Differenze ed analogie tra i due Suspiria: chi ha scritto la storia e chi, forse, la scriverà

"Una madre può prendere il posto di chiunque altro, ma nessuno può prendere il posto di una madre"

Suspiria
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“Quando danzi la coreografia di qualcun altro, rinasci a sua immagine e somiglianza”.

Recita così un dialogo tra Madame Blanch e Susie Bannion, nel Suspiria firmato Luca Guadagnino. Un film divisivo che difficilmente si è prestato, e si presta tutt’ora, a giudizi equilibrati. Ma pur sempre un grandissimo film che presenta moltissime differenze con il capolavoro firmato Dario Argento, al punto da risultare difficile inserirlo nelle categorie anglofone odierne come remake o reboot. E probabilmente in questa massima è racchiuso tutto il senso dell’ultimo Suspiria nonché il suo stretto e profondo legame con il primo di Dario Argento.

Le analogie tra i due Suspiria si possono contare sulle dita di una mano giacché anche il nome delle protagoniste presenta delle differenze: Dakota Johnson si chiama Susie e non Suzie come invece Jessica Harper nel film argentiano. Ambedue sono ballerine americane approdate in Germania. E anche qui è necessario fare un ulteriore distinguo tra le città e tra il tipo di danza. La prima, Susie, si trova nella divisa Berlino del 1977 mentre la seconda, Suzie, in una barocca Friburgo. E se la prima pratica una danza moderna, la seconda balla una danza nettamente più classica. Un valzer, fino allo svenimento, ad esser ancor più precisi. Ultima ma non ultima, la presenza della Madre dei Sospiri, Mater Suspiriorum. E ci si ferma qui per passare a ciò che è davvero importante: l’importanza di questi due film nel mondo del cinema di genere.

Nel 1977, Argento prese un breve racconto di Thomas de Quincey nella raccolta “Suspiria De Profundis” e lo elaborò a suo piacimento insieme alla moglie, Daria Nicolodi. Forse non avrebbe mai immaginato del capolavoro che riuscì a sfornare all’ultimo ciak, o forse sì. Suspiria è un film feroce, impreziosito dalla fotografia di Luciano Tovoli che rende Suspiria un vero capolavoro anche per il solo impianto visivo. Predomina il rosso, tra un gioco di luci e ombre che vedrà la povera Jessica Harper, collante anche per il film di Guadagnino, dover combattere suo malgrado contro una congrega di streghe nell’accademia di danza di Friburgo, fino allo scontro finale con la Madre dei Sospiri. Il cui respiro, “non puoi dimenticarlo“. La reale potenza di questo film nasce proprio grazie ad una perfetta e potente alchimia tra il comparto tecnico.

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Sorvolando sul mero contenuto, altrettanto importante, musica, fotografia e regia trovano una perfetta fusione, tanto da creare un immaginario ben definito e radicato nello spettatore così come nel cultore. Ne è un esempio quello che potrebbe essere l’omaggio targato Refn, The Neon Demon. I riferimenti visivi al film di Argento sono chiari e palesi e questo capolavoro del regista danese dovrebbe far capire l’importanza di Suspiria. Un film su cui si è detto tanto ma mai abbastanza.

Colori accesi che si sposano alla perfezione con una colonna sonora a dir poco ansiogena firmata dai Goblin. Un connubio che esalta ancor di più la regia tipica di Dario Argento nel suo film che viene definito “il suo più baviano“. Una regia morbosa e feroce, che incalza lo spettatore soffermandosi su particolari rumorosi e agghiaccianti, come il memorabile primo doppio omicidio. In poche parole, Suspiria è parte integrante della storia del cinema italiano, così come lo è Argento. Forse il suo film più importante a livello estetico e soprattutto di immaginario, influenzando non poco il cinema contemporaneo di genere.

Suspiria

Sotto quest’ottica, il Suspiria di Guadagnino è come il primogenito, diretto discendente dell’altro Suspiria ma che allo stesso tempo preferisce andarsene da un’altra parte, ringraziando per quanto fatto. Abbiamo già accennato alle poche analogie tra i due film. Adesso, di contro, ci soffermeremo sulle differenze ma senza fare un noioso elenco. Perché basta commentare il Suspiria di Guadagnino per dar risalto alle diversità che lo rendono un grandissimo film. A partire dal volersi soffermare sulla danza nella sua accezione antropologica più antica, quella del rituale.

Il regista palermitano aveva questo Suspiria come sogno proibito, chiuso nel cassetto. La voglia di farlo secondo la sua idea nacque dopo che Guadagnino uscì dalla sala. Rimase estasiato da quanto visto e decise così di voler dare la sua visione dei fatti. Ed ecco che ci troviamo nella Berlino divisa del 1977, ad Ovest, con la RAF a seminare bombe e terrore. Ed un aereo Lufthansa carico di ostaggi in preda ai terroristi.

In questo backgroud storico, Guadagnino ci porta dentro l’accademia di Madame Blanch e Madame Markos, donne a capo di una congrega di streghe, che vede arrivare una amish dall’Ohio fuggita di casa per inseguire il suo sogno danzereccio. Ed è qui che Suspiria decide di prendere un a strada totalmente diversa. Su un piano contenutistico, il film di Guadagnino racconta molte storie nella storia che prestano il fianco ad un analisi simbolica di quanto visto. Dalla presenza di uno psicanalista come ultimo barlume della ragione nel mondo dell’irrazionalità, ad una messa in discussione della madre come genitrice nel senso positivo del termine.

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Suspiria di Guadagnino

Il tutto, corredato dalle musiche malinconiche di Thom Yorke e da una fotografia che rimanda al meraviglioso grigio monolitico del cinema di Fassbinder. La componente liberty del primo Suspiria viene sostituita da un impianto visivo ben distante dai colori accesi di Tovoli, accentuando grazie a moltissime riprese grandangolari il senso claustofobico di tutto il film.

Non contempo, Guadagnino si getta a capofitto nell’onirico con sequenze di rara bellezza stilistica e diegetica, scavando nella testa della protagonista. Un punto molto importante di questo Suspiria che approfondisce e reinterpreta l’onirismo presente nell’originale. Attraverso le conversazioni con Madame Blanch e Susie, Guadagnino indaga lo sviluppo della protagonista fino al momento che rappresenta la vera apoteosi del film: il Sabba finale dove torna il rosso del Suspiria argentiano per una delirante parte preconclusiva che chiude il film alla perfezione.

Suspiria

Per poter godere dello spettacolo di questi due Suspiria, è possibile trovare in edizione home video, tutte e due le versioni. La prima in ordine cronologico è il Blu-ray del film di Argento restaurato sotto la superivisione di Tovoli, arricchito da una photogallery e soprattutto da un dettagliato racconto del direttore della fotografia che spiega la sequenza iniziale che vede Jessica Harper nel taxi. E se prestate attenzione troverete anche il volto di Argento comparire per una frazione di secondo.

Parallelamente, è anche disponibile in Dvd e Blu-ray il Suspiria di Guadagnino. Oltre ad una card del film, anche qui è possibile soffermarsi sugli extra di tutto valore come le interviste fatte al regista ed alle protagoniste, nonché a Thom Yorke, oltre alle interessanti photogallery. Una piccola curiosità: Guadagnino ha ritardato l’uscita del film di un anno proprio per attendere il compimento della colonna sonora firmata dal frontman dei Radiohead. E c’è da dire che l’attesa è stata più che ricompensata.