Lo Spietato: il poliziottesco all’italiana conquista Netflix | Recensione

Lo Spietato
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“Nella Milano da bere vince chi ha più sete”

Aprile apre una stagione decisamente felice per il cinema italiano. Non abbiamo neanche fatto in tempo a lodare Dolceroma di Fabio Resinaro, che abbiamo avuto l’onore di scoprire in anteprima un film folgorante: Lo spietato di Renato De Maria. Il regista di Paz e Italian Gangsters realizza con Lo Spietato (stasera alle 21.20 su Rai 3) l’opera che ha sempre sognato. Un poliziesco 2.0, dove riecheggiano le memorie di Frank Costello faccia d’angelo di Jean-Pierre Melville, Good Fellas di Martin Scorsese, ma soprattutto la “trilogia del milieu” di Fernardo Di Leo: Milano calibro 9, La mala ordina e Il boss.

Renato De Maria riscrive così le regole del poliziottesco all’italiana nell’ottica di una “gangster comedy”: ritratto ironico, acido e amarissimo della Milano degli anni ’80.

Lo spietato

La sceneggiatura de Lo spietato nasce dopo quasi 3 anni di lavoro. Il punto di riferimento è “Manager calibro 9” di Piero Colaprico e Luca Fazzo: romanzo d’inchiesta che ripercorre la carriera criminale di Saverio Morabito, mentre Milano vive un nuovo boom economico e la ‘Ndrangheta consolida la sua posizione a Nord . De Maria e gli sceneggiatori Valentina Strada e Federino Gnesini abbandonano il punto di vista della cronaca giudiziaria, mentre la realtà incontra la memoria personale e cinematografica del regista. Il risultato è un autentico crossover tra i generi, per un perfetto cocktail di ironia e violenza, dominato dalla figura di Santo Russo: ovvero, un Riccardo Scamarcio all’ennesima potenza.
Quando il regista sente che il genere e i toni gli appartengano così fortemente, il film non può che trarne grossi benefici. Infatti è stato proprio Renato De Maria, nella conferenza stampa di Roma, a sottolineare come questo film lo senta particolarmente suo, per le atmosfere e il suo spirito da giovane mai domo:

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“Il noir è un genere che mi è sempre piaciuto. Si vede che l’adolescenza non m’è mai passata. Sono sempre film che mi appassionano, perché dentro c’è l’azione e la tragedia greca, l’ascesa e poi la perdita disastrosa del potere. C’è sempre una storia d’amore e poi una spettacolarità e un tono di racconto che mi hanno sempre interessato.” 

Lo spietato

Santo Russo (Riccardo Scamarcio) percepisce la sua ascesa nelle cosche calabresi dell’hinterland milanese come un giovane manager che punta ai vertici dell’azienda. Fin dall’adolescenza è affamato di vita, lusso, belle donne. Diventare un boss della Mala, in fondo, non è che una forma di riscatto sociale. Dalle piccole rapine ai sequestri, Santo si specializza presto nei “miracoli”: nome in gergo per le esecuzioni a sangue freddo. Lo step successivo sono gli appalti edili e le piazze dell’eroina. Tra disco music e violenza brutale, Lo spietato racconta così il paradosso di un camorrista-yuppie, per un film che ha l’anima nera del poliziottesco all’italiana, ma anche colori e invenzioni della commedia brillante. 

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Diviso tra la costruzione di un’immagine borghese e quella di un gangster feroce, il nostro spietato è anche diviso tra l’amore di due donne. Da un lato Mariangela (Sara Serraiocco), la ragazza calabrese che diventa la madre dei suoi figli. Dall’altro Annabelle (Marie-Ange Casta), che incarna una passione bruciante, ma soprattutto il fascino di donna indipendente, colta, dalla netta superiorità intellettuale.

Lo spietato

Con gli anni ’90, per Milano come per Santo Russo, è il momento della resa dei conti.

E tra le righe de Lo spietato, rivediamo anche il mito di fondazione della società italiana: l’uomo che si è fatto da solo e l’imprenditore partito dal nulla, abile a eludere la giustizia e confondere il limite tra lecito e illecito. Una moltitudine di elementi eterogenei fanno de Lo spietato un film moderno, veloce, capace di intrattenere senza perdere spessore. Completa il quadro l’ottima colonna sonora di Riccardo Sinigallia e Emiliano Di Meo. In attesa del film, non perdetevi il video di Malamore: nuova versione del classico delirante di Enzo Carella. Dopo Sulla mia pelle di Alessio Cremonini, il cinema italiano torna così a conquistare la piattaforma Netflix.

Lo spietato di Renato De Maria ha infatti una doppia distribuzione. Prima su grande schermo, con la formula film-evento dall’8 al 10 Aprile. Poi, dal 19 Aprile, Netflix renderà disponibile il film in ben 190 paesi. Un meritato successo per un film atipico, davvero da non perdere.