Tra le novità al cinema dal 25 Luglio anche Men In Black: International, quarto capitolo della storica saga, inaugurata nel lontano 1997. Ma se il primo Men In Black era un film dirompente, incredibilmente innovativo nel suo mix di comicità demenziale, fantascienza, action e venature horror, i nuovi capitoli perdono progressivamente mordente. E se questo è vero per Men In Black 2 (2002) e Men In Black 3 (2012), con Men In Back: International tocchiamo probabilmente il punto più basso della saga. Il quarto capitolo del franchise non è propriamente un reboot, eppure tenta di rifondare il mito con una nuova coppia di agenti, che arriva direttamente da Thor Rognarock: Chris Hemsworth e Tessa Thompson.

Certo, anche solo immaginare Men In Black senza Will Smith e Tommy Lee Jones era impresa ardua. Ma gli autori di Men In Black: International hanno scelto una chiave praticamente indifendibile: giocare al ribasso.
Il film inizia nel 1996. La futura agente M (Tessa Thomson) non è che una bambina quando assiste per caso a una scena destinata a cambiare il corso della sua vita. Un cucciolo di alieno in fuga si è nascosto nella sua stanza. I genitori incontrano gli agenti dei Men In Black, prontamente spara-flashati perché dimentichino l’accaduto. Ma la piccola Molly vede tutto dalla finestra. E da quel momento, il suo unico desiderio sarà entrare in quella segretissima agenzia, delegata a gestire la presenza aliena sulla terra.
Dopo anni inutili di tentativi, Molly trova finalmente la sede dei Men In Black a New York. La direttrice Agente O (Emma Thomson) decide di premiare quest’intraprendente ragazza. Per il suo periodo di prova, la nuova Agente M dovrà raggiungere la sede di Londra, diretta dal celeberrimo Agente T (Liam Neeson). Per entrare subito nel vivo dell’azione, M trova il modo di affiancare l’Agente H (Chris Hemsworth) in una missione insidiosa. Insieme, raggiungeranno Marrakesh per affrontare una coppia di gemelli Hives: perfida razza aliena, in grado di inglobare il DNA delle sue vittime. Tra intrighi, tradimenti e armi di distruzione globale, gli Agenti M e H, con l’aiuto del micro alieno Pawny (Pedino nella versione italiana), hanno ora in mano il destino dell’umanità.

Men in Black: International presenta così una sceneggiatura oltremodo convenzionale, mentre la regia passa da Barry Sonnenfeld a Felix Gary Gray. Non si tratta di un passaggio felice. Il regista di Fast & Furious 8 realizza un prodotto decisamente anonimo, certamente allineato allo stile della saga, ma depotenziato di tutti i suoi elementi più esplosivi. La sensazione è che il nuovo Men in Black : International abbia “normalizzato” la saga in funzione di un pubblico generalista, fatto essenzialmente di famiglie con bambini. Oltre a struttura e personaggi, ridotti a una dimensione elementare, gli alieni diventano improvvisamente meno cruenti, meno spaventosi. Una variante innocua e disneyana di quelle apparizioni mostruose, al limite col Body Horror, che a livello visivo erano un elemento cardine della saga Men In Black.
Tremendamente innocui anche i protagonisti, Tessa Thompson e Chris Hemsworth. Minati da una sceneggiatura inconsistente, per gli Agenti M e H è impossibile reggere il confronto con la coppia formata da Will Smith e Tommy Lee Jones. Un duo iconico, frutto del mix irripetibile tra la comicità irriverente della star di Willy Il Principe di Bel Air e la statura drammatica di un volto simbolo del poliziesco americano.
La fine degli anni ’90, quando film come Men in Black e Mars Attacks! sfidavano i cliché e portavano per la prima volta ironia e grottesco nella serissima science-fiction, sembra tremendamente lontana.
Tuttavia, se Men in Black: International è al massimo un’occasione d’intrattenimento senza pretese, tra la fine di Agosto e i primi di Settembre il cinema ci riserva ben altre sorprese.