Anche l’Italia ha il suo Hachiko
Seguiteci sempre anche su LaScimmiaPensa e iscrivetevi al nostro canale WhatsApp!
Nella frazione di Scortichino, nel Ferrarese, ogni mattina si ripete la stessa scena: un meticcio di dodici anni, adottato anni fa dal canile comunale di Mirandola, esce di casa all’alba e percorre il tragitto che un tempo faceva insieme al suo umano, ricordando la dolcezza e l’amore del celebre Hachiko.
Da quando l’uomo è morto, circa un mese fa, Giorgio non ha abbandonato quelle abitudini così significative per entrambi. Cammina con calma verso il bar del centro, dove un tempo i due facevano colazione fianco a fianco.
Arrivato davanti all’ingresso del locale, il cane si ferma nello stesso punto dove era solito attendere il suo compagno mentre sorseggiava il caffè e scambiava due parole con gli amici. Giorgio rimane lì per qualche minuto, poi riprende la strada di casa. Questo rituale si ripete identico ogni giorno, come se l’animale continuasse a cercare un legame che per lui non si è mai spezzato.
La storia di Giorgio ha rapidamente richiamato l’attenzione generale per la sua somiglianza con una delle vicende più note della cultura popolare: quella di Hachiko.
Hachiko era un Akita vissuto in Giappone negli anni Venti del Novecento, passato alla storia per aver atteso per quasi dieci anni, ogni giorno, il ritorno del suo umano alla stazione di Shibuya, anche dopo la sua morte improvvisa.
La vicenda ha ispirato libri, film e rappresentazioni di ogni genere, fino a raggiungere il pubblico internazionale grazie alla trasposizione cinematografica interpretata da Richard Gere. Questo esempio di dedizione assoluta è diventato un simbolo universale della fedeltà canina.
Anche l’Italia conserva nella propria memoria collettiva episodi analoghi a quelli di Hachiko. Il più noto è quello di Fido, protagonista di una storia che ha commosso intere generazioni.
Secondo la tradizione, nel 1940 l’operaio Carlo Soriani soccorse un cane ferito, portandolo a casa e curandolo. I due divennero inseparabili, ma nel 1943 Soriani morì in un bombardamento. Fido continuò per quattordici anni a presentarsi ogni sera nella piazza del paese, dove era abituato ad attenderlo. A Borgo San Lorenzo, in Toscana, un monumento lo ricorda ancora oggi.
Con la sua presenza silenziosa davanti al bar del paese, Giorgio sembra oggi inserirsi a pieno titolo in questa tradizione di storie che raccontano quanto forte possa essere il legame tra uomo e animale. Il suo comportamento non è soltanto l’espressione di un’abitudine, ma diventa un gesto che colpisce chiunque lo osservi e che parla di amore, memoria e continuità.
Che ne pensate?