei nostri pad. Ecco cosa è venuto fuori.

I Videogiochi più difficili: I Criteri

Essendo ovviamente la nostra redazione composta da un numero limitato di persone, pretendere di conoscere ogni titolo esistente è pure utopia. Dunque per fare questa classifica ci siamo basati sulle nostre, vaste seppur limitate, conoscenze ed esperienze personali. Se secondo voi qualche titolo assente meriterebbe un posto, non esitate a scrivercelo.

Abbiamo deciso inoltre di limitarci alle versioni standard dei videogiochi evitando dunque le modalità create sadicamente per trasformare il gioco in una lotta campale con la CPU. Ci riferiamo ad esempio alla famigerata Dante Must Die della saga di Devil May Cry o alla Ultra Nightmare di Doom. Sono indubbiamente esperienze di gioco difficili oltre ogni immaginazione ma tuttavia create con il solo scopo di esserlo, cosa che non si può dire del gioco base. Ci è sembrato sbagliato mescolare queste modalità create con questi presupposti con vidoegiochi complessi in maniera intrinseca.

Fatta questa breve, ma doverosa premessa, possiamo iniziare.

10) Topolino e le sue avventure, Traveller’s Tales, 1994

A cura di Simone Pedullà

Anni ’90 e platform Disney è un binomio di quelli leggendari, quasi come il cacio sui maccheroni. Topolino, in particolare, è stato protagonista di videogiochi stupendi come Castle of Illusion di Sega. Visto quindi il successo, nel 1994 Sony e Traveler’s Tales sviluppano e rilasciano sulle console 16bit un altro piattaforme con protagonista il roditore mascotte Disney, intitolato Mickey Mania. I più attenti di voi (o anziani, dipende) avranno notato 1994 e Sony nella stessa frase, che in una sola parola vuol dire PlayStation. Ecco allora che nel 1996 si compie il misfatto: Sony prende Mickey Mania e ne fa un piccolo remake per la sua neonata console. Lo ribattezza Topolino e le sue avventure e, tra uno sprite aggiornato e un livello ritoccato, ci scappa pure un insospettabile quanto perfido aumento della difficoltà.

Il gameplay di Topolino è piuttosto basilare e non si discosta in alcun modo dai classici dell’epoca, con le stelle da raccogliere per curarsi e le biglie da usare come proiettili tra un salto e l’altro. Ci sono poi dei razzi da toccare come checkpoint all’interno dei livelli e le immancabili vite aggiuntive da scovare. Il gioco richiedeva già nella sua versione originale una certa abilità, ma Topolino su PlayStation è semplicemente cattivo. Alcuni esempi? Beh l’inseguimento del gigante alla fine del livello ispirato a “Topolino e il fagiolo magico”, oppure i bastardissimi barili che si materializzano alle vostre spalle nel livello dello scienziato pazzo.

Dobbiamo dire però che l’idea alla base gioco è davvero bella, perché ogni livello ripercorre la storia dei cartoni animati di Topolino, dal 1928 al 1990. Il primo livello in particolare, ispirato a Steamboat Willie, parte in bianco e nero e si colora di pari passo con l’avanzamento. Un’ulteriore curiosità che può aiutare ad ingerire l’amara pillola: la colonna sonora è la primissima composizione di un ragazzo all’epoca promettente e fresco di tirocinio, un certo Michael Giacchino. Sì, proprio QUEL Giacchino, il futuro premio Oscar.

9) La Saga di Ninja Gaiden

A cura di Claudio Faccendi

Sin dal primissimo episodio uscito su NES nel 1988 (nominato Shadow Warriors), Ninja Gaiden si è contraddistinto per la sua alta difficoltà. Sarà però il reboot del 2004 a ridare lustro all’intera saga e donare a noi videogiocatori un nuovo modo di vedere i videogiochi action. Come Metal Gear Solid nel 1998 ha reinterpretato, e perché no inventato, un nuovo modo di vedere lo stealth, Ninja Gaiden ripercorre la stessa strada sull’action puro ad arma bianca.

Seppur niente che faccia impallidire, i vari giochi sono affiancati da una trama solida che approfondisce ogni aspetto e personaggio dei vari giochi. La sensazione, pad alla mano, avuta all’uscita del reboot era fenomenale. La libertà di movimento, le tante tecniche, oggetti e avversari agguerriti portavano il giocatore a doversi migliorare con l’avanzare dell’esperienza.

Seppur in modo indiretto, possiamo tranquillamente dire che senza il lavoro svolto dal Team Ninja i vari action che giochiamo oggi non sarebbero gli stessi. Prima fra tutte la saga dei Souls che ha attinto a piene mani dalla filosofia intrapresa con il reboot di Ninja Gaiden. Un action che dà libera interpretazione al giocatore, una lore ampia e approfondita, un gameplay ben studiato e una difficoltà sempre puntata verso l’alto sono la formula perfetta per un gioco che vuol ritagliarsi un posto nei cuori dei giocatori più agguerriti.

Le tante versioni, remaster (una in uscita questo giugno che comprende tutta la saga) e conversioni offrono una saga tutta da riscoprire per cimentarsi non solo in giochi dall’alto tasso di sfida ma per assaporare alcuni tra i più grandi capolavori videoludici di sempre, videogiochi che hanno cambiato per sempre il medium e che ancora oggi mantengono un fascino incredibile. All’interno della saga reboot troveremo inoltre vari collegamenti e personaggi dell’amata saga di Dead or Alive, anch’essa sviluppata dal Team Ninja.

8) Super Meat Boy, Team Meat, 2010

A cura di Matteo Furina

Questa è stata forse la posizione in classifica sulla quale abbiamo avuto le maggiori discussioni. Il platform è una tipologia di gioco oramai desueta ma che continua a regalare, ogni tanto, perle di altissimo livello. Se poi andiamo a vedere quali di questi titoli abbia una difficoltà folle da finire in questa classifica, all’orizzonte ci apparivano solamente due videogiochi possibili: Super Meat Boy e Celeste.

Tuttavia senza il coraggioso esperimento del quadrato di carne del 2010, non avremo probabilmente mai avuto le avventure della giovane Madeline, cosa che ci ha spinto in fine a propendere per il primo, sebbene anche il secondo abbia picchi di difficoltà assolutamente notevoli.

Super Meat Boy è un gioco spietato, cattivo, punitivo al limite del sadismo ma è assolutamente impossibile smettere di giocare. Basterà il minimo errore per finire macellati sulle seghe rotanti disseminate in ogni dove. Dovremo calcolare ogni salto al millimetro perché un solo pixel di differenza tra la traiettoria perfetta e il nostro gesto dovrà farci dire addio ai sogni di gloria.

Posto perfettamente sul confine con i videogiochi impossibili che spesso hanno spopolato tra i titoli in flash, Super Meat Boy non lo varca mai. Lascia sempre il giocatore furibondo ad ogni morte, il pad pericolosamente vicino ad essere lanciato sul muro, ma mai oltre.

Perché si tratta probabilmente di uno dei videogiochi più difficili ai quali avrete mai la fortuna (o la sfortuna dipende dai punti di vista) di giocare, ma tuttavia mai ingiusto. I salti perfetti saranno premiati col successo, senza eccezione. Questo porta i giocatori a pensare che la volta successiva sarà quella giusta, tentando e tentando ancora fino al catartico finale, uno dei più soddisfacenti di sempre, senza dubbio.

Insomma i livelli di Super Meat Boy sono come le ciliegie, una tira l’altra. Certo, ciliegie fatte di carni putrescenti e che probabilmente ci rovineranno lo stomaco, ma pur sempre ciliegie.