Pluribus ha già conquistato tutti dopo i primi due episodi: di che cosa parla, e perché viene già considerata la serie più intelligente e acuta degli ultimi anni? Immergiamoci in questo nuovo mondo
Pluribus è la nuova serie di Vince Gilligan – X-Files, Breaking Bad, Better Call Saul – nella quale la protagonista, Carol (Rhea Seehorn, l’amata Kim Wexler di BCS), si ritrova in uno scenario distopico impossibile quando una sorta di virus alieno inizia a contagiare tutti gli esseri umani del mondo rendendoli tutti quanti parte di una unica mente-alveare e facendoli diventare… felici.
Carol e solo poche altre persone al mondo sembrano essere immuni, ma gli altri (ex-)umani promettono che li “metteranno a posto” in modo da farli divenir parte della loro felicità collettiva. Lei sembra decisa a volersi ribellare, ma presto si scontra con le visioni degli altri immuni, per i quali non è così facile vedere il pericolo di una collettività che vive in pace e in armonia.
Il tema non è nuovo, è anzi molto vecchio: la repressione dell’individuo e dell’individualità a vantaggio della moltitudine si ritrova nella cultura americana nel vecchio spauracchio del comunismo vs. capitalismo e che ricorre anche nella fiction in molti contesti. Nel primo episodio per esempio viene citato Star Trek, e i fan conoscono benissimo la collettività di questo mondo sci-fi: quella formata dai Borg.
Un altro esempio è la conclusione della saga della Fondazione di Isaac Asimov (SPOILER per chi ancora dovesse leggerla): Golan Trevize deve scegliere una di tre strade per il destino dell’umanità e sceglie il modello di Gaia, un pianeta sul quale non solo gli individui ma anche le cose e ogni atomo sono parte di una collettività interconnessa. Una decisione che, tuttavia, lo trova dubbioso fino all’ultimo.
Il tema viene ampiamente affrontato in Pluribus e con intelligenza perché vede Carol, l’americana, subito fieramente opporsi alla “invasione” senza considerare pro o contro di quanto sta accadendo ma calandosi semmai immediatamente nei panni dell’eroina, pur non avendo né i mezzi né il carattere per vestire tali panni – e ha inoltre un problema serio con l’alcol.
Nei primi due episodi le sue azioni sembrano causare più danni che altro e appare chiaro che la situazione non si può affrontare, per così dire, seguendo una logica alla “Independence Day” – ossia: noi vs. gli alieni. Tuttavia, questo non significa neanche che lei sia completamente nel torto: semplicemente, la situazione è confusa e ci sono molti misteri da svelare.
E, in mezzo a nuovi personaggi che già promettono di diventare memorabili in fretta, brilla più che mai la capacissima Rhea Seehorn che regge sulle sue spalle due interi episodi quasi da sola, interpretando una autrice di romanzi fantasy-rosa frustrata e nevrastenica, una donna di carattere ma al tempo stesso completamente spaesata in questa nuova, impossibile realtà. Un personaggio realistico, e umano.
Pluribus si distingue di misura dalle altre serie contemporanee – e specialmente dalle serie Netflix – già sollevando domande importanti, ponendo di fronte a riflessioni profonde e provocando gli spettatori sulle loro sicurezze. Specie con il più fondamentale di tutti i quesiti: che cosa farei io in quella situazione? Sarà Carol a rispondere, nei prossimi sette episodi, in uscita settimanalmente su AppleTV+ fino al 26 dicembre.