Parla Jovanotti
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Il ritorno del disco dal vivo, un formato che sembrava appartenere al passato, sta vivendo una sorprendente seconda vita. In un’epoca in cui la musica è frammentata tra piattaforme digitali, algoritmi e produzioni ultra-tecnologiche, sempre più artisti riscoprono il valore dell’imperfezione, dell’energia reale del palco. Tra loro c’è Jovanotti, che con il recente Jova Live Love rimette al centro l’esperienza del concerto come atto autentico, umano e condiviso. In una conversazione con noi, racconta il senso di questa scelta e riflette più ampiamente sul presente e sul futuro della musica.
Il nuovo album live del cantautore nasce dal tour nei palazzetti tenutosi nelle scorse settimane. La domanda da cui è partito il nostro approfondimento è semplice ma cruciale: perché pubblicare ancora dischi dal vivo oggi? A questa provocazione Jovanotti ha risposto andando oltre la promozione del proprio lavoro, offrendo uno sguardo lucido sul cambiamento radicale del modo di produrre e ascoltare musica.
Secondo l’artista, l’industria vive una fase dominata da quelli che definisce “lo strapotere dei produttori”, spesso chiusi in studi ipertecnologici, perfetti ma freddi, privi di strumenti reali e tracce di vita. Il risultato, spiega Lorenzo, è che “i dischi in studio sono dischi di plastica, finti, fatti con i computer, fatti spesso con dei software e con l’intelligenza artificiale”.
Questa percezione lo ha portato a fare una scelta controcorrente: abbandonare sequenze, basi e computer per tornare a una band vera, fatta di musicisti in carne e ossa
Da quando i dischi sono così frammentati in mille rivoli, in mille possibilità diverse di essere ascoltati, è cambiato tutto Per quanto riguarda il mio lavoro, in fondo è cambiato poco, nel senso che io scrivo canzoni, faccio i dischi e le porto in giro dal vivo – dice Jovanotti a Rockol.
I dischi in studio sono dischi di plastica, finti, fatti con i computer, fatti spesso con dei software e con l’intelligenza artificiale. Io recentemente ho visitato studi di registrazione della nuova scuola dei produttori italiani: sono bianchi, sono algidi, luci a led, non c’è una chitarra, non c’è uno strumento. Non è che mi lamenti.
Se non per il fatto che a me piacevano gli studi invece che avevano un odore, che avevano i segni del passaggio di altri musicisti. Questa specie di strapotere dei produttori genera una reazione inversa, che è quella della goduria della musica dal vivo, quindi il disco dal vivo si differenzia molto dal disco dal morto, dal disco fatto in studio
Jovanotti non si ferma: sarà presto presente nel disco dal vivo di Cesare Cremonini, in uscita a novembre, e nel nuovo singolo di Gigi D’Alessio, disponibile dal 31 ottobre. È apparso anche sul palco dei Negramaro durante l’ultimo concerto e ha lasciato intendere sui social che potrebbe tornare sui palchi nell’estate del 2026.