Oh Sees – Recensione Smote Reverser

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Gli Oh Sees rendono omaggio al rock classico anni ’70, e lo fanno bene.

Siamo nel 1970. Proprio lì ci porta il nuovo album degli Oh Sees, i quali, instancabili, decidono stavolta di regalarci un preciso omaggio di uno stile e un’epoca particolari. In Smote Reverser possiamo sentire un revival dello stile hard rock post-psichedelico inglese dei primi anni ’70. Là ci portano l’organo, i vocalizzi, i riff di chitarra, le improvvisazioni. E non tanto nei paraggi dei classici gruppi come Led Zeppelin o Deep Purple. Piuttosto, scelta ben più apprezzabile, gli Oh Sees ci fanno risentire gruppi di secondaria importanza ma di non minore statura. Gruppi come Captain Beyond, Wishbone Ash, Argent e Uriah Heep.

Smote Reverser è in realtà la prosecuzione logica del nuovo corso della band, l’ultimo, iniziato con il cambio di nome in Oh Sees (tolto il Thee). Infatti, già l’album Orc (2017) faceva presagire un movimento verso il rock classico anni ’70, facendo degli Oh Sees la controparte americana di King Gizzard & the Lizard Wizard.

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Un risultato notevole per una band che ha ormai superato i quindici anni di carriera, prodotto innumerevoli album di livello costantemente medio-alto e guadagnato il favore del pubblico underground. Ragion per cui, ora gli Oh Sees possono permettersi di fare tutto quello che vogliono. Senza ovviamente vietarsi di farlo bene, anzi.

Smote Reverser è insomma un disco da evitare se odiate i cliché del rock classico. Qui non c’è nulla di realmente originale. Si tratta di un album che va ascoltato e apprezzato per quello che è. Una vignetta, il ritratto di un tempo mitico della storia del rock che è passato ma che continua a toccare nuove band a decenni di distanza. Allo stesso tempo, è la riprova del fatto che in quest’epoca le influenze si incrociano e si disperdono, e che se lo vuole ogni band può fare davvero qualunque cosa.

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