I migliori 20 film sulla solitudine (in ordine di gradimento)

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4. Spring, Summer, Autumn, Winter…and Spring, 2003

spring winter

Nel 2004 esce il film diretto dal regista sudcoreano Kim Ki-duk. Primavera, estate, autunno, inverno… e ancora primavera è il mistico racconto di vita di un monaco buddista attraverso le stagioni della sua vita, in un eremo situato al centro di un lago in una foresta incontaminata.

Il film può essere considerato una metafora della continuità e natura ciclica della vita umana, che esplora anche i temi dell’amore, del sacrificio, della devozione, della solitudine e della fedeltà. Conosciuto per avere pochissimi dialoghi, Primavera, estate, autunno, inverno… e ancora primavera è un’opera profondamente contemplativa che guida il pubblico in un viaggio sereno.

Tuttavia, un peculiare senso di claustrofobia permea l’intero film, ed è in quest’aura che si insinua il profondo senso di solitudine che si avverte.

Se hai sbagliato devi porvi rimedio. Vai a liberarli. E se anche uno solo tra il pesce, la rana e il serpente fosse morto, porterai questa pietra sul cuore per tutta la vita.

 

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3. Wild Stawberries, 1957

wild strawberries

Ad aprire la top 3 della Scimmia, uno dei film più apprezzati del maestro Ingmar Bergman: Il posto delle fragole (Smultronstället). Il film è una storia di meditazione sulla vita e sulla morte; sui ricordi e i rimpianti per le occasioni perdute di un’esistenza più felice, ormai non più raggiungibile per l’imminenza della morte.

Surreale e reale al tempo stesso, vivo eppure morto, umano eppure animale, e infine bello e allo stesso tempo terrificante; il mondo mistico creato da Ingmar Bergman, concepisce una sensazione di eternità. Il posto delle fragole non è solo una narrazione basata sulla vita e sui tempi dell’uomo; è un brusco richiamo alla vita stessa. Il film tratta di l’esistenzialismo e introspezione guidati da un’intensa solitudine.

Durante un viaggio di viaggio da Stoccolma a Lund, il professore Isak Borg, medico di 78 anni, ricorda la sua vita passata attraverso incubi, ricordi e sogni lucidi e scopre che la maggior parte di essa è stata inutilmente sottoposta alla sua incapacità di amare e prendersi cura veramente degli altri.

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Il film ricevette innumerevoli premi e riconoscimenti tra cui l’Orso d’oro al Festival di Berlino, il premio della critica a Venezia, il “National Board of Review” statunitense, la candidatura all’Oscar per il miglior soggetto originale, il Golden Gate della stampa estera di Hollywood, il Premio Bodil danese per il miglior film europeo, il “Gran Premio” della cinematografia norvegese, il premio dell'”Associazione critici britannici”, il primo premio al Festival argentino del Mar de la Plata, il Nastro d’argento italiano.

Lei non è altro che un vecchio egoista. Non ha riguardo per nessuno e in vita sua non ha ascoltato che se stesso. Si cela dietro una maschera, un paravento di bonarietà e di modi molto raffinati, ma è solo un perfetto egoista. Anche se tutti la definiscono “l’amico dell’umanità”, noi che la conosciamo da vicino sappiamo chi è, e non ci può ingannare.