Bugs Bunny: Lost in Time | Recensione

Riscopriamo lo storico titolo PSX con il quale molti di noi sono cresciuti

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Bugs Bunny viaggia nel tempo alla ricerca di sveglie e carote d’oro: in qualche modo, funziona

C’è stata un’epoca, nella storia dei videogiochi, in cui per divertirsi non occorrevano grafiche eccezionali, trame complesse o gameplay realistico. Quest’epoca è terminata più o meno nella seconda metà degli anni ’00, quando le possibilità tecnologiche hanno iniziato spingere verso un tipo di giochi molto più “seri”.

Il genere platform, rimasto principalmente confinato negli anni ’90, è caratterizzato appunto da un’esperienza di gioco spensierata, rivolta più a bambini e a ragazzi che ad adulti. Tanti colori, grafiche cartoonistiche, musiche divertenti. Il caso è proprio quello di Bugs Bunny: Lost in Time.

Questo titolo, sviluppato da Behaviour Interactive e distribuito da Infogrames, cala lo storico personaggio dei Looney Tunes in un prodotto che, se pur studiato più che altro per promuovere l’intero franchise animato di Warner Bros., in qualche modo si presenta riuscitissimo.

L’introduzione del gioco

Un coniglio viaggia nel tempo

La premessa: Bugs Bunny si ritrova a viaggiare nel tempo quando scopre una macchina adibita proprio a questo uso. Dapprima finisce “da nessuna parte” (letteralmente: è il nome del primo livello), dove incontra uno strano figuro, Merlin Munroe. Costui gli spiega quello che deve fare per tornare nel suo tempo.

E cioè: viaggiare tra le varie epoche con l’apposita macchina del tempo, e raccogliere delle “sveglie”. Se ottenute in quantità sufficiente (centoventi) queste potranno riportare Bugs al presente. Ovviamente, il tutto non ha alcun senso e non lo deve avere: l’importante è fornire il pretesto per calare Bugs nei contesti più fantasiosi.

Eccolo quindi in viaggio tra epoche grossolanamente tratteggiate, come “L’era dei pirati” (che può essere qualunque momento tra il XVI e il XVIII secolo) o “L’età della pietra”. La precisione è opzionale: l’autore del gioco non è Piero Angela. Quel che conta non è insegnare la storia, ma creare panorami differenti e divertenti.

Un gameplay di Busg Bunny: Lost in Time

Il gameplay

Bugs Bunny: Lost in Time risponde ai canoni del più classico platform 3D. Bugs deve saltare, correre, arrampicarsi, superare ostacoli e usare attrezzi magici. Sono incluse anche alcune mosse tipiche, come la possibilità di infilarsi in una buca nel terreno e scavare sottoterra, cosa che nei suoi cartoni fa di continuo.

Come in ogni platform, lo scopo principale del gioco è quello di raccogliere i famosi collectibles, oggetti collezionabili che, aggiunti all’inventario, fanno aumentare la percentuale di completamento. Qui, oltre alle celebri sveglie, Bugs deve raccogliere anche carote d’oro e carote normali per ripristinare la propria salute.

Naturalmente bisogna scontrarsi anche con dei nemici, i quali tuttavia non causano mai troppe difficoltà, essendo più che altro macchiette inserite tanto per caratterizzare il gioco. La maggior parte del tempo quello che ci si ritrova a fare è esplorare livelli belli grandi e ben studiati, alla ricerca dell’ultima sveglia o di altri segreti non svelati.

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Lo scontro con Yosemite Sam versione pirata

Tutta la banda al completo

L’occasione del gioco è buona per mettere in luce non solo Bugs Bunny, ma tutta la banda dei Looney Tunes, chi più, chi meno. Anzi, dato che gran parte del gioco è ispirato ad episodi dei corti animati Warner, diversi degli storici nemici di Bugs compaiono riprendendo i panni dei corti stessi, come vari “villain” sparsi nel tempo.

Ecco allora Elmer Fudd (Taddeo) come uomo preistorico; Yosemite Sam come pirata perennemente iroso; Daffy Duck come antipatico “Robin Hood” nei livelli del medioevo e così via. Altri, come la strega Hazel, i due gangster degli anni ’30 e soprattutto Marvin il marziano, appaiono nel loro contesto d’origine.

Allo stesso modo, anche le ambientazioni vengono ricalcate su diversi episodi Looney Tunes, per creare un collegamento e un’immediata identificazione con la famosa serie animata. Ragion per cui, ovviamente, il gioco può essere goduto a fondo solo se della suddetta serie, magari da bambini, si è fatta adeguata esperienza.

