Dardust: recensione S.A.D Storm and Drugs

Ennesimo successo per Il Re Mida della musica italiana che è tornato con S.A.D. Storm and Drugs

Dardust
-Credits: Dardust / Wikipedia / Paolo Ceresoli
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Il compositore e producer Dario Faini è il moderno Re Mida della musica italiana.

Cosa dire su Dardust? Nel giro di 20 anni ha fatto un’escalation che pochi altri artisti in Italia son riusciti a fare, evolvendosi ed emergendo pur lavorando spesso nell’ombra. Perché il compositore di Ascoli Piceno ha nel suo curriculum una quantità di collaborazioni di alto livello da far impallidire qualsiasi producer. In questo 2020 vuole confermare quel che ha fatto negli ultimi anni e lo fa anche tramite il nuovo album S.A.D Storm and Drugs.

Come possiamo immaginare conoscendo l’artista in questione, l’intero album permeerà su pianoforte e su arpeggi incantevoli. Già dall’intro, Sublime, capiamo il calibro del disco e quello che ci attenderà al suo interno. Passeremo attraverso una vera e propria tempesta per poi raggomitolarci in un malinconico abbraccio.

Arte classica al servizio della modernità.

Dardust non abbandona l’impronta di composizione classica rivisitata nella musica elettronica e anzi, con S.A.D Storm and Drugs cerca di portarsi ancora più in là. Ritorna alle origini di 7 senza abbandonare totalmente la svolta più elettronica di Birth, un mix che porta a un disco elegante e mai monotono. Come già anticipato, il pianoforte forma l’incipit di ogni brano, la colonna portante di ogni melodia. In Sublime verrà accostato da una cassa dritta e potente legata a un basso sincopato e martellante. Il risultato è un mix di potenza sonora incredibile che sfocia poi all’origine del brano, un pianoforte che da solo cresce fino al climax finale, dove torna l’elettronica più dura e devastante partorita da Dardust.

Prisma è magia allo stato puro. L’arpeggio diventa sempre più incessante e si trasforma da piano a synth come la luce viene rifratta all’interno di un prisma. Pochi suoni gestiti in maniera magistrale. Storm and Drugs invece rompe gli schemi dell’album per proporre una canzone totalmente cantata, o meglio parlata, dove una voce bambinesca e acuta viene interrotta e accompagnata da una più adulta e profonda. Il lungo intro lascia spazio a una sezione più dance che continua a evolversi con aggiunte sonore e ritmiche fino all’exploit finale. Il risultato è senza alcun dubbio eccezionale e porta alla facile conclusione di quanto S.A.D Storm and Drugs sia un disco orientato all’internazionalità.

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Without You segna la fine della prima metà dell’album con una composizione di piano malinconica e senza tempo. Introduce più chiaramente delle tracce precedenti il concetto di “reale” di registrazione live che accoglie al suo interno tutti i suoni della composizione, compresi i movimenti dell’esecutore. Si ha l’impressione che un microfono sia stato posto sulle mani e intorno a Dardust durante l’esecuzione, così da catturarne ogni movimento, ogni suono prodotto da lui in quel momento. Il tutto poi viene portato all’eccesso, i rumori diventano musica e parte portante dell’intero brano, come la distorsione di un vinile.

Come sempre ma più sporco.

Fino a pochi anni fa la ricerca di pulizia sonora, di escludere dalle registrazioni ogni minimo possibile disturbo o rumore non richiesto, era la regola, quasi un’ossessione. Negli ultimi tempi si è tornati invece a una concezione di registrazione più reale, in cui tutti i suoni prodotti in studio possono completare un cerchio sonoro ben specifico. Da qui il passo si è portato ancora più avanti e Dardust ha provato a rendere queste distorsioni parte di una composizione, suoni essenziali alla finalità del brano. In Rückenfigur si ha quindi un suono spesso sporcato da rumori di fondo ben definiti e amplificati. Dardust cerca inoltre di portare una forma d’arte, solitamente usata in pittura e in fotografia, in musica.

Rückenfigur sta infatti a indicare “l’uomo visto da dietro”, una forma artistica vista spesso in opere anche decisamente famose come il Viandante sul Mare di Nebbia o Le violon d’Ingres (storica foto di Man Ray che rappresenta una donna di spalle con, disegnate in seguito, i due incassi a f che ricordano un violino). Dardust vuole imprimere tale forma artistica nella musica. Per forze di cose l’essenza del tutto dev’essere una forma rappresentativa dell’immagine che l’artista vuol dare, un’idea visiva trasposta in note. Rückenfigur sembra voler disegnare la lunga strada scolpita dall’artista per arrivare al successo, come se l’ascoltatore percorresse la scalata a un passo dietro di lui, proprio a evocare l’essenza della Rückenfigur.

S.A.D. Storm and Drugs, due mondi in un unico disco.

Il brano S.A.D. si discosta enormemente da Storm and Drugs. S.A.D. infatti presenta sonorità totalmente classiche, un pianoforte malinconico accompagnato da violini e una ritmica incalzante ma che non oscura mai la composizione. Il disco ci propone poi Sturm I – Fear e Sturm II – Ecstasy. La prima è un’intensa opera ritmata da un vero e proprio temporale. Come in quasi tutte le canzoni il pianoforte è la base che lega tutti gli altri suoni, strumenti che cercano però di sovrastare gli arpeggi di piano con tutte le forze. La lotta tra questi elementi porta alla luce una composizione incredibile e complessa. La tempesta diventa sempre più violenta e lascia spazio anche a una brevissima sezione rappata.

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La seconda, Sturm II – Ecstasy, è parte della medesima tempesta ma vissuta con occhi diversi. Come gli occhi che si abituano all’oscurità, la tempesta diventa bellezza ed eccitazione in chi la sta vivendo. Il ritmo incalzante del pianoforte viene dapprima accompagnato da synth dalle sfumature anni ’80 ma con melodie aperte e oniriche. Si ha l’impressione di risalire la tempesta fino alla sua origine, un viaggio incredibile con un climax finale degno di un’avventura epica e senza tempo.

L’inquietudine dopo la tempesta.

La chiusura del disco è assegnata a Beautiful Solitude. Il brano ci avvicina alla finestra, ci porta nella malinconia di una tempesta finita, a quando la vita torna al suo corso naturale. Ma chi ama, ha amato la tempesta, si trova ora in una solitudine agrodolce, da un lato il ritrovo della normalità da un lato l’addio a qualcosa di tanto temibile quanto affascinante. Dardust ci porta di nuovo al suo fianco, possiamo sentirlo respirare nel microfono, possiamo avvertire le sue sensazioni.

S.A.D. Storm and Drugs racconta proprio di questo, delle sensazioni che si hanno durante una composizione, le stesse emozioni che si cerca di trasmettere tramite un disco. Dardust ci riesce a pieno e porta al suo arco l’ennesima freccia da scoccare in mezzo ai tanti successi già ottenuti.

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