L’arte grottesca e surrealista in 10 cortometraggi di Jan Švankmajer

Per le sue opere Jan Švankmajer trae ispirazione da celebri scrittori ma soprattutto dal surrealismo più puro... Per questo, per vedere i 10 cortometraggi che vi presentiamo, avrete bisogno di uno stomaco forte!

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La tecnica stop-motion è sicuramente una delle invenzioni cinematografiche più belle alle quali si possa ricorrere per girare un film o un cortometraggio. La sua sequenza di immagini, proiettate fotogramma per fotogramma, crea un’affascinante illusione di movimento, che può rivelarsi anche ipnotica.  Anche se questa tecnica filmica viene utilizzata per raccontare le storie piú diverse, da quelle malinconiche a quelle per bambini, è possibile ritrovarla anche in alcune opere grottesche e surreali, come in quelle del ceco Jan Švankmajer, nelle quali contribuisce a creare atmosfere da incubo.

Švankmajer trae ispirazione da artisti come Lewis Carroll, Edgar Allan Poe e persino dallo stesso Marchese de Sade; nelle sue opere unisce bambole, figure di argilla, scheletri di animali e persone in carne e ossa, per raccontare storie diverse che, con l’aggiunta dello stop-motion, producono risultati incredibili, veri e propri capolavori dell’assurdo. Un risultato (o meglio, una sensazione) che si raggiunge grazie al fatto che la maggior parte delle sue opere sono inondate dal più puro surrealismo.

Ecco perché vi presentiamo un elenco con alcuni dei cortometraggi più rappresentativi del suo lavoro. Ma attenzione, per guardarli serve uno stomaco forte perché, anche se non tutti sono propriamente grotteschi, comunque riescono a provocare una strana sensazione che difficilmente si ritrova nelle opere di altri registi.

Jan Švankmajer

1. Breakfast (Food, 1992)

Breakfast è il primo dei tre cortometraggi grotteschi che formano la breve trilogia Food. Due uomini siedono l’uno di fronte all’altro a un tavolo, in una stanza tanto piccola da somigliare a una cella. Anche se sembra che stiamo per assistere a un interessante discorso tra due “gentiluomini”, quando la colazione sta per essere servita, le cose prendono una piega piuttosto strana…

2. Lunch (Food, 1992)

Come nel precedente, nel secondo grottesco cortometraggio della trilogia, assistiamo a uno spettacolo gastronomico un po’ particolare, con un menù estremamente stravagante, peculiare della “cucina” surrealista di Švankmajer. I due protagonisti di Lunch, stanchi di aspettare di essere serviti dal cameriere, decidono di mangiare tutto ciò che si trova di fronte a loro; e con tutto intendiamo letteralmente TUTTO… Fiori, vestiti, lacci di scarpe, piatti, posate. Ma la loro fame sembra insaziabile e servirà un pasto davvero insolito per placarla…

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3. Dinner (Food, 1992)

Per quanto anti-convenzionale, la trilogia culinaria di Švankmajer si chiude, com’è normale che sia, con la cena, ultimo pasto della giornata. Anche se il cibo e l’arte della degustazione continuano a essere protagonisti, in Dinner il regista mescola elementi bizzarri – nel senso anglosassone del termine – e elementi umoristici e sorprendenti; definire il confine tra i due è difficile e, alla fine, è impossibile capire con precisione quando finisca uno e cominci l’altro.

4. Meat Love (1989)

Per restare in tema, ecco un altro cortometraggio grottesco culinario, questa volta però senza protagonisti umani (o meglio disumani)… In Meat Love è il cibo stesso a prendere vita! In quanto vive, le bistecche protagoniste sono anche in grado di danzare, giocare e AMARE. Ma una love story raccontata da Švankmajer non può essere a lieto fine…

5. Dialog věcný (Dimensions of Dialogue, 1983)

Prima parte di un cortometraggio diviso in tre segmenti, che potremmo considerare come il più “vomitivo” di tutti… In Dialog věcný (Dialogo materiale) infatti, vediamo una coppia di teste che si divorano a vicenda per poi essere espulse e ripetere nuovamente il processo. Certo, è un’opera alla quale si possono trovare facilmente uno e mille significati, uno di questi potrebbe essere il consumo della natura da parte dell’uomo e viceversa, un rigurgito che sembra non avere fine.

6. Dialog vášnivý (Dimensions of Dialogue, 1983)

Il secondo segmento del cortometraggio Dimensions of Dialogue, è un Dialogo passionale, Dialog vášnivý. Anche se Švankmajer tende a infarcire le sue opere di dosi massicce di umorismo, con questo cortometraggio ci rivela chiaramente che anche la malinconia fa parte della sua riflessione e del suo cinema grottesco. In soli tre minuti e con due semplicissime statue d’argilla, dimostra la sua capacità di raccontare una storia piena di passione ma anche di tristezza e odio.

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7. Dialog vyčerpávající (Dimensions of Dialogue, 1983)

Terzo e ultimo cortometraggio dedicato ai dialoghi. Ci sono conversazioni piacevoli, altre conflittuali e persino estenuanti; perché così come è facile mantenere il ritmo, la qualità e il piacere di un dialogo con una persona, in altre occasioni, e con persone diverse, può anche essere estremamente stancante e insensato, come dimostra Švankmajer con le teste d’argilla di Dialog vyčerpávající (Dialogo estenuante).

8. Flora (1989)

Con questo cortometraggio il regista dimostra ancora una volta la sua grande capacità di raccontare, in una manciata di secondi, una storia con un solido background. Flora è l’angosciante storia di come la natura muoia a poco a poco senza riuscire ad avere neanche un ultimo bicchiere di vita, pur essendo alla sua portata.

9. Darkness, Light, Darkness (1989)

Distruggere un uomo è facile. Romperlo fisicamente e mentalmente non sembra una cosa difficile; non tanto difficile quanto costruirlo e modellarlo di nuovo. Quando si cerca di rimettere insieme i pezzi, a volte il risultato finale potrebbe essere diverso da quello che ci si aspetta, come potete vedere qui.

Jan Švankmajer

10. Jabberwocky  (1971)

Come abbiamo detto, molte delle opere di Švankmajer si basano sull’influenza di scrittori famosi, tra questi Lewis Carroll. Qui il regista ceco ci dà la sua interpretazione della poesia senza senso inclusa nel romanzo Alice attraverso lo specchio.

In questo articolo vi abbiamo proposto solo alcune delle opere del regista, che non ha creato solo cortometraggi ma anche alcuni celebri film surrealisti… Tra i più famosi Něco z Alenky (Alice, 1988) e Šílení (Follia) (2005); in quest’ultimo potete vedere chiaramente l’influenza di Poe e De Sade.

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