In diverse situazioni nel gioco si possono guidare veicoli o usare attrezzi particolari

Possibilità (il)limitate

Dato che la tecnologia e il budget non consentono, per questo tipo di giochi, lo sviluppo di esperienze strabilianti per quanto riguarda grafica, suono ecc., si punta tutto sulla varietà del gameplay. Come in ogni platform di qualità, saltare, correre, scavare e così via sono solo le basi.

Una volta presa confidenza con i comandi, infatti, il giocatore viene invitato a mettersi in situazioni di ogni tipo. Bugs Bunny va sugli sci, guida una motocicletta, diventa un torero, va su di un monopattino futuristico, usa ventilatori magici per raggiungere aree segrete, viaggia su carrelli da miniera.

E ancora: deve usare delle ossa per distrarre un cane da guardia, ma anche degli squali; deve trovare una combinazione per entrare in un rifugio pirata segreto; deve risolvere enigmi per aprire porte e trovare oggetti celati. Queste componenti extra, come quella puzzle, non sovrastano mai l’esperienza di gioco principale, ma la rendono più varia.

Il livello della miniera, con la corsa sul carrello

Solo una grande pubblicità?

Bugs Bunny: Lost in Time esce in un periodo nel quale è prassi comune cercare uno sbocco videoludico per importanti franchise e personaggi di culto, protagonisti di film o serie animate, eccetera. Ci sono tanti esempi coevi, come il riuscito Donald Duck: Goin’ Quackers, a firma Ubisoft.

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Questo potrebbe portare a pensare che, essendo questi giochi realizzati solo con lo scopo di sfruttare una ulteriore ricaduta commerciale dei personaggi, l’impegno impiegato nella loro realizzazione sia superficiale. Niente di più sbagliato. Quello che sorprende, anzi, è proprio la qualità che emerge da titoli “minori” come questo.

Qui ci si affaccia su tutto un panorama di case videoludiche piccole e indipendenti, che con perizia e pochi mezzi riescono a mettere insieme titoli più che dignitosi. La buona giocabilità di Bugs Bunny: Lost in Time è indice di questo: una realtà produttiva alternativa ma notevole e oggi in gran parte dimenticata.

Il sequel

Il successo del gioco è molto buono (tanto che viene giocato da parecchi di noi anche qui in Italia) e lascia spazio ad un sequel. Di nuovo, Bugs Bunny viaggia nel tempo, ma stavolta in compagnia di Taz, il diavolo della Tasmania, uno dei Looney Tunes di più recente introduzione.

In questo gioco i due possono viaggiare tra sole quattro epoche, che più che aree temporali sono aree geografiche ed etniche (i vichingi, i Maya, ecc). Ovviamente come al solito si tratta solo di un pretesto per mettere i personaggi nelle situazioni più assurde e disparate.

Rispetto a Lost in Time, questo secondo gioco si può dire meno riuscito. Divaga molto, tra errori grafici, gameplay impacciato e poca ispirazione nella varietà dei livelli. La prova che una formula, anche se sfruttata con successo in un primo momento, può non sempre dimostrarsi valida.

Il filmato conclusivo di Bugs Bunny: Lost in Time

L’influenza e l’eredità

A riguardare (e a giocare) oggi Bugs Bunny: Lost in Time, lo si può facilmente trovare poco riuscito. Ingenuo, forse, nella sua esperienza di titolo concepito per puro intrattenimento e che peraltro prevede poche ore di gameplay. Per molti, non è più che un piacevole ricordo d’infanzia.

Chiaro che, al confronto con i super-titoli di oggi, realizzati con budget da film di Hollywood e con centinaia di persone a lavorarci su, questo Bugs Bunny e giochi simili perdono tutto. Per apprezzarlo bisogna perciò calarsi nel contesto dell’epoca e non parliamo solo di nostalgia.

La semplicità disarmante di un gioco così, unita alla efficace e genuina godibilità del titolo, ne fanno un esemplare da studiare e ripercorrere per ricordare cosa significava giocare una volta. Quanto si poteva fare con poco e quanto ci si poteva divertire con, in fondo, niente.

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Bugs Bunny: Lost in Time | Testato su PC

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RECENSIONE
VOTO
7.9
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Andrea Campana
Scrivo di musica, cultura, arte, spettacolo e cinema. Ho pubblicato su SentireAscoltare, OndaRock, Cinergie, Digressioni, Radio Càos, Rock and Metal in My Blood.
bugs-bunny-lost-in-time-recensioneBugs Bunny: Lost in Time è uno di quei giochi che si conservano nel cuore. Per quanto fosse palese la voglia di attecchire con il proprio franchisee all'interno della cricca dei videogiochi la realizzazione finale non si può negare che sia venuta bene quanto molte altre blasonate produzioni. Un platform che riesce a divertire, seppur mantenendo toni bambineschi, anche grazie alla grande varietà di gameplay.