Final Space – Il Guardiani della Galassia di Netflix che convince a metà

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Le serie d’animazioni prodotte da Netflix si possono benissimo definire degli ottimi prodotti d’intrattenimento. A differenza delle sue pellicole, che con l’andare del tempo stanno scoraggiando anche lo spettatore meno esigente, questi prodotti riescono perfettamente nell’intento di intrattenere. Basti pensare a Bojack Horseman, personaggio diventato ormai un vero e proprio cult, ma anche a serie come Big Mouth o Final Space. Quest’articolo si focalizza proprio su quest’ultima, concentrandosi principalmente sui suoi pregi e difetti.

Ma andiamo con ordine: di che cosa parla Final Space? La serie, composta da dieci episodi, segue le avventure di un giovane e simpatico astronauta di nome Gary che è sempre accompagnato da il suo amico alieno Mooncake. Il giovane astronauta e il suo compagno, che ha il potere di distruggere i pianeti, vivranno nel corso dei dieci episodi una serie di avventure intergalattiche volte a raggiungere il loro scopo: trovare la fine dello spazio. Gary e Mooncake si muoveranno tra i pianeti per svelare il mistero sulla fine dell’universo, senza avere mai la certezza che questa fine realmente esista.

Final Space 2

Al momento dell’uscita di Final Space, molte persone hanno cominciato, sin da subito, ad accostare il prodotto a serie dello stesso genere come Rick and Morty o Futurama. Tuttavia la storia, se proprio dobbiamo fare un paragone, assomiglia molto più ad una versione animata dei Guardiani della Galassia di James Gunn. Il protagonista Gary è una sorta di giovane Peter Quill, con un passato vagamente simile e che si concentra sulla paternità. Mooncake invece è il Groot della situazione, un personaggio secondario, ma con il quale lo spettatore non può fare a meno di empatizzare. Si potrebbe continuare in eterno con le varie assomiglianze, ma quello di cui vogliamo parlarvi in questo articolo è la qualità della serie stessa.

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Final Space è un prodotto d’intrattenimento veramente ben scritto, che non può fare a meno di attingere a pieni mani da pellicole o serie del passato, come quelle che abbiamo citato poco fa.

Una storia che, giustamente, si prende i dovuti tempi per raccontare una grossa fetta di personaggi per poi terminare il tutto con degli episodi finali veramente emozionanti e di grande impatto. È proprio quest’ultimo elemento a sorprende più di tutti, ovvero l’incredibile naturalezza con cui lo spettatore si affeziona all’intero gruppo e si preoccupa per le vicende raccontate. Olan Roger, il creatore di Final Space, riesce pienamente nell’intento di creare una spasmodica attesa. Un aspettazione che troverà il perfetto equilibrio solo alla fine della prima stagione, che finisce con un elemento enigmatico e che suscita una tremenda attesa. Non abbiamo ancora notizie sull’effettiva uscita della seconda stagione, ma come ben sappiamo Final Space è già stata rinnovata. Ovviamente non stiamo parlando di un prodotto perfetto.

I difetti si potrebbero riscontrare facilmente in una narrazione non del tutto originale, che come abbiamo detto prima, non può fare a meno di servirsi di espedienti narrativi che visti oggigiorno non ottengono l’effetto desiderato.

Le battute e l’umorismo di Final Space non sempre centrano pienamente il bersaglio, ma una volta che ci si affeziona ai personaggi, questo piccolo problema risulterà un difetto di poco conto.

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Quindi è giusto dare un’opportunità a questa serie, specialmente se siete dei fan della fantascienza. Il divertimento non manca, così come l’emozione. Una serie che nonostante le molteplici banalità, ha moltissimo da raccontare.

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RECENSIONE
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Simone Martinelli
Nato a Milano nel 1992. Appassionato di cinema sin da piccolo. I suoi registi preferiti sono David Lynch e Nicolas Winding Refn. Ama guardare film ogni giorno, alimentando sempre di più la sua fame di pellicole. Sogna un mondo senza Paolo Ruffini dietro la macchina da presa.
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