Recensione Villains – Queens of the Stone Age

Condividi l'articolo

 

Uno degli album più attesi del 2017 è stato Villains, ultimo lavoro dei Queens of the Stone Age.

Quattro anni dopo …Like Clockwork la band di Josh Homme torna sulla scena musicale internazionale con nove pezzi nuovi.
Annunciato a metà Giugno con l’uscita del potente singolo The Way You Used to Do, il nuovo disco Villains è stato pubblicato il 25 Agosto.

Suoni caldi e ritmi trascinanti caratterizzano gran parte dell’album. Non si può fare a meno di notare l’influenza sulle tracce del forte legame artistico tra Josh Homme e Iggy Pop.

Tra i progetti portati avanti dal frontman della band in questi quattro anni di attesa è infatti importante ricordare la registrazione dell’album Post Pop Depression e il conseguente tour insieme a Iggy Pop e Dean Fertida, anche lui membro dei Queens of the Stone Age.

Villains

Ad influenzare le sonorità dell’album sono anche il gusto e lo stile del produttore Mark Ronson, noto a molti grazie al recente successo Uptown Funk in collaborazione con Bruno Mars, ma che ha collaborato anche in altri grandi successi come il celebre album Back to Black di Amy Winehouse.

LEGGI ANCHE:  Queens of the Stone Age: in arrivo le ristampe in vinile di quattro classici

Il tocco Pop di Ronson è evidente nelle chitarre e nel ritmo incalzante del singolo The Way You Used to Do.

Ottima anche la traccia d’apertura Feet Don’t Fail Me che dopo un inizio strumentale esplode in un riff dalle sonorità funk.
The Evil Has Landed è uno dei migliori pezzi del disco con la chitarra e la voce di Homme che si fondono perfettamente e lasciano in testa all’ascoltatore un suono pieno e accattivante.
La veloce Head Like a Hounted House si avvicina alle sonorità tipiche del punk in vecchio stile.
Si sente invece molto l’influenza di Iggy Pop nelle melodie vocali e nel ritmo di Un-Reborn Again.

Villains

Con Villains i Queens of the Stone Age trovano un buon compromesso tra continuità e innovazione.

La sperimentazione sonora non altera in modo eccessivo le radici del gruppo di Homme. L’album non raggiunge il livello musicale del loro maggior successo Songs for the Deaf, ma dimostra comunque che la vena creativa di Josh Homme e compagni non si è ancora esaurita e la produzione artistica della band è in continua evoluzione. Per capirne la direzione non ci resta che aspettare il prossimo lavoro con la speranza che non ci sia da attendere altri quattro anni.

LEGGI ANCHE:  7 cattivi poco azzeccati del cinema contemporaneo