The Good Place – Recensione

La filosofia sbarca su Netflix con The Good Place!

The Good Place: la recensione de La Scimmia Pensa
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The Good Place: da amanti di Netflix quali siete, non vi sarà forse sfuggita una delle sitcom più acclamate del 2017 e presente sulla piattaforma streaming. Per quanti di voi non hanno ancora avuto modo di vedere The Good Place per chi si pronuncia ancora restio, la Scimmia vi racconta oggi di una delle sitcom più riuscite e bizzarre del panorama televisivo del momento.
Creata da Mike Schur, sceneggiatore e produttore di serie come The OfficeParks and Recreation, The Good Place è forse il suo prodotto più originale.

Dopo il successo delle prime due stagione, recentemente la NBC ha rinnovato la serie per la terza stagione; e la formula vincente sembra essere nella sua originalità.
The Good Place è riuscita infatti a diventare la commedia del momento, non solo grazie ad un cast dalla chimica eccezionale, ma per un inaspettato fulcro intorno cui la storia si dirama: la filosofia morale.

The Good Place

In un formato sitcom di 20 minuti a episodio, continui cliffhangers e riferimenti a Kant, Hume e Aristotele, The Good Place narra le vicende nell’aldilà dell’egoista e immorale Eleanor Shellstrop (Kirsten Bell), spedita in un paradiso riservato a uomini e donne particolarmente etici.

Ad accoglierla è il saggio mentore Michael (Ted Danson), che la introduce in un idilliaco distretto, fatto di infinite yogurterie e anime gemelle già trovate, mentre loda le buone azioni in terra della giovane, che è stata scambiata per qualcun altro più meritevole.
Convinta di essere la outsider del distretto, Eleanor decide di imbarcarsi in un percorso di miglioramento morale per meritare il paradiso, grazie all’aiuto dell’anima gemella assegnatale, Chili (William Jackson Harper), professore di filosofia morale.

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Bloccata in un mondo in cui è impossibile imprecare (esilaranti nella versione originale i  “What the fork!” e “Holy shirt” di Eleanor) o ubriacarsi, e dove sono tutti perennemente carini, Eleonor decide di “acquisire” la moralità che le è sempre mancata.
Così facendo, lo show dimostra che non solo certi valori sono acquisibili, e non necessariamente intrinsechi all’individuo, ma che l’automiglioramento è realizzabile con la volontà e l’applicazione.

The Good Place

Da apprezzare nella sceneggiatura sono le numerose riflessioni filosofiche di Chili, condite da battute che rivelano una vera conoscenza della storia dell’etica e delle sue teorie. Così, ogni episodio parte sempre da un conflitto metafisico dalla forte componente didattica e comica.

Mai come in The Good Place infatti, il dilemma etico del tranvia postulato da Philippa Foot, è rappresentato in maniera tanto efficacie e vivida: un treno è diretto verso un gruppo di lavoratori, a meno che non venga deviato verso dove ucciderà un solo individuo. Dunque, cosa è meglio: lasciare che un gruppo di persone muoia per caso o inazione, o uccidere consapevolmente qualcuno non coinvolto?

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The Good Place

Altro elemento vincente de The Good Place è l’ottima caratterizzazione dei personaggi, a partire da una fresca e divertente Kristen Bell, adatta sia nelle parti più serie che in quelle più leggere del suo personaggio. Ben traspare in lei il cambiamento morale, avvenuto tramite un percorso di crescita personale grazie all’aiuto dei nuovi amici dell’aldilà.

Oltre a Chili, eterno indeciso, la colorata e bizzarra realtà che abitano è riempita da Tahani (Jameela Jamil), ricca benefattrice inglese, Jason (Manny Jacinto), buddista/dj perso nel proprio mondo, e Janet (D’Arcy Carden), robot tutto fare che racchiude i segreti dell’universo e divertenti gags.

The Good Place

E c’è poi Michael, il buon padrone di casa che si rivela essere il motore di un plot twist inaspettato e sorprendente al termine della prima stagione.

Nel corso di entrambe le stagioni, la sitcom apre così diversi momenti di riflessione sulle nostre azioni, su come potremmo migliorare partendo dal quotidiano. Riesce in ciò grazie al pessimo e lampante esempio della protagonista stessa, messa a confronto con personaggi apparentemente perfetti come la perfetta Tahani e il saggio Chidi.
Insomma, se la filosofia morale vi incuriosisce, e soprattutto se non lo fa affatto, The Good Place è un buon punto per iniziare a scoprirla!