Ghost in the Shell – L’anima dietro le immagini

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Quest’anno abbiamo potuto assaporare una trasposizione live action cinematografica di un’opera manga giapponese che vede la sua nascita nel lontano 1989 dalla matita di Masamune Shirow: Ghost in the Shell. Con Scarlett Johansson nelle vesti della protagonista, il film diretto dal regista inglese Rupert Sanders, può vantare una produzione tecnica di tutto rispetto. A curare l’apparato musicale ci sono due figure che hanno lavorato nel mondo del cinema e nel mercato videoludico da più di un decennio, trattasi di Clint Mansell e Lorne Balfe.

La pellicola apre con un coro di voci femminili che accompagnano egregiamente i titoli di testa e che introducono anche ciò che le nostre orecchie dovranno aspettarsi in termini di colonna sonora. Questo perché i cori saranno presenti in tutta l’opera e sono forse la componente meglio riuscita della trama musicale. Nota molto positiva è il fatto che la scena d’apertura con la relativa musica sia interamente ispirata all’opera di animazione del 1995. Il picco più alto della qualità sonora lo troviamo proprio nelle prime battute, durante la prima entrata in azione del “Maggiore”. Ingaggiando la scena con un buon basso distorto e archi che, quasi a tema horror, salgono velocemente di tono e intensità, cresce esponenzialmente la tensione in attesa della vera entrata in scena della protagonista. Quando Mira Killian sfonda il vetro della stanza, il tema musicale si arresta di colpo per dare ampio spazio a un profondo coro e, di conseguenza, a una veloce serie di spari. L’idea viene riproposta anche in seguito, ma con minor impatto. La parte centrale del film è probabilmente la più debole per quanto riguarda la colonna sonora, facendo in modo che a risaltare sia una traccia con un synth arpeggiato durante lo spettacolare combattimento sull’acqua. I due responsabili della OST hanno strizzato l’occhio per la maggior parte del film ai fasti passati, mischiando le sonorità del film d’animazione con sonorità odierne e anni ’80. Per quanto la traccia durante il combattimento sia di buona fattura, manca un appoggio di livello elevato  a tutta la scena che risulta ritmata e frenetica, pur inserendo un colpo di basso ogni volta che la protagonista colpisce l’antagonista. L’arpeggio risulta troppo dolce e lento per far sì che si possa sposare con le immagini sullo schermo.

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Scorrendo verso il finale la colonna sonora ritrova se stessa riproponendo gli ottimi cori e melodie che ricordano molto i temi musicali dell’antico Giappone, il tutto in modo decisamente acuto e dinamico. C’è da dire che il montaggio audio è decisamente di alta fattura, con repentini cambi di livello e bruschi silenzi in base a ciò che le scene propongono. Anche la fusione tra la colonna sonora e gli effetti che le varie macchine ultra-tecnologiche emettono continuamente per tutta la durata della pellicola è studiata nei minimi dettagli e fa confondere, in modo positivo, lo spettatore in quanto i due elementi riescono a coesistere e scambiarsi in modo perfetto.

Ad oggi la Paramount Pictures ha pubblicato un album che comprende 12 tracce create da famosi musicisti e dj di tutto il mondo che si ispirano alla recente pellicola di Rupert Sanders. L’album si chiama infatti Ghost in the Shell (Music Inspired by the Motion Picture) dove ritroviamo anche il tema principale del film d’animazione datato 1995. Un certo Firas D di Delhi ha addirittura indetto una petizione per far pubblicare l’OST creata da Clint Mansell e Lorne Balfe. Clicca qui per la petizione.

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Se volete, potrete trovare qui la nostra recensione di Ghost in the Shell.