Focus: L’uso dello specchio nel cinema

specchi nel cinema
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Lo specchio nel cinema, trucchi e segreti dietro il suo utilizzo

Abbiamo già parlato in precedenza dell’uso degli specchi nel cinema, soffermandoci sul caso specifico di La Haine (L’odio) di Mathieu Kassovitz del 1995.

Ma non si tratta di un caso isolato.

Far credere che lo specchio ci sia, è il modo più semplice per sfruttare il fascino di questo oggetto e allo stesso tempo non subirne le limitazioni dovute al riflesso della macchina da presa. Per esempio, in Pulp Fiction, vediamo Uma Thurman, nel bagno delle donne, specchiarsi insieme ad altre donne. Noi per lo meno, crediamo che è quello che stiano facendo, perchè le attrici si comportano come se ci fosse. Ma le nostre percezioni ci traggono in inganno, perchè in realtà sono semplicemente davanti alla macchina da presa, comportandosi però come se fossero davanti ad uno specchio.

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Uma Thurman in Pulp Fiction, Quentin Tarantino 1994

Stessa cosa accade per I, Tonya, citando un film più vicino ai giorni nostri. In questo caso, prima della finta soggettiva, possiamo vedere per pochi frame Margot Robbie specchiarsi, ciò dona ulteriore verosomiglianza alla scena.

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Francis Ford Coppola usa lo stesso trucco di Mathieu Kassovitz, 9 anni prima, in Peggy Sue si è sposata.

Anche in questo caso utilizza una controfigura e un buco nella parete. Ma in questo caso specifico, il trucco è svelato da subito. Quello che appare come il riflesso di una televisione, non appare con destra e sinistra ribaltata. Ciò non sarebbe accaduto se latv fosse stata realmente ripresa attraverso lo specchio.

Restando sulla filmografia di Coppola, impossibile non citare uno dei suoi più noti e riconosciuti capolavori, Bram Stoker’s Dracula del 1992.

 Nella scena in questione, Keanu Reeves si sta rasando, quando ad un tratto vediamo la mano di Dracula poggiarsi sulla spalla del suo ospite. La mano però non appare riflessa nello specchio. Lo specchio è in realtà un green screen, dove poi è stata messa, in post-produzione, la scena girata normalmente.

L’uso sapiente della Computer Graphic, specie per questo tipo di scene, è presente anche in molti altri film. Citiamo, ad esempio, Mr. Nobody (2009) di Jaco Van Dormael, o ancora in Contact, di Jonathan Darby, del 1992.

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Un altro film, che merita sicuramente la nostra attenzione, è Sucker Punch, del 2001, in cui l’assenza di specchi è giocata in modo vincente.

Oltre all’uso di un buco nella parete, infatti, in questo caso, si è fatto uso anche di specchi che riflettono solo da un lato.

Alternandoli con l’assenza di vetro, si è potuto compiere un movimento di macchina, in realtà, impossibile.

Il canale Youtube, Fandor, raccoglie in un unico video alcuni degli esami fino ad ora riportati e molti altri. Tra questi anche il caso de Il cigno Nero di Darren Aronofsky (2010), in cui la sala da ballo è completamente tappezzata di specchi. In questo caso lo specchio è vero e la macchina da presa è stata eliminata in post-produzione. Di seguito il video: