L’Italia sulla Luna: siglato storico accordo con gli USA

Anche l'Italia diretta verso la Luna

Luna
Credits: NASA / YouTube
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L’Italia parteciperà alla missione spaziale per riportare l’uomo sulla Luna nel 2024

Nel 2024 l’uomo tornerà sulla Luna. Questo è l’obiettivo del programma Artemis, programma al quale prenderà parte attiva anche l’Italia. Grazie a un accordo raggiunto con il governo degli USA, naturalmente in prima linea nel programma, anche l’ASI (Agenzia Spaziale Italiana) sarà infatti della partita.

L’accordo è stato firmato da Riccardo Fraccaro, Sottosegretario di Stato alla Presidenza del Consiglio con delega alle politiche per lo spazio. Fraccaro ha detto: “La dichiarazione di intenti che firmiamo è il riconoscimento delle nostre eccellenze scientifiche e produttive e il nostro contributo sarà all’altezza”.

Lo scopo comune è quello di raggiungere di nuovo il suolo lunare entro il 2024 o il 2025 al massimo. Questo considerando che l’ultima presenza umana sul satellite risale alla missione Apollo 17, durata per tre giorni nel 1972. Ma di un ritorno sulla Luna si parla in effetti già da decadi.

Il presidente dell’Asi, Giorgio Saccoccia, ha detto: “Grande soddisfazione per la firma di questa importante Dichiarazione d’Intenti tra il Governo Italiano e quello degli Stati Uniti per il programma di esplorazione lunare Artemis che conferma la storica amicizia tra i due Paesi e la lunga tradizione di cooperazione”.

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Per quanto riguarda i possibili partecipanti alla missione, i due nomi al momento più papabili sembrano essere prevedibilmente quelli di Samantha Cristoforetti e Luca Parmitano, i due più celebri cosmonauti italiani degli ultimi anni. Ma su questo niente è ancora deciso.

L’Italia è solo il primo paese europeo a firmare questo accordo, ma il contributo sarà importante ed è riconosciuto come significativo dallo stesso capo della NASA, Jim Bridenstine: “Siamo ansiosi di affrontare una nuova collaborazione insieme agli astronauti italiani e siamo davvero entusiasti che l’Italia voglia firmare l’accordo”.

Fonti: La Repubblica, Il Messaggero

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