L’inganno – Recensione in anteprima

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Dopo il flop di pubblico e critica avvenuto con The Bling Ring, Sofia Coppola si prende una pausa di ben cinque anni, il tempo necessario per tornare sul grande schermo con un cast stellare, composto da grandi attrici come Nicole Kidman e Kirsten Dunst. Con L’inganno non solo ha saputo stupire nuovamente il pubblico, ma è riuscita a portarsi a casa il premio come ”Miglior Regia”, ottenuto con grandi applausi all’ultima edizione del Festival Di Cannes. Dopo essere già stato distribuito nelle sale statunitensi, la pellicola è pronta a fare il suo ingresso anche in Italia, precisamente il 14 settembre.

La trama narra le vicende di un soldato dell’Unione (interpretato da Colin Farell) che, durante la Guerra di Secessione, trova rifugio preso un collegio femminile dei Mississipi. Un uomo che risveglierà gli istinti primordiali (sensuali e più nascosti) di tre donne che vivono nel collegio, causando diversi problemi all’interno del gruppo.

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Tornano nuovamente i personaggi creati da Sofia Coppola. Come quasi in tutti i film della regista, i personaggi si fanno condizionare sempre di più dalla monotonia giornaliera ed è sempre un evento speciale a mostrare la loro vera natura. Qui abbiamo delle donne divise tra loro, pronte a tutto per un po’ di novità. Ciò che sorprende, sin dai primi minuti, è il modo in cui vengono caratterizzate. Figure differenti, che con poche battute riescono a definire la loro tenacia e debolezza, fondamentale per la comprensione dell’intera storia. Un gruppo formato da grandi attrici che con grande equilibrio riesce a rendere inquietante e al tempo stesso sensuale, la cosiddetta alchimia con la figura maschile. Un soldato furbo, spaventato e intrappolato in una situazione più grande di lui. Un Colin Farrell credibile e che non sente per nulla il peso del suo predecessore, ovvero Clint Eastwood, che come ben sappiamo, interpretò lo stesso ruolo nel film diretto da Don Seigel nel 1971. La regia della Coppola si dimostra abile nell’uso delle luci e dei colori. Inquadrature che scandiscono il tempo, ma che destano qualche perplessità davanti alla loro ripetizione. Una scelta, quella del premio per la ”Miglior Regia”, che può sinceramente dividere lo spettatore, ma che tutto sommato funziona, grazie anche a una fotografia limpida e ben definita.

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Tuttavia manca qualcosa. La pellicola, per quanto sia ben fatta e affascinante, non sfrutta appieno la sue potenzialità. Una cattiveria maggiore, sopratutto nella parte finale, avrebbe potuto sicuramente dare quel tocco in più, ma alla fin fine stiamo parlando di difetti di poco conto.

Perché L’inganno è davvero un buon film. Una rappresentazione affascinante, in costante crescita, che oltre a divertire lo spettatore, riesce, attraverso le emozioni femminili, a comporre un ritratto psicologico di tutto rispetto.