Mindhunter 3: toto killer, ecco i papabili nomi per la terza stagione

In attesa di Mindhunter 3 ci siamo sbizzarriti in un toto killer. Chi saranno i serial killer protagonisti della terza stagione?

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Mindhunter 2 – recensione, la Tv all’altezza del Cinema

Come vi abbiamo più volte ribadito negli articoli precedenti dedicati alla serie, Mindhunter si ispira alla carriera dell’agente del FBI John E. Douglas, pioniere della criminologia dedicata ai serial killer.

Proprio grazie alla solida base di “storia vera” – a netto di alcuni passaggi romanzati – possiamo iniziare a fantasticare sui prossimi assassini seriali che verranno intervistati (o semplicemente citati) nella terza stagione della serie targata David Fincher e Netflix.

Pertanto, non ci resta che inaugurare il toto serial killer di Mindhunter 3!

Gary Ridgway

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Ridgway è il secondo serial killer più prolifico della storia delgi Stati Uniti, dopo l’altrettanto famigerato Samuel Little. Fu accusato di ben 49 omicidi nonostante confessò 71 crimini in totale. Noto come l’assassino di Green River, luogo dove emersero i corpi delle sue vittime, Ridgway era solito adescare prostitute sulla strada per poi violentarle e strangolarle.

Molto spesso, ritornava sui luoghi in cui aveva seppellito le vittime per fare sesso con i cadaveri di quest’ultime. Gli omicidi iniziarono nel 1982, data che potrebbe tranquillamente conciliarsi con la timeline della serie, poiché la seconda stagione termina intorno al 1981.

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Ridger sicuramente non sarà uno dei killer intervistati dato che le autorità riuscirono ad arrestarlo solo nel 2001. Ciò non esclude però una sua presenza nella terza stagione, forse attraverso una citazione o ad una vera e propria indagine, staremo a vedere.

Attualmente, Ridgway sta scontando l’ergastolo nel Penitenziario Statale di Washington.

Robert Hansen

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Robert Hansen, noto anche come “The Butcher Baker”, fu responsabile di sequestro, stupro, tortura e omicidio a danno di almeno diciassette donne in Alaska. Fu attivo, presumibilmente, tra il 1977 e il 1983. La tecnica di adescamento era molto simile a quella utilizzata da Ridgway, infatti molte delle sue vittime erano prostitute attirate con l’inganno. Hansen le “assoldava” per poi minacciarle con un arma e portarle nel suo appartamento, una volta lì, l’uomo, le torturava e violentava. Dopo aver abusato delle vittime, Hansen le portava nel bosco per poi liberarle nel tentativo (quasi sempre riuscito) di dar loro la caccia come se fossero animali.

Cindy Paulson, una delle vittime, riuscì a fuggire prima che il killer la portasse nella sua capanna. Quando, però, la polizia interrogò Hansen, grazie al suo alibi e alla sua indole calma, non riuscì a comprendere chi avesse dinanzi e lo lasciò libero. Solo grazie a John Douglas (l’agente Ford nella serie) le autorità virarono nuovamente su Robert. A quel punto i testimoni che confermarono gli alibi del killer ammisero di star mentendo e nei registri delle proprietà di Hansen e nel suo piccolo aereo (utilizzato per trasportare le vittime), le forze dell’ordine trovarono molte armi del delitto, così come “trofei” di molte delle sue vittime e una mappa delle “tombe”.

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Hansen venne arrestato e alla luce delle schiaccianti prove confessò tutti i crimini di cui era accusato in cambio della promessa di scontare la pena in un carcere federale, ove morì nel 2014.

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